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- ELETTRONICA OGGI 442 -GENNAIO/FEBBRAIO 2015

optoelettronica ha già su-

perato un secolo di sco-

perte e sviluppi tecnolo-

gici perché si può dire abbia

preso vita nel 1905 con la sco-

perta dell’effetto fotoelettrico da

parte di Einstein, che ha portato

alla realizzazione dei sensori

ottici per la conversione dei fo-

toni in elettroni e al successivo

sviluppo dei diodi per la trasfor-

mazione contraria dell’energia

elettronica in energia fotonica.

In sostanza è possibile illumina-

re i metalli e fare in modo che un po’ di elettroni si

dissocino dai loro atomi e si mettano in movimento

purché i fotoni, che sono le particelle elementari che

trasportano la radiazione elettromagnetica, abbiano

energia sufficiente ossia E = h·f = h·(c/

Ȝ

), dove h è

la costante di Planck ed f è la frequenza del fotone

rappresentabile anche come rapporto fra la velocità

della luce e la sua lunghezza d’onda

Ȝ

. Per esempio,

per estrarre un elettrone dal sodio (Na) occorre un

fotone di 2,28 eV, ossia con

Ȝ

di 544 nm, che corri-

sponde alla luce verde, mentre con il rame (Cu) lo

stesso fotone deve avere almeno 4,48 eV, ossia 263

nm all’ultravioletto. Su questo effetto sono basati i

fotorivelatori o fotodiodi, che sono fatti con giun-

zioni otticamente sensibili di silicio o arseniuro di

indio-gallio, che offrono uno spettro di cattura molto

ampio (da 190 a 1100 nm per il Si e da 800 a 2600

l’InGaAs) e consentono di ottenere in uscita una

corrente elettrica proporzionale all’energia della ra-

diazione incidente. Una variante del fotodiodo è il

fototransistor, nel quale il segnale ottico viene cat-

turato dalla giunzione base-collettore e poi amplifi-

cato fra base ed emettitore, ottenendo un guadagno

superiore rispetto al fotodiodo ma con un tempo di

risposta maggiore, che fa preferire i diodi nelle ap-

plicazioni ad altissima velocità.

Il principio inverso è quello del diodo laser, dove una

giunzione p-n produce per emissione spontanea dei

fotoni quando viene attraversata da una corrente elet-

trica, che causa la ricombinazione fra le coppie elettro-

ne-lacuna. Se la zona svuotata è abbastanza lunga, i

fotoni generati provocano per emissione stimolata ulte-

riori ricombinazioni, aumentando la quantità dei fotoni

e in questo modo funzionano i Laser Emitter Diode, o

LED. L’energia di ciascun fotone emesso è proporzio-

nale all’energia di ricombinazione di ogni coppia, che

è funzione dei materiali utilizzati nella giunzione e per

esempio con l’InGaAs si ottiene il blu violetto a 405

nm mentre con l’AlGaInP il rosso a 635 nm e, inoltre,

siccome la potenza della radiazione fotonica dipende

dal numero dei fotoni, è anche funzione della corrente

elettrica applicata.

TECH-FOCUS

OPTO DISCRETI

Fra i componenti discreti i dispositivi ottici sono tra

i più utili e anche più diffusi per le pregevoli doti

di affidabilità e accuratezza dovute alla sintonia

d’interazione tipica degli elettroni e dei fotoni

COMPONENTI DISCRETI

OPTOELETTRONICI

L’

Lucio Pellizzari

Fig. 1 – Principio di funzionamento dell’effetto fotoelettrico e del diodo LED a giunzione

semplice