Mobile business: il punto di Sirmi

Dalla rivista:
EONews

 
Pubblicato il 16 marzo 2002

Fra i nuovi arrivati c’è il mobile business, cioè il lavoro a distanza in connessione col proprio ufficio in modalità senza fili. Un nuovo risultato della convergenza fra informatica, Internet e telecomunicazioni mobili, che nei prossimi anni potrebbe rappresentare una vera rivoluzione nel modo di lavorare per le aziende che si avvalgono di personale mobile. L’istituto di ricerca Sirmi ha sondato qual è la percezione del mobile business presso potenziali utilizzatori e ha presentato i risultati nel corso di un convegno tenutosi a Milano lo scorso 20 Novembre.

La ricerca, condotta su 400 aziende informatizzate, che occupano più di 20 dipendenti e nell’85% dei casi si avvalgono di personale mobile, ha sondato anzitutto la dotazione tecnologica e il livello d’integrazione dei vari strumenti e quindi la percezione delle possibilità tecnologiche e di servizio offerte per il mobile business. Le dotazioni tecnologiche per la mobilità risultano già oggi molto elevate, ma la conoscenza delle opportunità offerte e soprattutto l’idea degli utenti sul futuro del wireless sono a dir poco confuse. Quanto a tecnologia, la percentuale di coloro, fra tecnici, agenti, manager e consulenti, che sono dotati di cellulare e di PC portatile/palmare è di gran lunga più elevata di quanto non siano percentualmente i lavoratori mobili della categoria. Enrico Arquati, direttore ricerca di Sirmi, ha quindi concluso che la presenza di device mobili oggi non è finalizzata al mobile business e che di fatto si compra ciò che offre il mercato. I servizi su rete mobile maggiormente richiesti sono fax, e-mail e SMS, 69% del campione, mentre solo il 20% chiede la possibilità di gestire gli ordini e di fatto sembrano non interessare servizi più qualificanti per la mobilità come l’agenda o il ticketing. Per quanto riguarda l’accesso alle applicazioni, i risultati mostrano che il PC è ritenuto indispensabile mentre su GPRS e UMTS viene dichiarata una mancanza di conoscenza dei servizi. E in effetti per ora non c’è stata ancora una diffusa informazione da parte delle aziende fornitrici, ha osservato Maurizio Cuzari, amministratore delegato di Sirmi, commentando i dati.

“Le imprese di telecomunicazioni fanno quattrini sugli scatti telefonici –ha detto Cuzari- e quindi non si sono preoccupate di offrire servizi o nuove applicazioni, preferendo aspettare che si facciano avanti dei fornitori di servizi”. Sembrerebbe quindi che il mobile business sia ancora tutto da inventare. Ma non è così naturalmente. E nel corso del convegno organizzato da Sirmi, imprese dell’IT e delle TLC si sono prodigate per illustrare le nuove opportunità. Microsoft ha portato esempi che vanno dalla localizzazione alla diffusione di informazione sul territorio, di pronta connessione con centri di servizi o di soccorso, alla possibilità di effettuare pagamenti, prenotazioni di biglietti di trasporto, con un unico strumento di connessione wireless. IBM ha presentato progetti di mobile business già operativi in vari Paesi. Ma l’esperienza più concreta e convincente è venuta da un’impresa commerciale italiana, un esempio di come la tecnologia permetta all’economia tradizionale di fare meglio e di fare qualcosa di nuovo apportando valore aggiunto. Si tratta di Ipa Sud, azienda della distribuzione alimentare aderente al consorzio DeSpar e operante in Puglia e Basilicata. La società ha realizzato un progetto di automazione della forza vendita in collaborazione con il Java Technologic Center di IBM Services.

Quando l’agente di Ipa Sud visita i punti vendita porta con sé un dispositivo wireless, simile a un grosso cellulare con grande schermo digitale, attraverso cui ha a disposizione tutte le informazioni commerciali per gestire il rapporto con la clientela. Savino Damato, amministratore delegato di Ipa Sud, ha osservato entusiasticamente che gli investimenti effettuati si sono ripagati in un anno. Al convegno si è parlato anche di hardware della “comunicazione senza fili”, che si compone ormai di una pluralità di strumenti, fra i quali il telefono cellulare è una componente minoritaria. Infatti i dispositivi già pronti per la comunicazione mobile sono ormai tanti. Microsoft ha parlato di smart phone, una periferica che si colloca tra il dispositivo palmare e il telefono GPRS/UMTS. IBM ha utilizzato il termine di Personal Digital Assistant, un cellulare con uno schermo grande che consente di entrare in Internet. In ogni caso si tratta di strumenti semplici, facili da utilizzare, dove non esiste più il concetto di tastiera ma solo quello di display. Ciò che poi costituirà la chiave di volta nella diffusione di massa di questi strumenti sarà il riconoscimento vocale, quando arriverà. Insomma la mobile revolution può partire. E come ha sostenuto in modo efficace Savino Damato, può partire subito, senza aspettare l’UMTS. Il “GPRS va già molto bene” ha concluso Damato. E per cominciare bene, senza commettere gli errori del passato, tenendo ben evidente l’obiettivo di aumento della produttività, un progetto di mobile business si costruisce a partire dai bisogni e deve comprendere un ridisegno dei processi. In conclusione gli analisti invitano alla prudenza nelle stime del futuro mercato, ma per lo meno in ambito business abbiamo già esempi e non esclusivamente sogni.

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