Connettori: la ripresa è ancora lontana

Dalla rivista:
EONews

 
Pubblicato il 30 settembre 2002

Come sarà il 2003 per il mondo della connessione? Questa domanda può entrare a pieno diritto nella lista dei tormentoni che puntualmente prende forma quando si entra in una fase di stallo. In realtà dare una risposta è molto difficile dal momento che la situazione nel complesso non sembra poter cambiare in positivo nel breve termine. Sono ancora troppi gli elementi d’instabilità che agitano il mondo economico e finanziario. La costante per il 2003 sarà un’incertezza dominante e una visibilità a medio termine nulla. Ci si dovrà abituare a ragionare in termini di commessa con una programmazione sulla produzione praticamente inesistente. Questo sembra essere le scenario per il futuro più immediato, in attesa che si instauri un nuovo ciclo di crescita. Per il momento la cronaca vive di episodi che hanno la durata di poche settimane, in una situazione di calma piatta ogni tanto spiccano periodi di poche settimane in cui il mercato si rianima prima di ripiombare nel letargo. Una scossa nelle vendite è stata registrata nel mese di giugno con una crescita delle vendite del 13% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (la stima è stata resa nota da Bishop & Associates). A confortare questo dato si è aggiunto il ritorno al segno più di un importante indicatore economico: il book-to-bill. Dopo mesi in un cui questo indicatore è rimasto negativo ora si è finalmente invertito il senso. Non sono certo questi due singoli valori che possono modificare le aspettative o dare particolare ottimismo dal momento che sussisto tuttora grossi problemi. Del resto nessuno crede che ci siano le condizioni per una ripresa strutturale del mercato e persino l’eccedenza di produzione degli anni scorsi sembra non essere ancora stata ancora completamente assorbita. A tenere basso l’ottimismo degli addetti ai lavori infatti ci sta pensando l’andamento di alcuni mercati chiave come il Telecom che continua a dibattersi in una situazione di forte incertezza. Proprio la mancanza della spinta proveniente dal Telecom rimane la grande incognita del 2003 e la causa principale di un mercato poco ricettivo. Quindi nonostante alcuni pallidi segnali è difficile dire quando si potrà verificare una vera ripresa. La ferita profonda provocata dal crollo iniziato nel 2001 (a livello globale si è verificata una caduta del 19%) non è quindi ancora rimarginata, nonostante Bishop azzardi una crescita finale del 2,4% per il 2002. A conferma che la strada è ancora in salita da riportare le vicissitudini di FCI e Tyco Electronic, rispettivamente il terzo e il primo produttore al mondo di connettori. FCI ha pianificato la vendita della divisione aerospaziale per poter fare un po’ di cassa e per riuscire a focalizzarsi meglio su alcuni core business, tra cui il Telecom. Per Tyco è invece tempo di cost riduction e di ristrutturazione per ripianare il debito di 27 miliardi di dollari. Da sottolineare che Tyco e FCI insieme detengono il 22,4% del fatturato globale della connessione e che i primi 10 fornitori raggiungono il 44,5% del mercato contro il 38,2% del 2000. La situazione dei vari settori che formano il mercato non è però uniforme. Una recente ricerca di Bishop, cha ha preso come campione d’indagine i principali OEM, ha evidenziato come nei primi mesi del 2002 il calo maggiore si sia verificato nel mercato del Telecom e in quello del computer mentre un aumento del fatturato si è registrato nel medicale e nell’aerospaziale. Altro dato che emerge dal sondaggio è la caduta del 9,9% degli ordini registrati nei primi cinque mesi del 2002. In un mercato così debole la strategia adottata dai costruttori consiste nel conquistare quote di mercato a scapito dei propri competitors tentando di rimanere il più possibile competitivi con i prezzi.

La situazione in Italia

Per quanto riguarda l’Italia, si può dire che la situazione non è fondamentalmente cambiata da quanto radiografato nel corso dell’incontro precedente: si prevedeva un 2002 difficile e infatti con il passare del tempo il mercato ha mostrato tutta la sua debolezza. A metà anno la situazione si è rivelata peggiore delle previsioni soprattutto in mercati importanti come il Telecom e il Data che già a giugno viaggiavano su valori praticamente dimezzati rispetto alla previsioni. A giugno 2202 il billing nel Telecom si è fermato poco sotto i 16 milioni di euro dato che ha determinato una drastica riduzione del forecast per fine anno: praticamente si è passati da un valore di 70 milioni di euro stimati a gennaio ai 37 milioni di luglio. Altrettanto negativa la performance del Data trascinato dall’ecatombe Telecom, anche in questo caso il billing di metà anno ha portato ad una revisione drastica del forecast di fine anno che non dovrebbe superare i 15 milioni di euro contro una previsione iniziale di circa 28 milioni di euro. Continuando a scorrere le previsioni dei vari settori, il segno prevalente è il meno: unica eccezione il militare che dovrebbe chiudere l’anno con un timido più 2,3%. Tra i restanti mercati molto negativa si prevede la chiusura del Networking/Lan che dovrebbe terminare con un meno 25% portando il valore finale delle vendite a sfiorare i 15 milioni di euro. Tra i “grandi”, l’unico che riesce a tenere è l’Automotive, le perdite dovrebbero essere contenute e arrivare intorno al 3%. Per il resto si registrano perdite nel Consumer –8,2% e nell’Industriale –6%. Visto l’andamento negativo delle singole voci che compongono il mercato nella sua globalità, il risultato finale non può che essere negativo, come negativo è il confronto con il 2001. Basandosi sui dati a disposizione fino a questo momento il valore finale del mercato si attesterà sui 316 milioni di euro rispetto al valore stimato a gennaio di 375 milioni di euro con una perdita del 16%.

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