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DIGITAL

IC RAD HARD

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- ELETTRONICA OGGI 463 - GIUGNO/LUGLIO 2017

aggiunto uno strato di mascheratura ed effettuati 2-3

processi di diffusione per impiantazione ionica sul wa-

fer. In questo modo è possibile garantire l’immunità con-

tro fenomeni di latch-up, che rappresentano l’evento più

dannoso prodotto dalla radiazione spaziale sui dispositi-

vi CMOS. Tutti i semiconduttori CMOS contengono milioni

di strutture di transistor parassiti che rappresentano un

artefatto dell’architettura dei dispositivi CMOS e dei passi

di lavorazione. In molti casi, finché il dispositivo è fatto

funzionare all’interno delle specifiche previste, la struttu-

ra parassita (che ricorda e si comporta come un tiristore)

non rappresenta un problema. Un urto di una particella

ionizzante può generare una carica che si accumula sul

substrato e può a sua volta produrre una polarizzazione

diretta dei transistor parassiti e innescare la struttura.

Ciò creerà un corto circuito tra Vdd e Vss che impedirà

il funzionamento del

dispositivo. Nel caso il

fenomeno di latch-up

venga rilevato abba-

stanza presto, il dispo-

sitivo a volte può es-

sere resettato in modo

da poter uscire dalla

condizione di latch-

up, altrimenti si può

arrivare alla distruzio-

ne del chip. Il proces-

so HARDSIL prevede

l’implementazione di

un anello di guardia

(BRG – Buried Guard

Ring) al di sotto dei di-

spositivi CMOS al fine di creare un percorso a bassa im-

pedenza per la carica indesiderata e ridurre il guadagno

del transistor NPN nella struttura parassita. Nella figura

3 è riportata una struttura CMOS con transistor parassiti

e anello BGR. Quando il guadagno combinato dei transi-

stor parassiti NPN e PNP è inferiore all’unità, è possibile

contrastare efficacemente il fenomeno di latch-up.

L’esperimento RHEME - Radiation Hardened

Electronic Memory Experiment

L’utilizzo di dispositivi immune dal fenomeno di latch-up

è una caratteristica fondamentale del progetto RHEME in

quanto permette di osservare gli effetti delle radiazioni

spaziali sulle matrici di memoria senza doversi preoccu-

pare di un eventuale latch-up del controllore Cortex-M0

o delle memorie stesse. I dispositivi usati nell’esperimen-

to RHEME (compreso il microcontrollore Cortex-M0, che

dispone anch’esso di una memoria on chip) integrano

un sottosistema EDAC (Error Detection and Correction)

che rileva il verificarsi di un’inversione (flip) di un bit

della memoria e può procedere alla relativa correzione.

In questo modo è possibile osservare gli effetti degli urti

delle particelle sulla memoria mentre si procede alla loro

correzione su base continuativa, così da poter prosegui-

re con l’esperimento per tutta la durata della missione. Si

tratta di dati importanti in quanto i risultati effettivi che

sono stati acquisiti nel corso di un anno in un’orbita ter-

restre bassa possono essere confrontati con i dati relativi

alla modellazione e al collaudo di resistenza alle radia-

zioni eseguiti in laboratorio. Ciò permette di migliorare

sia il collaudo di resistenza alle radiazioni sia la modella-

zione in modo da consentire una riproduzione più fedele

delle condizioni effettive che si incontrano nello spazio.

Un insieme hardware che abbina immunità al latch-up

e capacità di osser-

vare e correggere le

alterazioni dei valori

memorizzati (upset)

rappresenta la so-

luzione ideale per

implementare l’espe-

rimento RHEME. La

disponibilità di micro-

controllori basati su

core ARM Cortex re-

sistenti alle radiazioni

è stata accolta molto

favorevolmente

dal

mercato. I bassi con-

sumi di potenza sono

un fattore critico in

quanto le navicelle spaziali sono alimentate a energia so-

lare. Senza dimenticare che la disponibilità di un vasto

e articolato ecosistema a supporto della fase di svilup-

po risulta molto utile per garantire l’operatività in tempi

brevi. Microcontrollori si questo tipo si stanno diffonden-

do rapidamente soprattutto nei satelliti miniaturizzati di

forma cubica come CubeSat. Poiché i satelliti di piccole

dimensioni hanno ovviamente vincoli severi in termini di

spazio, il ridotto ingombro del package e l’elevato nume-

ro di periferiche integrate sono fattori particolarmente

apprezzati. I microcontrollori basati su core ARM di VO-

RAGO saranno utilizzati in future missioni a bordo di na-

vicelle spaziali che percorreranno un’orbita geosincrona

(GEO), ovvero un’orbita con un periodo orbitale pari al

giorno siderale terrestre, a un’altezza pari a 35.786 Km

dal livello del mare, e in un’orbita polare bassa: si tratta di

un’orbita ellittica che permette al satellite che la percorre

di passa su entrambi i poli della Terra.

Fig. 3 – Implementazione dell’anello BGR previsto dal processo HARDSIL