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- ELETTRONICA OGGI 466 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2017

PUBBLIREDAZIONALE

MENTOR, A SIEMENS BUSINESS

Progettazione di IC per il settore automotive:

non è un compito di Informatica (è arte)

“N

on è un compito di In-

formatica”. Ecco la vivi-

da espressione utilizza-

ta dal responsabile di un reparto

di progettazione di IC per il setto-

re automotive, con cui ho lavorato

tempo fa, per descrivere, nel corso

di una riunione per la definizione

del prodotto, che cosa la proget-

tazione degli IC non dovrebbe es-

sere. Ho apprezzato il suo punto di

vista: ciò che intendeva dire era che

stiamo parlando di un business, non si tratta di svol-

gere un esercizio accademico o un compitino a casa.

Ci sono i concorrenti, i clienti, le opportunità di suc-

cesso e i rischi legati a un insuccesso. La progetta-

zione di un circuito integrato per le applicazioni auto-

motive è un investimento da svariati milioni di dollari

che, come ogni investimento, deve essere supportato

da una attenta analisi del ROI e comporta significativi

costi-opportunità. Le necessarie analisi, sia tecniche

sia finanziarie, sono rese più complesse dal fatto che

ci si trova a progettare per un mercato, quello automo-

bilistico, caratterizzato da cicli di progettazione di cin-

que-sette anni, a fronte dei tipici cicli di progettazione

degli IC, che variano invece (dal concetto iniziale alla

produzione) tra i 18 mesi e i 2 anni, seguendo la rego-

la aurea della Legge di Moore. In quale modo è possi-

bile mappare tra loro questi due flussi, minimizzando

al contempo il rischio, massimizzando la creatività, e

producendo il valore e la differenziazione richiesti da-

gli OEM e dai maggiori fornitori (il cosiddetto tier 1)

— il tutto naturalmente nel rispetto dei budget ener-

getici e di costo, e garantendo l’arrivo sul mercato in

anticipo rispetto ai concorrenti?

Un modo che non funziona, o che perlomeno non do-

vrebbe essere il cardine della propria strategia, è quel-

lo di competere sul prezzo. Un modo migliore (sebbene

più ambizioso) di procedere è rappresentato dal diffe-

renziarsi sulle funzionalità. Ma questo è proprio il punto

in cui subentra il rischio del “compito di Informatica”.

Progettare ciò che l’ufficio marketing

ritiene “cool”, o ciò che al team di pro-

gettazione sembra intelligente, non fi-

nisce necessariamente per tradursi in

qualcosa per cui il consumatore sia

disposto a pagare. Il vantaggio compe-

titivo si fonda spesso su fattori molto

sottili, e la creazione del valore avviene

procedendo per tentativi. Si provano

10 cose, 3 delle quali funzionano, e una

delle quali può rivelarsi una importan-

te intuizione che apre una nuova strada

nella strategia di sviluppo dei prodotti.

Il vero valore, quindi, si crea laddove

si trovano modalità per consentire ai

progettisti di IC di discostarsi dal percorso standard

di processo, seguendo le proprie idee, o sensazioni del

tipo ‘questo potrebbe funzionare’, pur rimanendo all’in-

terno delle scadenze prefissate.

Per considerazioni più approfondite, è possibile leggere

il mio whitepaper del 2017:“Essere un player nel mercato degli

IC per il settore automotive” (

http://go.mentor.com/4TBtt )

Andrew Macleod