Smart grid, opportunità per le imprese

Pubblicato il 17 dicembre 2013

Il forte aumento della penetrazione dell’energia prodotta dalle fonti rinnovabili nel sistema elettrico, che prende il nome di generazione diffusa, richiede lo sviluppo di nuove e più evolute modalità di gestione della rete e l’adozione di provvedimenti normativi che garantiscano la sostenibilità dell’investimento stesso.

Il potenziale di investimento in tecnologie innovative per ammodernare le vecchie cabine, costruirne di nuove e arrivare fino all’utente/fornitore finale di energia è stato valutato da uno studio del Politecnico di Milano­ che ANIE Energia ha presentato lo scorso 4 dicembre nella sede di Fast a Milano.

“L’Italia è senz’altro all’avanguardia sia dal punto di vista regolatorio che da quello normativo – ha affermato Matteo Marini, presidente di ANIE Energia, introducendo la conferenza – ma per una completa applicazione su scala nazionale delle smart grid c’è ancora molto lavoro da fare. Si impone infatti un ripensamento delle modalità di protezione, gestione e regolazione delle reti di distribuzione, che devono passare da passive ad attive. È questa la strada strategica da percorrere per rendere indipendente il nostro Paese e per portare i costi dell’energia a livelli competitivi anche in Italia.”

Sulla base dei dati storici degli ultimi anni e dei piani di sviluppo rete degli operatori, lo studio quantifica in oltre 8 miliardi di euro gli interventi su Cabine Primarie e Cabine Secondarie esistenti e le loro nuove installazioni. Più in dettaglio, è stata stimata la realizzazione sulla complessiva rete di distribuzione nazionale di 100 – 200 nuove Cabine Primarie e circa 25.000 – 50.000 nuove Cabine Secondarie.

Le tecnologie innovative sulle quali investire riguardano quattro classi di componenti: i componenti elettromeccanici (apparecchiature di potenza tipiche di una rete di distribuzione, quali, ad esempio, trasformatori, quadri, scomparti e così via) protezioni e sensori (le apparecchiature necessarie per individuare la presenza di un guasto sulla rete, che oltre al relè comprendono anche trasformatori o sensori per la misura, circuiti di comando e segnalazione, circuiti di alimentazione ausiliaria e così via), sistemi di gestione e controllo (apparecchiature destinate al monitoraggio e al controllo da remoto dell’intera rete, oltre agli algoritmi necessari per l’implementazione di tali funzioni), sistemi di comunicazione (comprende tutte le tecnologie ICT utilizzate per mettere in comunicazione i diversi componenti della rete elettrica). L’intelligenza risulta così distribuita su tutta la rete, dal livello centrale fino all’impianto dell’utente finale (soprattutto utente attivo).

I calcoli dello studio del Politecnico di Milano sono stati effettuati sulla base di due scenari di evoluzione, entrambi caratterizzati da elevata penetrazione della generazione diffusa, considerando che l’Italia ha ormai raggiunto livelli elevati in questo settore, livelli che potenzialmente aumenteranno una volta raggiunta la grid parity. In uno scenario dello studio si ipotizza dunque un quadro normativo e regolatorio che non crea condizioni favorevoli allo sviluppo delle smart grid; mentre nell’altro si suppone una garanzia di massimo sostegno anche dal punto di vista legislativo.

In Italia, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, che riveste un ruolo molto importante nella transizione verso un sistema elettrico sempre più basato sulle fonti energetiche rinnovabili, a partire dal 2004 ha introdotto progressivamente una serie di incentivi allo sviluppo degli investimenti “strategici”. Nel periodo regolatorio per il settore elettrico 2004 – 2007 gli incentivi sono stati limitati agli investimenti previsti dal Piano di Sviluppo della RTN, ma dal periodo regolatorio 2008 – 2011 essi sono stati estesi anche ad alcuni investimenti particolari sulle reti di distribuzione, tra cui le sperimentazioni di “reti attive”, nella direzione di sviluppo delle smart grid. La progressività di azione ha poi condotto a focalizzare l’attenzione sulle “reti attive di media tensione”, dove l’Autorità, con visione d’avanguardia rispetto ad altri contesti europei, ha scelto di spingere per lo sviluppo di un modello specifico di smart grid, offrendo incentivi per la presentazione di progetti pilota focalizzandosi su obiettivi ben definiti. Tutte queste azioni messe in campo nel corso di questi ultimi anni hanno posto rimedio ad alcuni problemi legati soprattutto alla sicurezza e al corretto funzionamento del sistema. La smart grid, quindi, non sembra essere così lontana.

Francesca Prandi



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