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EON
ews
n.
570
-
dicembre
2013
4
T
recentoquindici miliardi di
dollari. Un giro d’affari, quel-
lo dei semiconduttori nel
2013, che continuerà a cre-
scere grazie soprattutto alle
memorie Dram. Secondo le
stime della prestigiosa so-
cietà di ricerche statunitense
, il settore nel suo in-
sieme realizzerà, infatti, un
incremento del fatturato del
5,2 per cento rispetto all’e-
sercizio precedente.
Grazie anche alla perfor-
mance brillante dei grandi
produttori che sono riusciti a
crescere più del mercato di
riferimento: i primi venticin-
que gruppi hanno migliorato
il proprio giro d’affari al ritmo
del 6,2% annuo.
Tuttavia non è tutto oro
quello che luccica perché,
se è vero che a crescere di
più sono stati i produttori di
Dram, è altrettanto vero che
l’aumento è correlato a un in-
cremento dei prezzi dovuto a
una minore offerta presente
sul mercato.
Detta in altri termini, non è
stato un aumento in volume
della domanda a far lievitare
il giro d’affari delle società
di chip, bensi’ una flessione
dal lato della produzione. “Il
settore è stato obbligato ad
affrontare una serie di pro-
blemi – ha spiegato Andrew
Norwood, nel recente report
di Gartner dedicato all’indu-
stria dei chip – Fra questi la
flessione nella produzione
di computer pari al 9% e i
primi segnali di debolezza
del segmento smartphone
di alta gamma con uno spo-
stamento della domanda sul
segmento medio-basso”.
Se infatti si guarda ai dati di
fatturato, come osservano
da Gartner, escludendo le
memorie, allora l’industria
segna un progresso di appe-
na 0,4 per cento. Certamente
un dato non molto confortan-
te per un settore dove si è
sempre alle prese con la ne-
cessità di investimenti mas-
sicci in ricerca e sviluppo per
sfornare prodotti sempre più
tecnologicamente avanzati,
condizione essenziale per
rimanere competitivi in un
mercato sempre più globa-
lizzato e veloce. Osservando
poi il trend dei singoli gruppi,
la situazione di difficoltà del
mercato emerge ancora più
chiaramente:
, ad esem-
pio, ha accusato una fles-
sione del fatturato del 2,2%,
ha assistito
a un rallentamento del giro
d’affari del 5%, mentre
ST
ha
visto calare le vendite del 4,2
per cento. È andata meglio a
colossi come
che
è riuscita a strappare un più
3,6% del fatturato con una
quota di mercato complessi-
va del 9,4 per cento. Cresci-
ta a doppia cifra invece per i
gruppi
(+31,1%),
, (+43,2%) e
Mi-
(+70,8%).
L
a decisione del governo gui-
dato da Enrico Letta di lanciare
un piano di privatizzazioni per
complessivi 10-12 miliardi di
euro potrebbe portare l’Italia
fuori dall’azionariato di uno dei
big mondiali del settore hi-tech.
La necessità di raccogliere le
risorse finanziarie indispen-
sabili per avviare la riduzione
dell’enorme debito pubblico,
senza aumentare ulteriormen-
te le tasse, ha spinto il governo
italiano ad annunciare la ven-
dita di proprie quote di mag-
gioranza e di minoranza di otto
società attive nei più diversi
settori. Tra queste otto grandi
aziende rientra anche
, nata nel 1987
dalla fusione tra la francese
Thomson Semiconducteurs e
l’italiana SGS Microelettronica
di proprietà dell’IRI. STMicroe-
lectronics, leader in Europa nel
business dei semiconduttori,
è quotata sulle piazze finan-
ziarie di Parigi, Milano e New
York e, anche se ha il quartier
generale a Ginevra in Svizze-
ra, la sede legale in Olanda e
stabilimenti in tutto il mondo,
è considerata una realtà italo-
francese perché il principale
azionista, con una quota del
27,5% del capitale, è STMi-
croelectronics Holding N.V,
controllato pariteticamente dal
governo Italiano e da quello
transalpino. Non è un caso che
dei circa 48mila dipendenti del
gruppo, oltre 20mila – pari al
42% del totale - siano distribu-
iti tra Italia e Francia, anche se
il fatturato generato in Europa
nei primi nove mesi del 2013
è stato pari al 24,5% del totale.
In particolare, in Italia il grup-
po guidato da Carlo Bozotti
impiega circa 10mila addetti
in nove città, dove sono loca-
lizzati dieci centri di ricerca e
sviluppo avanzato, tre siti pro-
duttivi, cinque uffici di vendita
e alcuni centri di design. È evi-
dente che la cessione in bloc-
co sul mercato del 13,75% del
capitale di STMicroelectronics,
da un lato, consentirebbe al
Ministero dell’economia e del-
le Finanze di incassare imme-
diatamente oltre 700 milioni di
euro, dall’altro lato, lascerebbe
al solo governo di Parigi d’in-
fluenzare le scelte industriali
e occupazionali, con la possi-
bilità che parte delle attività lo-
calizzate nello stivale possano
essere trasferite in Asia, dove
il gruppo già realizza il 60% del
suo giro d’affari totale e dove
il costo del lavoro rimane su
livelli ben più bassi rispetto a
quelli europei. Tuttavia, non è
escluso che la quota in mano
al governo italiano possa es-
sere trasferita alla
,
che
ricordiamo è una società per
azioni a controllo pubblico.
Il Ministero dell’economia e
delle Finanze detiene, infatti,
l’80,1% del capitale di CDP, il
cui bilancio è al di fuori di quel-
lo dello Stato Italiano ai fini del
calcolo del debito pubblico. In
questo caso, l’operazione sa-
rebbe solo una partita di giro,
consentendo così all’Italia di
poter dire la propria nelle scel-
te strategiche del leader euro-
peo dei semiconduttori.
H
i
-
tech
&
finanza
Meno Italia nel futuro
di
STMicroelectronics?
Per i semiconduttori
un 2013 in chiaroscuro
Trecentoquindici
miliardi di dollari. A
tanto ammonta secondo
le stime Gartner, il giro
d’affari del settore
che cresce al ritmo
del 5 per cento. Grazie
soprattutto alle Dram
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Il 13,75% del gruppo guidato
da Carlo Bozotti potrebbe
essere venduto nell’ambito
del piano di riduzione del
debito pubblico annunciato
dal governo Letta. La cessione
diretta sul mercato darebbe
al solo governo francese la
possibilità d’influenzare le
scelte strategiche mentre la
vendita a CDP lascerebbe tutto
invariato
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