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COVERSTORY

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- ELETTRONICA OGGI 462 - MAGGIO 2017

resistore fisso. Si tratta di valori decisamente

interessanti se confrontati con quelli di regola-

tori più vecchi, che assorbono una corrente di

alcuni milliampere in assenza di carico.

Se si utilizza un regolatore a commutazione

con MOSFET esterno, è opportuno ricorda-

re che i tempi di commutazione del MOSFET

possono causare perdite consistenti. Un MO-

SFET consuma la maggior parte della potenza

nel passaggio dallo stato di non conduzione

a quello di conduzione. Una volta innescato

completamente, la caduta di tensione è di nor-

ma molto ridotta e, di conseguenza, anche la

dissipazione di potenza. Per contro, se parzial-

mente innescato, la caduta di tensione nel MO-

SFET e quindi la dissipazione, sarà significati-

va. Per minimizzare i tempi di permanenza del

transistore in quello stato, è necessario optare

per un dispositivo di commutazione rapida e

con bassa capacità di gate. Un basso valore di

resistenza nello stato di ON è un elemento di

fondamentale importanza.

Shutdown dell’alimentazione

Per ridurre il valore della capacità dei conden-

satori si può valutare l’opportunità di porre in

shutdown (arresto) gli alimentatori in modalità

sleep. Per caricare questi dispositivi è neces-

saria energia; tuttavia, se durante la modalità

sleep l’alimentazione viene arrestata, nei con-

densatori si verifica uno spreco di energia.

Ad esempio, un condensatore di capacità 1 µF

presente in un alimentatore di un circuito che

si arresta 100 volte al secondo consumerà

165 µA a 3,3V (il calcolo è analogo a quello pre-

cedente). Molti circuiti integrati consumano di

meno sia in modalità di arresto sia in modalità

sleep. Pertanto, spesso è auspicabile mantene-

re il circuito alimentato, ma nello stato di sleep

che non commutare continuamente per rispar-

miare energia. Questo suggerimento è valido a

eccezione dei casi in cui i dispositivi non pre-

vedano la modalità di sleep o se quest’ultima

non è a basso consumo. Se si possono usare

condensatori da 100 nF, anziché di 1 µF, il ri-

sparmio energetico è considerevole.

Bassa tensione di alimentazione

Alcuni dispositivi consumano meno energia

con una tensione minore, anche se per questo

non consumeranno meno

corrente. Pertanto, se un

microcontroller è alimen-

tato a 1,8V anziché 3,3V, il

consumo energetico sarà

pari alla metà a parità di

corrente. Solitamente, i di-

spositivi digitali consuma-

no meno corrente in pre-

senza di tensioni di valore

inferiori, con riflessi favo-

revoli sui consumi. Inoltre

è necessario tener presen-

te la velocità di clock: non

è insolito che la velocità

massima di clock sarà in-

feriore quando la tensione

è minore. Pertanto, se da

una parte la corrente ri-

sulterà inferiore, dall’altra

i tempi di esecuzione del

codice del microcontroller

saranno raddoppiati.

Ad esempio, un microcontroller PIC24F-

16KA102 che utilizza la tecnologia nanoWatt

XLP funzionante a 2 MHz consuma 695 µA a

3,3V, ma richiede solo 363 µA a 1,8V, con un

consumo di potenza inferiore del 70%. Tutta-

via, a 3,3V il microcontroller può funzionare a

una frequenza massima di 32 MHz, mentre a

1,8V la frequenza massima sarà di 8 MHz.

Velocità di clock

La velocità di clock scelta non dovrebbe es-

sere la massima possibile, bensì la più adat-

ta a soddisfare le esigenze dell’applicazione

considerata. Un decisione di questo tipo potrà

comunque essere presa una volta terminato il

codice. La maggior parte dei microcontroller

prevede un moltiplicatore di clock regolabile,

che permette di modificare la velocità di clock

in funzione del codice dell’applicazione. Se il

codice del microcontroller rappresenta un

fattore limitante, in termini di esecuzione del

codice e di passaggio alla modalità di sleep,

Fig. 1 – Schema a blocchi funzionale del regolatore ADP5301 di Analog Devices