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U

na delle piaghe che afflig-

gono il costante processo di

miniaturizzazione elettronica è

il degrado delle prestazioni as-

sociato alle correnti di perdita

nei dispositivi. Sungsik Lee e

Arokia Nathan, due ricercato-

ri britannici dell’

Università di

Cambridge

, hanno proposto

un dispositivo di nuova conce-

zione il cui funzionamento si

basa proprio sulle minuscole

correnti di perdita che caratte-

rizzano i transistor nei dintorni

della regione di interdizione.

Il risultato delle loro ricerche,

pubblicato su

Science

dello

scorso 21 ottobre nel report

“Subthreshold Schottky-barrier

thin film transistor with ultralow

power and high intrinsic gain”,

è rappresentato da un transi-

stor a film sottile (TFT) che la-

vora in un regime marcatamen-

te sotto soglia, con tensioni di

alimentazione che possono

scendere al di sotto del volt e

una dissipazione di potenza in-

feriore al nanowatt.

L’architettura di nuova conce-

zione prende il via dalla tec-

nologia IGZO (Indium Gallium

Zinc Oxide) e sfrutta il com-

portamento delle ben note

barriere Schottky per creare

un dispositivo che unisce l’indi-

pendenza del guadagno dalla

polarizzazione tipica di un BJT

all’assenza di corrente di in-

gresso caratteristica di un FET.

Cambridge sono riusciti a cre-

are con il molibdeno dei termi-

nali di drain e source dei ‘con-

tatti rettificanti’ schematizzabili

con due diodi Schottky diretti

verso il centro del dispositivo.

L’applicazione di una tensione

V

DS

tra drain e source compor-

ta polarizzazioni opposte con

conseguente passaggio della

sola corrente di saturazione

inversa (la corrente ‘di perdita’

del diodo Schottky al termina-

le di source). Questa corrente,

che è dell’ordine dei nanoam-

pere, può essere modulata ab-

bassando le barriere Schottky

agendo sulla tensione – con

valori decisamente sotto soglia

– tra gate e source V

GS

. Se si

eccettuano le scale dei valori,

le caratteristiche I-V di uscita

del dispositivo hanno una spic-

cata somiglianza con quelle

di un transistor tradizionale,

ma aggiungono una presso-

ché totale indipendenza della

corrente I

DS

nel canale dalla

tensione ai suoi capi – di fatto

conferendo al dispositivo una

resistenza di uscita infinita. L’i-

solamento del gate, per contro,

determina praticamente l’az-

zeramento della corrente di in-

gresso al dispositivo, mentre la

transcaratteristica che lega la

tensione V

GS

alla corrente I

DS

risulta essere di tipo esponen-

ziale. Complessivamente, i di-

spositivi messi a punto da Lee

e Nathan, hanno dimostrato un

consistente guadagno intrinse-

co (>400) indipendente dalla

polarizzazione e dalla geome-

tria del dispositivo. Utilizzando

due di questi TFT, è stato pos-

sibile realizzare un semplice

amplificatore con carico attivo

dotato di un elevato guadagno

di tensione (A

v

>220) e, grazie

alle irrisorie correnti in gioco,

bassissima potenza: addirittu-

ra meno di 150 pW.

Dispositivi di questo tipo, se

riusciranno ad affermarsi al

di fuori dei laboratori di ricer-

ca, potranno essere utilizzati

per realizzare le interfacce e

la logica di sensori e sistemi

elettronici in grado di alimen-

tarsi con tecniche di energy

harvesting.

EON

EWS

n

.

602

-

NOVEMBRE

2016

3

M

ASSIMO

G

IUSSANI

T

ERZA

P

AGINA

Un transistor di nuova concezione – a modulazione di

barriera Schottky – opera nella regione sotto-soglia e

dissipa potenze irrisorie

Il transistor Schottky:

una barriera contro i consumi

I precursori di quelli che oggi

chiamiamo diodi Schottky sono

stati tra i primi dispositivi a se-

miconduttore a essere studiati

e realizzati tra la fine dell’800

e l’inizio del ‘900, assai prima

che la teoria quantistica, sulla

quale poggia la moderna fisica

dello stato solido, raggiunges-

se la maturità e permettesse

di comprenderne appieno il

funzionamento. Dosando op-

portunamente la quantità di

ossigeno disponibile durante

la creazione della pellicola di

ossido di zinco, gallio e indio di

un transistor TFT, i ricercatori di