Il 2001: per Lucent un anno in frenata
Dalla rivista:
EONews
A metà anno è stata infatti creata Avaya Communication, una società scorporata dalla casa madre (anche la stessa Lucent era nata da una costola della AT&T come entità industriale e di marketing per seguire il settore dei sistemi di telecomunicazioni). Ad Avaya è stata assegnata come missione quella di rivolgersi al settore delle soluzioni di comunicazione per le imprese, mentre la casa madre avrebbe avuto come target gli operatori. La nuova società ha assorbito tre divisioni Lucent (pari a un quarto della struttura aziendale) e si è focalizzata, con presenza in oltre 90 paesi, sulla produzione di sistemi voce, dati e cablaggio strutturato, oltre che sull’adozione di strategie di e-business per le aziende, sul Customer Relationship Management, sul ruolo di intermediazione per lo sviluppo del telalavoro e sulle soluzioni per fonia e dati.
Tra le altre attività verso il mercato effettuate nel 2000 da parte del gruppo statunitense, da segnalare la joint-venture con TeraBeam Networks: ne è derivata la Tera Beam Internet Systems, con un investimento di 450 milioni di dollari. TeraBeam Networks sviluppa un’innovativa tecnologia wireless di tipo ottico, per coprire le esigenze di copertura dell’ultimo miglio, ossia per il collegamento dalle reti aziendali alle reti pubbliche e in particolare a Internet. L’investimento in TeraBeam è da considerare eventualmente produttivo nel lungo periodo, in quanto la tecnologia core dell’azienda è ancora per gran parte a livello di laboratorio; prevede l’utilizzo di speciali laser per il trasporto dei dati e per il momento è stata soggetto di trial – valutati positivamente dagli interessati – tenuti solo negli Stati Uniti.
Sempre per rafforzarsi nell’ultimo miglio, a metà dello scorso anno Lucent ha investito 4,5 miliardi di dollari, come controvalore di scambio azionario, per l’acquisto di una piccola azienda israeliana, Chromatis Networks. Attiva nelle tecnologie per la trasmissione dati, voci e immagini sulla fibra ottica nelle reti metropolitane, Chromatis era stata considerata, al momento della sua integrazione in Lucent, come apportatrice di validi elementi concorrenziali nei confronti di Nortel, Ciena e Sycamore. Gli entusiasmi si sono raffreddati dopo oltre 12 mesi per la forte riduzione del valore del capitale sociale (sceso a 550 milioni di dollari), ma anche per valutazioni commerciali: i sistemi realizzati in Israele sono stati collocati solo presso due clienti, mentre operatori (circa venti) hanno optato per sistemi già proposti a catalogo da Lucent. Il ripensamento rispetto al caso Chromatis, inoltre, sembra indicare che il gruppo sia orientato a produrre un portafoglio prodotti orientato prevalentemente verso i grandi operatori.
Un 2001 di ripensamento
La notizia-bomba della tarda primavera di quest’anno ha riguardato la ventilata fusione tra Lucent e Alcatel: si sarebbe potuto trattare del “merger dell’anno” per le TLC, ma i colloqui si sono arenati verso giugno, concludendosi con un nulla di fatto. L’accordo, del valore di 32 miliardi di dollari, sarebbe saltato, secondo fonti ufficiose, per la pretesa di Lucent di operare una fusione paritaria, mentre Alcatel avrebbe voluto chiudere la trattativa con l’acquisizione completa del gruppo americano. Il fallimento dell’ipotesi di fusione ha fatto riemergere un piano strategico concernente la cessione della divisione più ricca, la Optical Fiber Solutions (OFS), un caposaldo dell’azienda valutato commercialmente dagli analisti tra i 5 e gli 8 miliardi di dollari (ma aggiudicato per molto meno). Tra i candidati in lizza Alcatel, JDS Uniphase, Corning, Pirelli e la giapponese Furukawa. L’accordo si è formalizzato in luglio con la cessione ai giapponesi della maggior parte delle attività di OFS, per un valore di 2,75 miliardi di dollari. A Corning (esclusa dal business principale per una questione di brevetti) sono invece andate le quote di Lucent in due ventures cinesi, la Lucent Technologies Shanghai Fiber Optic e la Lucent Technologies Beijing Fiber Optic Cable, per un valore di 225 milioni di dollari.
Può sorprendere che un’azienda afflitta da una serie di risultati trimestrali caratterizzati da profit warning scelga di vendere un fiore all’occhiello come il settore delle fibre ottiche, per far fronte ad impegni di cassa con le banche. François Barnault, CEO della controllata europea, intervistato nelle fasi più calde della trattativa, ha ammesso l’ottimo stato di salute della divisione, ma ha reso noto per altro che la strategia dell’azienda consisteva nel focalizzarsi sulle attività a maggior valore aggiunto, legate ai cellulari e a Internet, concludendo: “Vogliamo accompagnare la nostra clientela verso la convergenza tra trasmissione della voce e dei dati, che segnerà la prossima generazione di reti infrastrutturali nelle telecomunicazioni”. Questi obiettivi sono stati ulteriormente confermati dal CEO del gruppo, Henry Schacht, nella presentazione dei risultati di fine anno: Lucent sta virando verso aree di mercato ad alto tasso di crescita, come le infrastrutture per la banda larga e Internet mobile, il software per comunicazione, le soluzioni aziendali basate su Web che colleghino le reti private a quelle pubbliche, la progettazione di reti e i servizi di consulenza. L’abbandono della fibra, un’ ulteriore divestiture industriale in un mercato che tende sempre più alla smaterializzazione delle attività dei grandi manufacturer, si è accompagnata ad altre due mosse di esternalizzazione. La prima, in linea con la strategia dei principali supplier di TLC, è stata un accordo con Celestica del valore di 10 milioni di dollari in un quinquennio; siglato nell’estate di quest’anno, quest’ultimo prevede la fornitura di sistemi di switching, accesso e wireless networking e copre diverse fasi della supply chain: il gruppo CEM canadese è divenuto ora il maggior fornitore nordamericano di servizi EMS per Lucent. Il patto di collaborazione si è anche esteso ad Avaya, che ha commissionato sempre a Celestica la fornitura di sistemi telefonici IP, server e altre apparecchiature per un valore di 4 miliardi di dollari sempre in cinque anni. La seconda mossa, più clamorosa in termini di risonanza sul mercato perché ha determinato un nuovo, ulteriore assetto societario nel gruppo, è consistita nello spin-off delle attività di microelettronica (Lucent Technologies Microelectronics Group, che produce componenti ottici e chip per le comunicazioni); è stata costituita infatti Agere Systems.