Una nuova forma di finanziamento per le aziende: venture capital e private equity..
Dalla rivista:
EONews
Come entrare in contatto con gli investitori nel capitale di rischio?
Spesso per gli imprenditori è molto difficile individuare i fondi di venture capital o di private equity più idonei a soddisfare le loro necessità e, una volta individuati, non è così immediato creare una contatto concreto con gli investitori. Nel panorama italiano, è stata costituita l’A.I.F.I., Associazione Italiana degli Investitori Istituzionali nel Capitale di Rischio che annovera tra i suoi iscritti: società finanziarie di partecipazione, società di gestione di fondi chiusi italiani e advisory companies di fondi chiusi internazionali, banche italiane ed internazionali aventi divisioni dedicate all’attività di private equity, finanziarie regionali e società pubbliche per la nascita e lo sviluppo di attività imprenditoriali oltre ad associazioni, enti, istituti di ricerca, studi professionali, società di revisione e consulenza. Ma spesso non basta avere un indirizzo ed un riferimento personale per riuscire a contattare o, quanto meno, attirare l’attenzione di un responsabile investitore. Questi sono abituati a ricevere molti business plan, quindi si rivela necessaria la figura dei consulenti, figure intermediare tra imprenditori e fondi, professionalmente competenti e conoscitori dei meccanismi e dei professionisti del settore e pertanto in grado di accompagnare l’imprenditore lungo tutto l’iter per arrivare ad ottenere il finanziamento. In particolare, esiste una figura, che negli U.S.A viene chiamata il “business angel”, che gioca un ruolo importante nella catena di selezione degli investimenti e di attenta valutazione delle imprese. A differenza del “semplice” consulente, che accompagna l’imprenditore nell’interfaccia con il fondo durante tutta la trattativa ma che rimane comunque estraneo al progetto industriale in sè, i business angels (altrimenti detti investitori privati informali) sono imprenditori, managers o ex managers, professionisti o ex professionisti del mondo della finanza dotati di una buona rete di conoscenze e di una solida capacità gestionale. I business angels accompagnano l’imprenditore ed il progetto alla ricerca di fondi ed investono essi stessi in capitale di rischio, seppur con apporti finanziari limitati, oltre a mettere a disposizione dell’azienda le loro competenze, condividendo l’iniziativa con l’imprenditore sulla base di un rapporto di estrema fiducia reciproca.
Visioni del venture capital e del private equity nel mercato italiano
Nel mercato italiano le strategie di investimento sono sempre state caratterizzate da una certa cautela, che sembra acuirsi ulteriormente alla luce della flessione dei mercati degli ultimi due anni. In realtà, nel private equity e nel venture capital, più che in altri ambiti di attività vale il principio secondo cui le politiche di investimento devono sforzarsi di seguire un andamento anticiclico ed essere effettuate anche nelle fasi di ciclo negativo. Vale sempre il principio per cui il valore di una azienda è sempre collegato concretamente alla sua capacità di generare reddito. Oggi, nello scenario industriale italiano, il valore di alcune aziende è diminuito a causa del recente ciclo recessivo e queste stesse aziende costituiscono un’ottima opportunità di investimento. Gli operatori del settore hanno abbandonato un approccio fortemente speculativo – basato sul comprare a buon mercato – abbassando il più possibile le valutazioni. La nuova filosofia consiste nel perseguire il principio della valutazione del “come il mercato chiede”, quindi pagando il giusto prezzo e puntando a diventare poi creatori di valore: bisogna saper leggere – al di là delle sole cifre – i potenziali non espressi, di far lievitare le aggregazioni e di stimolare progetti, attraverso apporti professionali e manageriali veri. In genere, l’interesse degli investitori si è concentrato sul comparto della telecomunicazioni, il manufatturiero e l’energetico, oltre ad una certa propensione per aziende ad alto contenuto tecnologico (rappresentano nel 2001 il 46% dei capitali investiti). Gli investimenti sono allocati per lo più nel Nord Italia, con il 56% del capitale (soprattutto Lombardia poi Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia) mentre il 20% sono destinati ad aziende estere. Sul fronte dei dati statistici, dopo un decennio di continua crescita, il mercato italiano del venture capital e del private equity ha segnato una battuta d’arresto: il 2001 ha visto investimenti per 2.185 milioni di euro, ben il 26% in meno rispetto al 2000 e le operazioni sono passate da 646 a 489 (-24%). Sono notevolmente diminuite le operazioni di start-up (solo il 13% dei capitali), mentre la quota più rilevante tocca ai buy out (47%).