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EMBEDDED

54 • NOVEMBRE • 2014

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HARDWARE

SFF

piste sulla scheda stampata e di tutti i connettori ma nelle

condizioni ideali dovrebbe essere sempre uguale anche nei

punti di contatto fra le parti perché altrimenti si creano delle

riflessioni che fanno perdere energia ai segnali degradando-

ne la riconoscibilità. Purtroppo, in realtà non è così perché

l’accoppiamento fra le schede, i connettori e i cavi non è mai

perfetto e peggiora in proporzione con la velocità dei segnali

e con la vicinanza fra le linee, imponendo restrizioni più se-

vere proprio alle interfacce di nuova generazione. Un po’ si

migliora con le linee differenziali che riescono ad abbattere

le interferenze comuni, perché i simboli sono riconosciuti

come differenza fra due linee annullando gli offset dovuti al

rumore indipendentemente dalla velocità dei segnali. Tutta-

via, lo svantaggio delle linee differenziali è il basso voltaggio

del segnale differenziale che può far diminuire l’energia dei

segnali nelle tratte più lunghe e soprattutto ad alta velocità

può deteriorare il riconoscimento dei simboli nei collega-

menti oltre qualche dm.

Una tecnica molto diffusa per la verifica del corretto setup

delle connessioni è l’In-Circuit-Testing, che si esegue facen-

do passare un segnale noto attraverso un’interfaccia e misu-

rando ciò che passa e ciò che viene riflesso o in qualunque

modo alterato. Purtroppo con i moderni package BGA da

centinaia di sfere di contatto questa metodologia è improba

e pertanto oggi bisogna ricorrere a strumenti fatti apposta

per l’In-Signal-Testing e affiancare anche degli adeguati stru-

menti di simulazione pre-layout e post-layout per valutare

le prestazioni dei connettori, dei cablaggi e delle saldature

dei circuiti integrati sulle schede. La messa a punto delle

interfacce può essere considerata una fase preliminare nel

ciclo di sviluppo di un sistema embedded e, tuttavia, incide

pesantemente sull’integrità dei segnali, sulla qualità delle

prestazioni e perciò anche sulle decisioni del progettista al

momento della scelta fra componenti e sottosistemi rugged

oppure commerciali.

Test analogici su simboli digitali

D’altro canto, la scarsa integrità dei segnali non è sempre

rilevabile con i test preliminari sui sistemi, perché non si è

mai sicuri di prevedere davvero tutto ciò che può succedere

nell’ambiente applicativo che li circonda nel corso del loro

intero ciclo vitale. I segnali nei sistemi e nei sottosistemi li-

mitrofi possono sommarsi in alcuni momenti assolutamen-

te casuali, nei quali si trovano tutti al loro massimo picco e

pertanto diventano per brevi momenti aggressivi generando

rumore intermittente, che a sua volta danneggia alcune brevi

sequenze di simboli. Questi eventi possono sfuggire ai test

preliminari sulle interfacce proprio perché sono tempora-

nei e perciò richiedono degli approfonditi metodi di verifica

Test-to-Fail capaci di individuare i peggiori scenari possibi-

li (Worst-Case Scenario). Nelle moderne interfacce PCIe

Gen3, Sata 6 Gbps e USB 3.0 questa problematica è stata

considerata e oggi alla loro accensione parte immediatamen-

te l’inizializzazione di entrambi i transceiver di trasmissione

e di ricezione, con annessa prova di trasferimento sulla linea

finalizzata a negoziare la velocità di trasmissione più adegua-

ta per minimizzare rumore, errori e malfunzionamenti e mi-

gliorare quanto più possibile l’integrità dei segnali.

Si noti che, soprattutto con i segnali ad alta velocità, gran

parte del lavoro occorrente per affinare e rendere maggior-

mente immuni da errori le forme d’onda dei simboli binari

si fa considerando gli impulsi di tensione che li trasportano

dal punto di vista analogico. Purtroppo, per questo motivo

gli strumenti per catturare, analizzare e verificare i segna-

li alle bande di frequenza dell’ordine della decina di GHz

sono costosi e, inoltre, i test devono anche essere affiancati

da un’adeguata fase di simulazione preliminare. Per di più,

questi costi crescono proprio quando si cerca di far convive-

re nello stesso sistema i sottosistemi di diversi costruttori e

si scopre che nei punti di contatto non c’è mai un accoppia-

mento adeguato. A maggior ragione, quando si affiancano

sottosistemi rugged e commerciali, i disaccoppiamenti a li-

vello delle interfacce possono richiedere un lungo lavoro di

messa a punto per ottimizzare l’integrità dei segnali, con la

conseguenza di aumentare inevitabilmente la probabilità di

errore nel funzionamento a regime del sistema. Questo è un

rischio da valutare attentamente prima di mescolare insieme

i componenti commerciali e rugged.

Fig. 2 – Un adattatore Connect Tech che consen-

te di installare le schede PCIe/104 e PCI/104-

Express negli slot standard PCI Express