Semiconduttori: Siamo arrivati alla fine della china? …
Dalla rivista:
EONews
Un’insidia dietro alla ripresa
Si è guardato e si guarda sempre ai dati di mercato valutandone principalmente l’aspetto monetario che, pur dando una panoramica efficace, non porta in evidenza l’aspetto quantitativo del prodotto coinvolto. Per meglio chiarire il concetto: un miliardo di dollari di DRAM da 64Mbit, quando il loro prezzo di mercato era 8 dollari, equivaleva a 125 milioni di pezzi che alle quotazioni correnti sarebbero vendute invece a circa 80 milioni di dollari. Se proviamo a portare questo concetto sui risultati effettivi possiamo stimare che nel 2°Q’00 che ha portato circa 6,9 miliardi di dollari, sono state assorbite dal mercato circa 1.100 milioni di pezzi di 64Mbit; nel 2°Q’01 il fatturato si è attestato a 2,8 miliardi di dollari che sono equivalenti a circa 2.200/2.300 milioni di pezzi. Anche se le stime sono approssimative e prendendo come riferimento un solo dispositivo – la 64Mbit – possiamo dire che la domanda, in numero di pezzi, non è sostanzialmente diminuita!
Si riconferma con questo dato che la caduta del mercato delle DRAM e, più in generale, della maggior parte dei dispositivi “commodity” è stata principalmente causata da un eccesso dell’offerta che ha premuto i prezzi al ribasso, più che da una effettiva caduta della domanda. La riduzione di capacità produttiva potrebbe farsi ancora più precipitosa al proseguire di questa crisi; potrebbe quindi succedere che la capacità offerta diventi insufficiente, non appena il mercato dovesse invertire la sua tendenza e dare i primi segni di ripresa: così, come brusco è stato il declino, altrettanto repentino ed inaspettato potrebbe essere lo shortage.
E l’Italia?
Ricordando una metafora baronchelliana: “in un piccolo stagno il temporale causa onde più piccole che non nel grande mare”, possiamo dire che nel mercato italiano si è avuta una minore influenza della situazione mondiale e, da indiscrezioni, il 2001 dei semiconduttori è stimato chiudere la sua corsa con un calo del 24/25% rispetto al 2000: qualche punto percentuale in meno rispetto al dato mondiale sia per il motivo citato -nel mercato italiano le dinamiche mondiali si attenuano – sia perché in generale l’Europa nella sua globalità è stata investita dal temporale almeno un trimestre dopo il suo inizio negli USA. Ma questo sarà anche vero per la ripresa che, molto probabilmente, si noterà con qualche mese di ritardo.
Qual’é lo scenario più probabile? Noi siamo tra i pessimisti e ci allineiamo con quanti prevedono un 2002 in leggero calo sul 2001: i primi segnali di ripresa saranno solo all’inizio dell’estate.
Ne riparliamo tra sei mesi, al prossimo appuntamento con le previsioni di mercato.