Come cambia il lavoro con l’intelligenza artificiale

Pubblicato il 10 settembre 2019

L’intelligenza artificiale è una minaccia per l’occupazione? Secondo gli esperti porterà certamente a perdite di lavoro, ma vi saranno anche importanti benefici per tutti, sia dal punto di vista lavorativo sia nella vita di tutti i giorni. Come sopravvivere ai cambiamenti? Con lo studio, la preparazione e l’aggiornamento continuo, per creare nuove forme di occupazione.

Nel corso del secolo scorso, i rapidi progressi tecnologici hanno portato molti cambiamenti nella società. Alcuni lavori sono stati completamente eliminati e molti ruoli che richiedevano forza  lavoro sono stati ora automatizzati. Sembra che questa tendenza sarà ancor più accentuata rispetto al passato per i progressi nell’intelligenza artificiale.

Le macchine con intelligenza sono in grado di apprendere, ragionare sui problemi e risolverli. Inoltre, la possibilità di avere a disposizione sistemi intelligenti, funzionanti giorno e notte, a costi minimi di runtime, ma soprattutto l’enorme diminuzione del loro costo rispetto al passato sono tutti fattori che rendono fattibile e conveniente il loro utilizzo in sostituzione agli esseri umani. Oltre a ciò, possono eseguire gli stessi compiti con maggiore precisione e massima efficienza (fino a qualche anno fa tali sistemi erano costosissimi e dunque molto più conveniente utilizzare manovalanza a basso costo).

L’intelligenza artificiale si è rivelata utile in molti campi per trovare soluzioni e realizzare lavori che gli esseri umani non sono in grado di fare. Stephen Hawking,  l’astrofisico di fama mondiale scomparso lo scorso anno,  in un articolo su The Guardian, già avvertiva come l’intelligenza artificiale e l’aumento dell’automazione stessero decimando i posti di lavoro. E non solo i lavori manuali (non sarebbe una novità), ma anche quelli generalmente svolti da persone provenienti da quella che è definita la classe media; e dunque, peggiorando la disuguaglianza sociale e rischiando notevoli sconvolgimenti politici. Il fisico di affermava che: “l’automazione delle fabbriche ha già decimato i lavori nella produzione tradizionale, e l’aumento dell’intelligenza artificiale è probabile che estenda questa distruzione di lavoro nelle classi medie, lasciando posto a ruoli creativi o di vigilanza e controllo”.

Come sarà il futuro in un mondo dove l’intelligenza artificiale e la robotica saranno attori protagonisti? Abbiamo avuto in passato rivoluzioni economiche e industriali, ma la rivoluzione che porterà l’intelligenza artificiale è piuttosto diversa. Tutto lo scenario sta per cambiare e dobbiamo capire come ci si adatterà.

Certamente nuovi posti di lavoro saranno disponibili laddove è richiesta creatività (le macchine non sembrano essere ancora così sofisticate e complesse), ma tali posti non compenseranno la scomparsa di altri ruoli come la contabilità, o anche la diagnostica, che sta prendendo sempre più piede, con gran parte delle mansioni che saranno svolte dai robot. E presto non sarà neanche più necessaria la programmazione,  perché con la Machine Learning le macchine auto-apprenderanno come migliorarsi, anziché impararlo dall’uomo.

Brynjolfsson e McAfee, autori di “In gara con le Macchine. La tecnologia aiuta il lavoro?” hanno provato a indicare una via d’uscita. In estrema sintesi, consiste “nel lavorare con le macchine innovando le organizzazioni, investendo nel capitale umano attraverso la scuola e la formazione continua”.

 

Antonella Pellegrini



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