AI generativa: rischi e opportunità

Pubblicato il 3 ottobre 2023

Secondo un report pubblicato all’inizio dell’anno da Goldman Sachs, circa 300 milioni di posti di lavoro a  tempo pieno sono a  rischio a causa dell’evoluzione dell’AI generativa. Questa cifra non include posti di lavoro che sono già in procinto di essere sostituiti dall’AI tradizionale. Si pensi ad esempio a Sparrow, l’applicazione di Amazon in grado di riconoscere gli articoli a magazzino e preparare i prodotti per la spedizione senza alcun intervento umano.

A differenza dell’AI tradizionale, quella generativa prevede l’uso di programmi di apprendimento automatico che sfruttano algoritmi in grado di creare da soli “nuovi” contenuti (audio, grafici, immagini, testi, codici informatici, video, etc.) che col tempo diventeranno sempre più precisi e accurati.

Secondo alcune previsioni, l’AI generativa avrà un notevole impatto su molte categorie di lavoratori qualificati, come a esempio gli sviluppatori software. ChatGPT non solo “scrive” saggi di livello scolastico, ma è anche in grado di generare codice che funziona (anche se non sempre). Inoltre, può generare blocchi di codice funzionale in pochi secondi, rispetto ai giorni o alle settimane che uno sviluppatore potrebbe impiegare per scrivere lo stesso codice. Anche se sulla bocca di tutti, ChatGPT non è l’unico programma di intelligenza artificiale generativa presente sul mercato. Altri strumenti possono analizzare gli errori nel codice, testare il codice e persino risolvere i problemi. Questo mette a rischio di “informatizzazione” anche i posti di lavoro degli specialisti che si occupano di test. In altre discipline ingegneristiche, l’AI è sempre più presente. Nuovi programmi come Flux.ai e DeepPCB utilizzano l’intelligenza artificiale per creare layout di PCB, con un notevole impatto su tutti coloro impegnati in questo settore. A questo punto è lecito domandarsi se l’AI sostituirà col tempo gli esseri umani? Per fortuna, sembra improbabile, anche se alcuni ruoli diventeranno obsoleti grazie ai progressi delle tecnologie di intelligenza artificiale. Tornando agli esempi precedenti, il ruolo di uno sviluppatore software o di uno specialista di layout di circuiti stampati non sarà completamente eliminato, ma ovviamente si prevede che il numero di persone necessarie per svolgere la medesima mansione diminuirà in modo significativo.

Anche se il World Economic Forum prevede che entro il 2025 l’AI potrebbe generare 97 milioni di posti di lavoro a livello globale, resta comunque un saldo negativo di 203 milioni di posti di lavoro a rischio obsolescenza.

Le aziende, dal canto loro, continueranno a trarre profitto dall’aumento della produttività reso possibile dall’adozione dell’AI senza la necessità di incrementare la forza lavoro (o di aumentare le retribuzioni dei lavoratori qualificati a causa dell’intensa concorrenza per i pochi posti di lavoro che rimarranno). In effetti, il PIL mondiale potrebbe aumentare del 7%, ovvero di quasi 7.000 miliardi di dollari, senza necessariamente prevedere un aumento dei salari dei lavoratori.

Quindi, non si tratta più di stabilire “se” l’AI avrà o meno un impatto sul settore in cui un lavoratore opera, ma “quanto” l’introduzione dell’AI cambierà il suo modo di lavorare.

Non è possibile negare la realtà di ciò che sta per accadere. Ci si può solo preparare per affrontarla.

Filippo Fossati



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