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DIGITAL

IC RAD HARD

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- ELETTRONICA OGGI 463 - GIUGNO/LUGLIO 2017

S

paceX CRS-10 è una missione spaziale privata di

rifornimento per la Stazione Spaziale Internazio-

nale (International Space

Station) programmata da Spa-

ceX per la NASA nell’ambito del

programma “Commercial Resup-

ply Services”. Il vettore utilizzato,

un Falcon 9, è stato lanciato da

Cape Canaveral il 18 febbraio

scorso e ha portato in orbita il

veicolo cargo Dragon. Parte del

carico era rappresentato da un

modulo conosciuto sotto il nome

di “RHEME” sviluppato da Co-

smiac (il Centro per l’elettronica

per applicazioni spaziali dell’U-

niversità del Nuovo Messico). RHEME, acronimo di Ra-

diation Hardened Electronic Memory Experiment è un

importante studio scientifico sponsorizzato dalla NASA

e sviluppato in collaborazione con i laboratori di ricerca

della US Air Force. La Stazione Spaziale Internazionale

è mantenuta in un’orbita compresa tra 330 e 435 km di

altitudine, nell’orbita terrestre bassa, e viaggia a una ve-

locità media di 27.600 km/h, completando un’orbita ogni

92,6 minuti. Si tratta della piattaforma ideale per condur-

re esperimenti di scienza dei materiali. I chip in questio-

ne erano già stati sottoposti al collaudo di resistenza alle

radiazioni in diversi centri, ma nulla può sostituire un

collaudo in condizioni reali. Scopo del progetto RHEME è

studiare frequenza ed effetto degli urti delle particelle ad

alta energia sulle memorie CMOS nello spazio. Per l’espe-

rimento, che avrà la durata di un anno, (il lancio è stato

effettuato lo scorso mese di febbraio), sono stati utilizzati

nove chip realizzati con il processo brevettato “HARDSIL”.

Più in dettaglio, i dispositivi sottoposti a questo esperi-

mento sono quattro SRAM da 16 Mb e uno stack di

SRAM da 72 MB (composto da quattro dispositivi da 18

MB ciascuno): questo array è monitorato e controllato da

Processori ARM Cortex-M0

per missioni spaziali

Ross Bannatyne

VORAGO

Technologies

Per la prima volta una MCU resistente alle radiazioni

basata su core ARM e progettata esplicitamente per

operare in condizioni estreme è stata utilizzata per

svolgere un ruolo chiave nell’ambito del progetto Rheme

un microcontrollore basato su core ARM Cortex-M0 svi-

luppato da VORAGO Technologies. Il sistema è riportato

in figura 1. Si tratta della prima

volta che un microcontrollore

ARM Cortex-M0 viene utilizzato

nello spazio. Finora la gamma di

componenti qualificati per ap-

plicazioni spaziali era alquanto

limitata e composta principal-

mente da processori ed FPGA

che non si possono certamente

considerare come prodotti “allo

stato dell’arte”. La disponibilità

di un processore basato su core

ARM garantisce l’accesso a un

ecosistema ampio e articolato di

risorse, sia hardware sia per lo sviluppo software, oltre a

consentire di sfruttare i vantaggi di un’architettura otti-

mizzata in termini di consumi.

Microcontrollore ARM resistente alle radiazioni

Il microcontrollore VA10820 di VORAGO Technologies

è stato progettato per operare in ambienti dove sono

presenti radiazioni ed è specificato per resistere a una

TID (Total Ionizing Dose – dose totale di radiazioni io-

nizzanti) pari a 300k rad (Si). Questo parametro misura

la quantità di radiazioni ionizzanti a cui può essere sot-

toposto il silicio senza che si verifichino condizioni di

guasto. A bordo del chip è presente un sotto-sistema

EDAC (Error Correction and Detection) che unitamente

a uno Scrub Engine (che analizza i dati presenti in me-

moria e rileva e corregge eventuali errori) può rilevare

i bit di memoria che hanno subito il fenomeno di “bit

flip” (inversione del valore) e procedere alle correzioni

in modo autonomo e in tempo reale. Errori di questo

tipo sono conosciuti sotto il nome di SEU (Single Event

Upset) e provocano un cambiamento di stato imputa-

bile a una singola particella ionizzante che colpisce un

Fig. 1 – Il sistema utilizzato per RHEME (Radiation

Hardened Electronic Memory Experiment), un esperimen-

to sponsorizzato dalla NASA e sviluppato in collaborazione

con i laboratori di ricerca della US Air Force (Foto: Cosmiac)