Ripresa dell’economia con cauto ottimismo

Dalla rivista:
EONews

 
Pubblicato il 10 aprile 2002

Esistono i presupposti per una ripresa sostenuta: questo è quanto emerge dai dati di previsione. Una ripresa rapida dell’economia è quanto si auspica sui mercati mondiali, anche se fino alla metà del 2002 si farà sentire ancora in modo determinante l’effetto dei rallentamenti derivati dai tragici eventi del settembre scorso. Nonostante il profilo recessivo dell’economia mondiale, l’uscita dalla fase di flessione verso la ripresa economica potrà diventare sostenuta con buona previsione entro la fine del primo semestre del 2002, con benefici già verso la metà dell’anno. La forte azione di sostegno delle politiche economiche, la discesa dell’inflazione unitamente al calo delle materie prime dovrebbero cominciare ad esercitare effetti positivi sulla domanda mondiale a breve termine.
Negli Stati Uniti la crescita del Pil si è conclusa con l’1% nel 2001 con una previsione del 2,2% nel 2002. Dopo il notevole calo degli ordini e la contrazione del mercato interno con flessione delle vendite per la fase recessiva sul finire del 2001, la crescita dell’economia americana dovrebbe riprendere a ritmi elevati fino a presentare il 4% annualizzato nella seconda metà del 2002. Nell’area dell’euro si prevede il ritorno di una crescita economica in anticipo rispetto a quella americana per assestarsi intorno all’1,5% come media annua. La produzione industriale si è incrementata dello 0,6% in Francia, con flessione a –5,7% in Germania (fuori euro, in UK +3%) e l’inflazione a ottobre era dell’1,8% in Francia e al 2% in Germania (1,2%, Regno Unito). Dalla primavera 2002, la graduale accelerazione del Pil nell’area dell’euro, pur appesantita dai bassi livelli di attività nel secondo semestre 2001, porterà ad un aumento che potrebbe attestarsi all’1,2%, secondo le stime del CSC, Centro Studi di Confindustria. La riduzione dei prezzi delle materie prime e la caduta della domanda dovrebbero produrre effetti sull’inflazione, che arrivata fino al 2,7% nella media del 2001 nell’area dell’euro andrà decelerando all’1,5% nel 2002.

In Italia cauto ottimismo con crescita all’1,3% ed inflazione all’1,5%

Le prospettive sono di cauto ottimismo conferma il Centro Studi di Confindustria. L’Italia, in termini di crescita, di inflazione e di quote di mercato esportazioni, ha annullato il divario nei confronti dell’UME. L’economia in Italia, dopo il passo favorevole del primo trimestre 2001 e i segnali di ripresa all’inizio dell’estate, ha continuato l’andamento altalenante con la lieve riduzione del Pil nel quarto trimestre, facendo attestare all’1,8% la crescita media nel 2001. Prospettive di rilancio potrebbe avere nel 2002 il Pil italiano, anche se sulla sua crescita pesa l’andamento della spesa pubblica. Dall’insieme dei dati di previsione del Centro Studi di Confindustria si rileva che l’economia italiana dovrebbe avanzare con sviluppo moderato dal primo trimestre del 2002 con graduale accelerazione nel corso dell’anno sotto la spinta degli investimenti. Con questa ipotesi, si può prevedere alla fine del 2002 una crescita che potrebbe superare il 3% annualizzato; quindi, pur risentendo del rallentamento dell’ultimo scorcio del 2001, la crescita media del 2002 dovrebbe attestarsi intorno al previsto 1,3% e l’aumento del Pil raggiungere nel 2002 un valore leggermente superiore a quello medio dell’area dell’euro.

L’inflazione, sostanzialmente allineata a quella europea, secondo le previsioni del CSC si presenta al 2,8% nella media del 2001 per andare a ridursi all’1,5% nel 2002. Portandosi alla quota del 6,3% dell’export dei Paesi industriali, l’Italia ha aumentato le sue esportazioni, particolarmente favorevoli sui mercati extraeuropei nel primo semestre del 2001, con una crescita maggiore della media dell’UE. Per le stime previste, il recupero potrebbe continuare anche nel prossimo biennio, interrompendo finalmente la tendenza al ribasso, iniziato nel 1996, della quota export italiana nel commercio internazionale. Per i conti pubblici, l’indebitamento della P.A. si dovrebbe chiudere con l’1,2% nel 2001 e in seguito con una riduzione all’1% del Pil nel 2002 per scendere ancora a 0,6% nel 2003, secondo gli studi di Confindustria, con differenza degli obiettivi indicati dal Governo che prevede l’indebitamento allo 0.5% nel 2002 e pareggio nel 2003.

Previsioni per la produzione industriale in Italia

La produzione industriale in Italia ha evidenziato una decelerazione dall’estate 2001 per il rallentamento della domanda interna e il profilo recessivo economico internazionale. L’ulteriore deterioramento seguito alla crisi negli ultimi mesi del 2001 ha avuto un significativo impatto sull’attività industriale italiana. In autunno con la contrazione degli ordini, soprattutto esteri, il peggioramento delle prospettive industriali ha comportato un’ulteriore flessione della produzione. Numerosi i settori colpiti dalla crisi economica internazionale e dal conseguente calo delle esportazioni anche più tradizionali, quali moda, calzature, mobili e auto con aumento delle giacenze e tagli di produzione, che solo per l’auto si aggirano tra il 5% e il 6%. Secondo i risultati emersi dall’indagine condotta dal Centro Studi di Confindustria, nel quadro di evidenza peggiorativa la produzione industriale in dicembre 2001 ha invece offerto un indice di marcato recupero (+0,9%) rispetto al mese precedente (con un -0,8% nei confronti di ottobre), attenuando in chiusura la contrazione allo 0,7% rispetto al trimestre precedente. In rapporto ai dati del dicembre 2000, le vendite sul mercato nazionale sono in flessione dell’1,1%, con un calo del 2,3% su quelli internazionali e negativa è la situazione degli ordini, soprattutto su commessa, con ulteriore flessione del 2,9%. Sulla base dei dati Istat, la produzione media giornaliera manifatturiera è andata in flessione dello 0,7% nel terzo trimestre 2001 rispetto al precedente, al netto dei fattori stagionali.

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