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EON
ews
n.
577
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luglio
/
agosto
2014
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domanda esiste e la si incon-
tra nei mercati più dinamici: in
Cina, dove il Fondo Monetario
Internazionale prevede una
crescita cumulata nel 2014-15
del 14,3%, in India, +11,4%,
in America Latina, +6,6%,
nell’Europa Orientale, +6,6%,
e complessivamente nel resto
del Mondo, +7,6%.
Restano anche le imprese che
fanno parte di filiere, distret-
ti industriali, reti di imprese.
Questi tipi di organizzazione
della supply chain o della pro-
posta commerciale si sono di-
mostrati vincenti, nonostante
avvertano anch’essi i contrac-
colpi della crisi; consentono di
superare i limiti della dimen-
sione piccola, di proporsi con
maggiore forza sulla scena
internazionale, di realizzare
risparmi e razionalizzazioni,
di rispondere velocemente ai
cambiamenti della domanda.
Domanda che spesso ha mo-
strato aspetti di “stop and go”,
ai quali una grande organiz-
zazione molto strutturata diffi-
cilmente riesce a rispondere.
Schemi e procedure bloccano
la risposta delle grandi impre-
se, che invece è più dinamica
e flessibile in una supply chain
fatta di piccole imprese.
Per i distretti industriali italia-
ni, Intesa Sanpaolo, nel suo
report di dicembre 2013 “Eco-
nomia e finanza dei distretti
industriali”, prevede un ritorno
a dinamiche di crescita mo-
derata nel 2014, +2,2%, e più
decisa nel 2015, +4,7%. Da
notare che la categoria distretti
contiene varie filiere a elevata
vocazione di mercato interno
(ad esempio prodotti in metal-
lo), quindi molto legate al ciclo
economico nazionale.
Per quanto riguarda le PMI
dell’elettronica ed elettrotecni-
ca, la presentazione di Intesa
Sanpaolo all’Open Day Attività
Internazionali di
del 18
dicembre 2013, prevede anco-
ra un basso profilo per il 2014
e il 2015. La domanda interna
sarà debole anche se con una
tendenza al miglioramento. Il
driver della crescita, il mercato
estero, porterà comunque in
positivo il fatturato globale di
settore che crescerà del 2,3%
quest’anno e del 3,3% nel
2015. “Le PMI dovranno quindi
intensificare ulteriormente gli
sforzi per raggiungere i mer-
cati internazionali e migliorare
l’offerta dal punto di vista quali-
tativo e innovativo, ha spiegato
Stefania Trenti di Intesa San-
paolo al convegno. Del resto
lo scenario internazionale of-
fre opportunità importanti che
vanno colte. Gli investimenti
globali sono previsti in cresci-
ta a tassi superiori al 5%. Gli
aumenti più elevati sono atte-
si, ancora una volta, nei paesi
emergenti di Asia, America La-
tina e Medio Oriente”.
Supportare
l’internazionalizzazione
delle PMI
Le attività di supporto all’inter-
nazionalizzazione delle PMI
negli anni hanno coinvolto
numerosi enti pubblici, as-
sociazioni di settore e orga-
nizzazioni private che hanno
offerto servizi di vario genere,
dalla consulenza alla forma-
zione, dalle analisi di settore
commerciale nei Paesi esteri
al sostegno nell’accesso al
credito e alle varie linee di fi-
nanziamento agevolato per l’e-
sportazione fornite dall’Unione
Europea e dagli Stati.
Risultati, in termini di aziende
internazionalizzate, si sono ot-
tenuti ma parlando con gli ad-
detti ai lavori si comprende che
non sono stati in misura sod-
disfacente rispetto agli sforzi
messi in campo.
Probabilmente l’internaziona-
L’
innovazione e l’internaziona-
lizzazione, che sono i punti di
forza sui quali le economie di
prima industrializzazione de-
vono fare leva per riuscire a
competere a livello globale, in
Italia sono stati molto carenti.
Se a questo si aggiungono la
lunga recessione e le difficoltà
di contesto del nostro Paese
(regolamenti, burocrazia, fi-
scalità e così via) si compren-
de la drammatica situazione
delle PMI italiane. Eppure le
piccole e micro imprese resta-
no la colonna portante dell’e-
conomia italiana, nonostante
la lunga crisi economica ne
abbia scremato il numero o
abbia condotto molte di esse
ai limiti della sopravvivenza.
Nell’ultima relazione annuale
presentata dal Garante delle
Pmi, Giuseppe Tripoli, al Par-
lamento e al presidente del
Consiglio si legge: “La lunga
recessione ha portato a una
lenta trasformazione del tes-
suto imprenditoriale del Paese.
Dal 2008 al 2013 oltre 2,1 mi-
lioni di imprese hanno cessato
l’attività. Il 2013 è stato l’anno
con il saldo tra imprese iscritte
e cessate peggiore degli ul-
timi dieci. Il mondo artigiano,
struttura portante del Made in
Italy, ne esce in ginocchio: per
il quinto anno consecutivo pre-
senta saldi negativi”. A parte
il calo dei consumi, i motivi di
tale situazione sono ben noti:
in primis le difficoltà di acces-
so al credito, che penalizzano
molto le microimprese italiane
rispetto alle concorrenti tede-
sche e francesi, e i costi ener-
getici (in Italia del 20% supe-
riori alla media UE).
Sarà finita la grande screma-
tura? Quali sono le doti di chi
è rimasto sul campo? Sicura-
mente le imprese che fattura-
no per buona parte all’estero,
che hanno voluto e saputo
affrontare la concorrenza in-
ternazionale proponendo qua-
lità e tecnologia elevata, che
hanno mostrato la capacità
di riorganizzarsi seguendo un
approccio di elevatissima fles-
sibilità. Queste aziende hanno
buone prospettive perché la
R
eport
PMI
e globalizzazione
Il sistema economico italiano ha risposto al
fenomeno della globalizzazione rinunciando a una
complessiva e radicale conversione industriale
verso i settori ad alta tecnologia e conservando
invece i propri comparti tradizionali, valorizzandone
la qualità delle produzioni (Made in Italy)
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