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56 • maggio • 2015

importante. Specialmente in scenari di guerra

dove il ricorso ai droni non è più limitato alle ope-

razioni militari di ricognizione o sorveglianza su

determinati territori, ma in modo crescente viene

esteso anche a incursioni aeree e operazioni di

attacco, come già fatto da alcuni governi, come

quello americano o israeliano. Ma l’uso riguarda

anche spazi civili. Per il 2020, la

Federal Avia- tion Administration (FAA)

prevede di avere circa

30mila droni in volo sopra gli Stati Uniti. Con

simili livelli di diffusione dei droni, uno dei primi

aspetti da tenere sotto stretto controllo è l’incolu-

mità della popolazione.

In particolare, uno dei maggiori problemi che an-

cora ostacolano l’adozione di UAV in aree o spa-

zi aerei civili è la loro mancanza di affidabilità

e sicurezza quando al sistema di controllo viene

a mancare la connessione a Internet, o non è

possibile agganciare il segnale GPS che fornisce

la posizione, perché si verificano attenuazioni o

interruzioni causate dalla presenza di ostacoli.

Inoltre, un velivolo che durante la navigazione

fa totale affidamento sulla tecnologia GPS può

risultare vulnerabile a cyber-attacchi e opera-

zioni di hacking, in grado di fornire false coor-

dinate geografiche, e dirottare il drone su altri

percorsi, rendendolo quindi manipolabile dalle

forze nemiche. Negli UAV, il GPS opera coadiu-

vato da un’unità IMU (inertial measurement

unit). Quest’ultima, soprattutto nel caso di UAV

di piccole dimensioni in grado di trasportare solo

carichi limitati, ha performance ridotte e risente

fortemente di perdite del segnale GPS anche per

pochi istanti, con pesanti effetti sulla capacità di

navigazione.

Tutti questi problemi possono trovare soluzione

progettando UAV più autonomi, in cui la potenza

computazionale coadiuva il volo anche in condi-

zioni in cui non è possibile connettersi alla rete o

al sistema di localizzazione GPS.

Una tecnica può consistere nel realizzare un’ar-

chitettura di tipo ’sensor fusion’ in grado di uti-

lizzare i dati generati dai sensori inerziali, in

abbinamento con le informazioni visive ricavate

da un sistema di visione, funzionante attraver-

so videocamere, e con immagini georeferenziate

provenienti da un database. In questo sistema di

navigazione alternativo a quelli basati su GPS, le

immagini aeree e georeferenziate possono essere

già disponibili a bordo dell’UAV, oppure essere

scaricabili durante il volo. Oggi, la disponibilità

di immagini satellitari e mappe ad alta risolu-

zione ottenibili dai vari servizi di navigazione

rende tale sistema di navigazione di particolare

interesse.

Ma ci sono anche altre soluzioni, rese possibili

dal fatto che oggi una notevole potenza di compu-

ting può essere integrata a bordo anche di droni e

UAV di dimensioni molto ridotte e dotati di gran-

de agilità nel volo. Si sta parlando di tecniche

SLAM (simultaneous localization and mapping)

attraverso le quali si possono realizzare droni

in grado di volare, orientarsi e muoversi in ma-

niera autonoma e senza GPS, anche in ambienti

chiusi, ad esempio all’interno di un edificio. In so-

stanza, il velivolo, equipaggiato con videocamera

e scanner laser, utilizza questi sensori per co-

struire in tempo reale ’on-the-fly’ una mappa in

3D dell’ambiente circostante in cui sta entrando

per la prima volta. L’algoritmo di controllo loca-

lizza porte, finestre, corridoi o quant’altro è utile

a stimare la posizione del drone rispetto agli og-

getti, che viene aggiornata centinaia di volte al

secondo. La potenza di elaborazione dei proces-

sori è utilizzata anche per modulare in modo raf-

finato la velocità di rotazione dei singoli motori

del quadrirotore, in modo da eseguire traiettorie

e manovre molto precise (tecniche di ’minimum

snap trajectory’), che permettono il superamen-

to di ostacoli altrimenti insormontabili. Droni di

questo tipo possono essere impiegati per eseguire

perlustrazioni in edifici in cui si sono verificate

perdite di agenti chimici o biochimici, sondare i

livelli di radiazioni, o ancora valutare lo stato di

edifici pericolanti in seguito a terremoti.

Fig. 5 – Il sistema HPEC Eurotech DuraHPC

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