Molto più che contenitori.

Dalla rivista:
Elettronica Oggi

 
Pubblicato il 31 ottobre 2001

Il clima giusto

Il buon funzionamento dei preziosi apparati racchiusi negli armadi dipende, in modo essenziale, dalle condizioni ambientali che si vengono a creare all’interno.

Condizioni che si possono ottenere, in genere, impiegando strutture dotate di un apparato di condizionamento.

Ma una tale scelta non elimina tutti i problemi… anzi.

Ogni rack, infatti, è studiato e realizzato per funzionare all’interno di un determinato range di temperature, entro le quali riesce a fornire la dispersione appropriata.

Tentando di modificare i valori originali, invece, si rischia di provocare malfunzionamenti.

Riducendo la temperatura interna, infatti, l’impianto potrebbe non essere in grado di fornire la potenza necessaria e, in casi limite, si ottiene l’effetto opposto.

Questo perché il continuo funzionamento del motore provoca un suo surriscaldamento, con effetti negativi anche sulla temperatura interna.

Un altro fenomeno decisamente pericoloso è legato alla presenza di condensa dentro l’armadio stesso.

Questa situazione si verifica quando la differenza fra la temperatura esterna e quella interna supera un determinato limite.

In tale situazione, nell’istante in cui si apre la porta, l’aria esterna raggiunge i componenti elettronici e, se la differenza di temperatura è tale da raggiungere il punto di rugiada, s’innesca il processo di condensazione.

Ovviamente la presenza di liquidi, in prossimità di componenti tanto delicati e costosi, rappresenta un grave pericolo per il perfetto funzionamento degli apparati.

La soluzione più semplice, ed economica, è rappresentata dalla creazione di uno scarico, posizionato nel punto più basso dell’armadio.

Ma questo elemento, per molti aspetti banale, viene spesso trascurato, con ripercussioni negative sull’intera infrastruttura.

Per un elementare principio fisico è necessario evitare che il deflusso dei liquidi sia ostacolato da curve particolarmente accentuate o, al limite, da tratti ascendenti.

Così come il tubo, usato per eventuali prolunghe, non deve presentare strozzature.

Ma oltre a questi accorgimenti, relativamente intuibili, un’attenzione particolare deve essere prestata soprattutto quando l’impianto di condizionamento è posizionato sul tetto dell’armadio stesso.

In questo caso, infatti, risulta indispensabile dotare lo scarico della condensa di un raccordo a gomito e, soprattutto, di un dispositivo antiriflusso.

Quest’ultimo componente, infine, merita una manutenzione particolare.

È infatti necessario pulirlo e ispezionarlo periodicamente, per eliminare eventuali ostruzioni o impurità.

In particolare, qualora sussistano dubbi sulla sua funzionalità, sarebbe opportuno sostituirlo direttamente, per evitare i rischi di possibili danneggiamenti legati alla presenza dei liquidi all’intero dei rack.

Un ultimo consiglio, fornito dagli esperti del settore, è legato all’eccessiva formazione di condensa all’interno.

In una simile situazione, infatti, è necessario rileggere attentamente il manuale dell’impianto di condizionamento e verificare il corretto assemblaggio dell’intera struttura.

Per applicazioni critiche

Nell’ambito della CTI esistono una serie di applicazioni critiche, per le quali sono necessari rack particolari come lo chassis industriale IPC-623 di Advantech, che offre una piattaforma dall’architettura Fault Resilient disegnata appositamente per queste esigenze.

Il cabinet è in grado di offrire, in sole 4 unità di altezza, un’elevata espandibilità, a livello di slot, a cui si aggiunge la ridondanza hardware di ogni singolo componente.

Per il passaggio del bus, invece, è stata creata una segmentazione a 20 slot, a cui si aggiunge un’alimentazione ridondata con 2 alimentatori da 300 Watt ciascuno.

Quest’ultima caratteristica permette di assicurare la funzionalità non stop del sistema, offrendo così la soluzione adatta per applicazioni caratterizzate da elevato traffico telefonico, quali voce, posta elettronica, call center, interactive voice response e fax-on-demand.

Il cabinet IPC-623 permette, asportando semplicemente una delle due sezioni di cui è composto, di effettuare la rimozione a caldo degli elementi critici del sistema.

Grazie a questa funzionalità la manutenzione risulta più semplice, soprattutto quando l’intera struttura è già entrata in servizio.

È infatti possibile accedere direttamente all’alimentazione, ai dispositivi di memoria di massa e alle ventole di raffreddamento asportando semplicemente la parte frontale.

Inoltre, se una di queste componenti risultasse in avaria, la particolare realizzazione permette di estrarla a caldo e sostituirla senza interrompere il funzionamento del sistema.

All’interno del parco prodotti Advantech sono inoltre presenti due Pc server predisposti per il montaggio a rack 19”: SPC-520 e SPC-530.

Entrambi individuano due tipologie di sistemi disegnati per soddisfare gli alti requisiti di performance e affidabilità richiesti dall’industria delle telecomunicazioni.

Lo chassis SPC-530 ha una segmentazione a 20 slot (ISA/PCI 2 o 4 segmenti), mentre il modello SPC-520 presenta una segmentazione a 9 slot (7PCI/1ISA/1CPU).

Entrambi i modelli sono adatti alla realizzazione di dispositivi automatici di chiamata e server per call center.

Inoltre possono essere utilizzati in applicazioni che richiedono il salvataggio di grossi volumi di dati, oppure in soluzioni RAID.

L’accesso è facilitato dal fatto che lo chassis SPC-530 risulta equipaggiato con 6 cassetti rimovibili sul frontale, mentre SPC-520 presenta ben 10 cassetti rimovibili.

Entrambi sono provvisti di un’interfaccia RAID (0,1,3,5).

L’importanza del freddo

Pur non essendo solamente un rack, merita di essere segnalata anche la soluzione ChameleonPCI, distribuita da Delfo Italiana.

Si tratta infatti di una risposta altamente tecnologica alle necessità d’integrazione ed elevata disponibilità, tipiche del mercato delle telecomunicazioni e dell’automazione industriale.

Infatti si distingue, rispetto alle comuni strutture CPCI, in quanto rappresenta una soluzione totalmente configurabile e adattabile alle diverse necessità di spazio, elaborazione e ridondanza.

Un aspetto particolare della proposta è legato al sistema di raffreddamento.

ChameleonPCI utilizza una soluzione, altamente performante, basata su un sistema di pressurizzazione radiale posto alla base del modulo e caratterizzato da una portata volumetrica di 90 litri/sec.

In particolare l’aria viene forzata dal basso e aspirata dall’alto, con un rapporto 2:1.

Mentre un apposito apparato di controllo termico, posizionato sulla testata del modulo, permette di misurare la temperatura dell’aria espulsa e, in funzione di questo valore, variare la velocità di rotazione delle ventole che forzano la circolazione dell’aria.

Questo aspetto, unito alle caratteristiche dei componenti del sistema, ha consentito ai tecnici dell’azienda di realizzare svariate soluzioni, che si adattano alle esigenze specifiche dei singoli clienti.

Il subrack, costruito in alluminio estruso e lamiera trattata, è tipicamente realizzato nelle dimensioni standard, e risponde alle specifiche fissate dalle normative IEEE 1101.10 e 1101.11, con 19” di larghezza, 7 U di altezza e 400 mm di profondità.

Ma, per esigenze specifiche, sono disponibili anche realizzazioni create in funzione del progetto e delle singole necessità.