I server Unix di Big Blue

Pubblicato il 17 luglio 2003

Ibm ha presentato gli ultimi nati della sua famiglia di server multiprocessore; queste macchine non esauriscono la loro utilità nelle applicazioni per il commercio in rete, ma si prestano a numerose applicazioni industriali che possono sfruttarne appieno la potenza.

Quando si discute di server viene ormai quasi spontaneo pensare all’e-business: anche i costruttori non mancano di dare enfasi all’importanza di questo mercato. Ibm nella presentazione di giugno dei suoi server Unix p6xx (dal p615 al p690) ha avuto un occhio di riguardo al business su Internet, anche se l’offerta di sistemi completi spaziava dalla gestione dati fino alla sicurezza. Non bisogna però dimenticare che le macchine multiprocessore rivestono un’importanza fondamentale anche nel settore industriale manifatturiero e nella ricerca.

Una elevata potenza di calcolo è utile dal punto di vista della progettazione di sistemi complessi così come nella gestione della logistica e degli ordini. Nell’industria elettronica il calcolo legato alla fisica delle antenne porta alla necessità di svolgere calcoli di notevole complessità, mentre nei settori aerospaziale e automobilistico l’analisi dei modelli fluidodinamici e termodinamici implicano la necessità di gestire una notevole mole di dati. Gli elaboratori con elevate capacità nel calcolo parallelo sono utili in molti settori dell’industria tecnologica di punta e, più comunemente, trovano applicazione nella gestione delle celle, nei sistemi per la telefonia mobile, e nella gestione delle reti di comunicazione in generale.

Ibm e i suoi concorrenti si contendono, in una competizione serratissima di comunicati stampa e nuovi modelli, la palma del costruttore del server più potente (siamo ormai oltre le 400.000 transazioni/ secondo). Questo agonismo un po’ chiassoso, tipicamente americano, può far sorridere; ma è utile a rendere disponibili potenze di calcolo sempre più elevate a prezzi più convenienti. Indubbiamente i membri della famiglia p6xx sono macchine potenti ed affidabili, anche nelle configurazioni base, proprio perché sono nati per competere con concorrenti validi. I server di Ibm possono contare su un’ampia scelta di sistemi operativi; tra questi ci sono Aix 5L, lo Unix di Ibm riconosciuto come standard da un certo numero di industrie, e Linux, il sistema operativo “open source” più diffuso.

Proprio il supporto di un’azienda di peso notevole, come Ibm, potrebbe essere risolutivo per il superamento dei problemi di gioventù di un sistema operativo recente come Linux. La nuova politica di Ibm in merito ai sistemi operativi sembra essere quella di inseguire il mercato più che di cercare di imporre uno standard. Questa è una scelta indubbiamente onerosa per Ibm ma, in un prossimo futuro, potrebbe fare la differenza e consentire agli utilizzatori stessi di scegliere uno standard (in questi termini Linux appare come il favorito). Una caratteristica interessante di questi server è la possibilità di accrescere “on demand” le prestazioni della macchina nelle occasioni che lo richiedano. In pratica la macchina viene venduta con memoria e potenza di calcolo eccedente rispetto alla richiesta e, quando il cliente lo desideri, vengono attivati i processori e la memoria dormiente. Le capacità ridondanti della macchina possono essere utilizzate per un periodo definito o acquistate per un aggiornamento definitivo.

Il mercato dei server vede prevalere, dal punto di vista numerico, le applicazioni basate su sistemi Risc (Reduced Instruction-Set Computer). Tuttavia risulta alquanto difficile fare confronti tra le architetture Risc e Cisc (Complex Instruction- Set Computer), anche perché i processori sono spesso montati in numero diverso su macchine con bus a diverso numero di bit e diverso clock; inoltre, aumentando il numero di megahertz l’incremento della potenza di calcolo dei Risc non sarebbe lineare, ma avrebbe una crescita ancora superiore. In effetti i computer Risc sono nettamente avvantaggiati nelle operazioni in virgola mobile, al punto che molti integrati Cisc hanno incorporato tecnologie Risc, riducendo le differenze effettive tra queste due classi di dispositivi. In ogni caso, con i loro 32 processori Risc Power4 Plus con architettura a 64 bit, i server p690 di Ibm non difettano certo di potenza di calcolo: queste macchine raggiungevano già nella prima versione (con i Power4) i 5.2 Gigaflop per processore.