Rapporto Assinform 2013

Pubblicato il 22 luglio 2013

Dal 2102 il mercato di riferimento analizzato da Assinform è mutato al fine di abbracciare l’insieme di tutte le attività digitali, raggruppandole in quattro macroaree: dispositivi e sistemi, software e soluzioni ICT, servizi ICT, e-content e digital advertising.

Il 2012 ha registrato ancora un calo del fatturato complessivo dei settori digitali pari all’1,8% sull’anno precedente, attestandosi a 64.141 milioni di euro. Nelle varie macroaree sono calate le componenti tradizionali e cresciute quelle più innovative, ma queste ultime non hanno bilanciato le cattive performance delle prime, che hanno un peso maggiore sul mercato totale.

assinformSul risultato ha influito molto il calo del 4,7% dei servizi ICT, che con un fatturato di 38.305 milioni di euro sono la componente maggioritaria del mercato digitale. Sono rimasti stabili i dispositivi e sistemi, sono cresciuti del 2,4% software e soluzioni ICT, è aumentato del 7,2% il valore di contenuti e pubblicità digitali.

Un esempio della forbice negli andamenti di mercato si ha nell’area dei dispositivi e sistemi dove le unità di PC vendute sono calate del 13,8% (-16,7% il segmento mobile), mentre i tablet sono cresciuti quasi del 140% con più di 2 milioni di unità collocate. Tutte le componenti più innovative legate al web, che nel loro insieme coprono il 21% del mercato, hanno realizzato un incremento del 7,5%.

“Sono performance eccellenti –ha commentato Paolo Angelucci, presidente di Assinform– che tuttavia nelle condizioni attuali di arretratezza della Pa, di oggettiva difficoltà delle imprese e di mancanza di una strategia sistemica per lo sviluppo dell´innovazione, rimangono fattori isolati, non in grado di diventare, come altrove, volano della ripresa, né di incidere sul ritardo che il nostro Paese sta accumulando con le principali economie”.

Ciò che più preoccupa, infatti, è l’arretratezza digitale dell’Italia rispetto all’Europa, che permane e si approfondisce sottraendo competitività al nostro Paese. È un arretratezza culturale che riguarda gli individui e anche le imprese.

A tal riguardo Giancarlo Capitani di NetConsulting ha proposto alcuni dati Eurostat dai quali risulta che gli individui che non hanno mai utilizzato Internet sono il 37% contro il 22% in Europa, quelli che accedono all’online banking sono il 12% contro il 40%, coloro che interagiscono con la pubblica amministrazione via web sono solo il 19% contro il 44%; e poi ancora: solo l’11% acquista online (36% è il dato europeo) e solo il 4% delle imprese vende online (contro il 14%).

Sono molto preoccupanti anche i dati OCSE riguardanti il peso degli investimenti ICT sul totale degli investimenti non residenziali nei maggiori Paesi del Gruppo (20 sono quelli considerati), dove l’Italia occupa l’ultimo posto. “La causa del male nel nostro Paese sta nella riduzione della produttività determinata da investimenti insufficienti in ICT sia nelle imprese sia nella pubblica amministrazione”, così ha concluso la propria analisi Giancarlo Capitani.

La partenza dell’anno in corso non è migliore, come ha spiegato il presidente Angelucci. “Nei primi tre mesi del 2013 la crisi ha colpito pesantemente il Global Digital Market (Gdm), che ha registrato una contrazione di -7,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, essendo trascinato verso il basso dalle componenti tradizionali dell’Ict, con le Tlc calate del 9,4% principalmente per effetto della riduzione delle tariffe di terminazione e l’It attestata a -4,2%.

È questo un segnale fortemente negativo che, appesantito dai ritardi accumulati nel processo di attuazione dell’Agenda Digitale e dall’assenza di misure tese a favorire la ripresa degli investimenti in innovazione e a risolvere fattori fortemente penalizzanti per le imprese come il credit crunch, ci costringe a correggere in termini peggiorativi lo scenario più pessimistico che avevamo delineato all´inizio dell’anno, stimando che il Gdm chiuderà il 2013 a -4,2%, a cui l’It contribuirà con un trend di -5,8%, mentre le Tlc si fermeranno a -6,5%”.

Il presidente ha quindi indicato le priorità nelle vie di uscita dalla crisi e per il rilancio delle potenzialità del Paese.

“Per attivare il circolo virtuoso della crescita non ci si può affidare a provvedimenti spot, ma occorre un impegno a tutto campo puntando su Agenda Digitale, Economia Digitale e Politica Industriale per il settore It. La realizzazione dell’Agenda digitale va posta al centro del progetto di sviluppo del Paese al fine di creare le condizioni per la modernizzazione della Pa e delle sue transazioni con i cittadini e con le imprese.

Avviare il processo di digitalizzazione è assolutamente urgente, ma per questo occorre rafforzare la governance attraverso l’assunzione diretta di responsabilità nelle mani della Presidenza del Consiglio e l´istituzione di un efficace coordinamento con le Regioni. Per lo sviluppo dell´economia digitale riteniamo prioritarie due misure: istituzione del “Bonus Cloud” sotto forma di credito d´imposta da utilizzare obbligatoriamente in applicazioni e nello sviluppo di nuovi processi aziendali; introduzione di una “Sabatini tecnologica” per agevolare la digitalizzazione delle imprese e gli investimenti anche immateriali.

A sostegno del settore It va considerata l’opportunità di creare un plafond da destinare alle aziende d´informatica, finalizzato allo sviluppo di prodotti e soluzione innovative, eventualmente con un apposito Fondo di Garanzia. Allo stesso tempo, essendo l’It un settore ¨labour intensive¨, è fondamentale sviluppare politiche attive del lavoro, prevedendo stage di 12 mesi per l´introduzione in azienda anche di personale diplomato con passaggio automatico al regime di apprendistato¨.



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