Le nuove piazze del commercio internazionale

Dalla rivista:
EONews

 
Pubblicato il 17 ottobre 2002

L’utilizzo di Internet nelle transazioni business to business internazionali è molto cresciuto in Europa e anche in Italia, ma resta ancora un divario a nostro sfavore rispetto ai paesi maggiori esportatori. Secondo un’indagine dell’Osservatorio Europeo per le piccole e medie imprese i volumi medi pro capite italiani di spesa via Internet nel 2001 erano pari a un dodicesimo di quelli svedesi, un ottavo di quelli tedeschi e metà di quelli francesi. L’elevata percentuale di imprese di piccola dimensione influisce indubbiamente su questi risultati. Infatti, salvo il caso di piccole aziende di nicchia, che attraverso Internet sono riuscite fortunosamente a raggiungere nuovi mercati, nella maggioranza dei casi il web non dà una visibilità capace di tradursi immediatamente in nuovi business. Da qui l’impegno dell’ICE, l’Istituto del Commercio Estero, per incentivare le imprese italiane all’utilizzo di nuovi canali per il commercio internazionale quali possono essere gli eMarketplace. Queste “piazze del mercato” elettroniche sono definite come luogo di incontro tra una pluralità di compratori e una pluralità di venditori, dove un intermediario affidabile offre nuove opportunità commerciali e funzioni aziendali innovative alle aziende registrate. L’intermediario non interferisce sulla determinazione dei prezzi dei beni e servizi offerti sull’eMarketplace, ma mette a disposizione degli utilizzatori gli strumenti per la sua fissazione, come cataloghi, meccanismi d’asta, richieste di offerta. Oltre ad incentivare la partecipazione delle imprese italiane agli eMarketplace e a promuoverne la conoscenza sui mercati esteri attraverso l’iniziativa eMarket Services Italia, ICE svolge anche una continua azione di studio e conoscenza di questi nuovi strumenti commerciali. Con l’ausilio dell’ultimo Survey 2001 di ICE vediamo quindi di fare il punto sull’esperienza recente degli eMarketplace e di capire quale possa essere il loro sviluppo futuro.

Per quanto riguarda l’estensione del fenomeno non c’è accordo fra le stime e le statistiche disponibili. Ad esempio eMarketservices aveva contato 1.125 iniziative nel 2001 a livello mondiale mentre secondo Deloitte Consulting erano 1.500 a fine 2000. Le previsioni variano da un totale mondiale di 8.000 per il 2004, secondo dati di Keenan Vision, ai 181 stimati per il 2003 da Forrester Research. Evidentemente è impossibile valutare il fenomeno e questo soprattutto perché sono in fortissima evoluzione le caratteristiche stesse degli eMarketplace e le loro modalità organizzative. In Europa, i paesi con maggiori ricavi da eCommerce business to business sono Germania, Regno Unito e Francia, ma le previsioni sono di un lungo cammino di crescita per tutti i paesi. Nel 2000 l’Italia si collocava al settimo posto, col 5% di ricavi da eCommerce business to business sul totale europeo, ma dal 2002 al 2004 è previsto un 200% di crescita per ogni anno. Nel nostro Paese nel 2001, eMarket Services Italia aveva recensito e classificato 48 eMarketplace di cui 47 indipendenti e 1 è consortile, focalizzato sull’eProcurement; si tratta di Fastbuyer del gruppo Fiat. L’83% delle iniziative era localizzato nel Nord, l’11% nel Centro e il 6% nel Sud. Prevaleva il modello di eMarketplace verticale, che si indirizza quindi a un settore ben individuato, con 40 iniziative. Secondo Databank, il valore delle transazioni effettuate dovrebbe salire dai 770 milioni di euro alla fine 2001 a 12.390 milioni di euro nel 2005. Sempre secondo Databank, nel 2000 solo il 10% delle 150.000 aziende italiane iscritte a un e Marketplace aveva usufruito dei servizi mentre nel 2005 questa percentuale salirà al 35% e gli iscritti saranno 711.000. Ma parliamo di vantaggi e problematiche. Anzitutto, secondo uno studio effettuato nel 2001 da eMarket Services sulle prime cento aziende italiane per fatturato, circa un quarto aveva utilizzato questo nuovo canale commerciale dicendosi soddisfatto, tanto che il 96% delle imprese intendeva continuare l’esperienza. Riferivano di aver ottenuto soprattutto vantaggi economici (nell’82% dei casi), ovvero prezzi di acquisto più bassi e riduzione dei costi tecnico-gestionali.

Il 35% delle aziende poi aveva riscontrato vantaggi di tipo logistico, come un’ottimizzazione dei tempi e una maggiore praticità nella gestione delle forniture. Le difficoltà riscontrate riguardavano soprattutto aspetti tecnico-gestionali come gli inevitabili intoppi nella fase di avvio, o la formazione del personale e la riorganizzazione interna. Ma quale ruolo possono svolgere gli eMarketplace nel commercio internazionale? Forrester Research ha intervistato 50 eMarketplace statunitensi per comprendere le loro strategie. Gli operatori prevedono una massiccia espansione del loro business internazionale, che già a fine di quest’anno dovrebbe rappresentare il 44% del volume di scambi. Secondo gli intervistati, Internet si pone come alternativa capace di superare le inefficienze strutturali del commercio internazionale tradizionale. Anzitutto è possibile accedere a una vasta platea di venditori e fornitori senza costose intermediazioni. Si riducono i tempi e i costi per trovare e selezionare venditori internazionali, oneri che impediscono alla maggior parte degli operatori di uscire dal solo mercato domestico. Migliora la logistica degli scambi dato che si può passare attraverso una rete di trasportatori, spedizionieri e brokers che sfruttano le potenzialità della eLogistic. Inoltre Internet consente alle aziende di velocizzare la supply chain coordinando le consegne internazionali attraverso un unico eMarketplace. Secondo Forrester Research le esportazioni generate da eBusiness cresceranno soprattutto per le imprese che soffrono delle inefficienze dei commerci internazionali e cioè quelle che presentano un alto grado di frammentazione, che hanno un’offerta e una domanda ciclica o imprevedibile ed elevati costi di distribuzione. Le esportazioni generate elettronicamente saranno pari al 18% del totale mondiale nel 2004 e cresceranno in termini assoluti da 352 miliardi di dollari nel 2002 a 1.366 miliardi di dollari nel 2004. Dopo il Nord America, che deterrà il 22,7% del commercio mondiale in rete, l’Europa Occidentale rappresenterà la regione con il più alto livello di export on line, col 20% delle transazione generate elettronicamente.

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