ADI Catalyst, il “catalizzatore” d’innovazione per accelerare lo sviluppo applicativo
di Giorgio Fusari
Un centro R&D di 10 mila metri quadrati, nato per catalizzare la collaborazione, la co-creazione e l’innovazione che danno vita ad applicazioni finali all’avanguardia, in ambiti come l’assistenza sanitaria, l’automazione industriale, l’automotive: è l’iniziativa ADI Catalyst, l’acceleratore tecnologico di Analog Devices (ADI), in cui la società oggi coopera con partner come Johnson & Johnson, Marvell Technology, Vodafone, Intel, Varjo Technologies. A oltre un anno di distanza, il progetto ADI Catalyst, a Limerick, Irlanda, ufficialmente aperto nel marzo 2022 con un investimento di 100 milioni di euro, ha fornito in ottobre un aggiornamento dei passi compiuti, mostrando dal vivo le attività di ricerca, sviluppo, test che sta portando avanti con l’ecosistema di vendor, clienti, partner.
Garantire l’interoperabilità delle soluzioni
“ADi Catalyst è un’opportunità per attrarre persone e talenti qui in Europa” commenta Mike Morrissey, direttore di ADI Catalyst, aggiungendo comunque di guardare anche al Giappone come potenziale ulteriore sede per un nuovo futuro centro “catalizzatore” d’innovazione. Del resto, il modello di partnership implementato con ADI Catalyst, spiega Morrissey, è necessario per risolvere sfide tecnologiche di complessità crescente, in contesti in cui l’eterogeneità applicativa e vincoli tecnici mutevoli richiedono la creazione di un ecosistema aperto, in grado di garantire l’interoperabilità delle soluzioni.
Nell’hub R&D di ADI si collabora, si condividono idee e competenze, con l’obiettivo di rendere più rapido il lavoro di progettazione a livello di architetture di sistema ( electronic system-level design – ESL). È il caso, ad esempio, nel settore delle comunicazioni mobili, della collaborazione tra ADI, Vodafone e Intel, che, nell’ADI Catalyst, stanno lavorando su un banco di prova (OpenRAN 5G network testbed) per accelerare lo sviluppo di reti 5G basate su Open RAN (Open Radio Access Network), un’evoluzione della rete di accesso radio definita dalla O-RAN Alliance, indirizzata a realizzare reti mobili aperte, più intelligenti, virtualizzate e completamente interoperabili. Lo scopo, ha chiarito Andy Dunkin, OpenRAN RF and digital platform development manager di Vodafone, è “arrivare a fornire più servizi, sia nell’ambiente generale, sia in quello industriale”, e “creare piattaforme aperte, portando più intelligenza e servizi a livello di infrastruttura edge”.
Joe Barry, vice president communications and cloud di ADI, sottolinea che “Analog Devices sta eseguendo molti test con i vari vendor, e collaborando su open reference platfom per sviluppare una tecnologia il più possibile interoperabile”. Inoltre, “sta riducendo i consumi delle reti RAN per renderle più sostenibili”. Nelle base station 5G, l’attività di sviluppo punta sull’aumento dell’efficienza e sulla riduzione della complessità delle radio unit (RU), in cui l’amplificatore di potenza consuma la maggior parte dell’energia. Lato hardware, si usano SoC (system-on-chip) a basso consumo, e si lavora molto sugli algoritmi di riduzione dei consumi a livello di rete.
Fabbriche sempre più digitalizzate e sostenibili
La sfida della sostenibilità riguarda sempre più anche il mondo manufacturing, in cui occorre accelerare l’implementazione di fabbriche digitalizzate, per migliorare produttività ed efficienza energetica: il settore industriale, illustra Leo McHugh, vice president industrial automation di ADI, consuma il 37% dell’energia globale, con i motori elettrici che ne utilizzano il 70%. Anche in questo ambito, le attività di collaborazione con clienti e partner nell’ADI Catalyst aiutano ADI a comprendere le sfide da affrontare, perché “abbiamo l’esigenza di avere maggior accesso ai problemi del mondo reale” chiarisce McHugh.
Nell’ottica di realizzare la convergenza IT/OT, le fabbriche di nuova generazione richiedono l’implementazione di una singola infrastruttura di rete, in grado di supportare sia i dati real-time mission-critical, sia i dati non-real time.
Negli ambienti industriali, la chiave per consentire la connettività dei dispositivi di campo nella rete edge è il nuovo standard 10BASE-T1L, che gestisce i pacchetti Ethernet dall’edge al cloud, eliminando la necessità di gateway di traduzione, e le isole di dati. In quest’area ADI, aggiunge McHugh, grazie alle proprie competenze nel time sensitive networking (TSN) e in tecnologie come Single Pair Ethernet (SPE), 10BASE-T1L, IO-Link, sta collaborando con le società di punta del settore per promuovere i benefici che derivano dal supporto di IP nella rete edge, e per accelerare l’adozione della connettività digitale.
“Il nostro ruolo è semplificare quello che facciamo per i nostri clienti, ai quali chiediamo di guidarci nei loro particolari e complessi problemi, molto più di quanto abbiamo fatto in passato, per raccogliere insight sulle applicazioni” dice Martin Cotter, presidente di ADI Emea (Europa, Medio Oriente, Africa). Tutto questo, aggiunge, in uno scenario in cui “i semiconduttori, assieme a machine learning (ML), intelligenza artificiale (AI) ed AI generativa (GenAI), rappresentano più che mai il cuore dell’innovazione, per produrre un impatto sulle applicazioni finali”.
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