Mekfin: high-tech italiano con ambizioni europee.

Dalla rivista:
EONews

 
Pubblicato il 25 febbraio 2002

Questo ruolo si è ulteriormente rafforzato con due operazioni realizzate lo scorso anno: l’acquisto dello stabilimento di Buia della Flextronics e la creazione del settore nuovo per l’azienda, l’area multimediale, derivante da un accordo con Italtel. Nella primavera del 2001 Italtel ha infatti formalizzato la cessione del proprio ramo d’azienda “Multimedia”, consistente nella Ricerca e Sviluppo di Milano e nello stabilimento di Santa Maria Capua Vetere nel Casertano.
La holding così costituita (80 per cento Finmek e 20 per cento Italtel) controlla la società operativa Access Media, che conta 1000 dipendenti e produce, oltre a telefoni fissi di ultima generazione, terminali multimediali, tra i quali set-top-box digitali per reti satellitari, via cavo e terrestri, Home Gateways (borchie d’utente per reti a larga banda) e sistemi Internet sempre a larga banda, sistemi condominiali per ricezione di segnale digitale. Una citazione a parte, infine, merita la partnership con Merloni, derivante da un accordo triennale (2000-2002), stipulato a suo tempo con Ixtant per l’outsourcing dell’elettronica consumer.

Investimenti per il futuro

L’obiettivo finale del management di Finmek è quello di far diventare il gruppo uno dei dieci colossi mondiali dell’EMS, con un fatturato dai 3 ai 5 miliardi entro il 2005.
Le mosse definite per conseguire tale obiettivo sono molteplici: operazioni “da CEM a CEM” (come l’acquisto di Ixtant e l’accordo con il colosso Flextronics finalizzato alla condivisione del business e alla gestione di nicchie di mercato), espansione nell’Estremo Oriente, con la creazione in Cina della Finmek Asia, e infine attività di tipo finanziario. Nel novembre 2001 il gruppo ha emesso un prestito obbligazionario per 100 milioni di euro, dichiarando contestualmente di puntare alla quotazione in borsa nel giro di pochi mesi. In quell’occasione il management di Finmek ha espresso grande fiducia nel mercato, nonostante lo stato catatonico dell’ICT.
Paolo Campagnolo, il presidente, ha sottolineato che il settore EMS “cresce a due cifre anche in presenza di una crisi globale come quella attuale”, in quanto è questa che spinge le multinazionali a delegare all’esterno tutto quanto non attiene a ricerca e commercializzazione. Carlo Fulchir, amministratore delegato e maggior azionista del gruppo, ha ulteriormente ribadito il concetto sottolineando di avere in corso trattative con i più bei nomi tra i manufacturer di telecomunicazioni per la cessione di rami d’azienda non strategici, impianti produttivi su base europea e relative commesse.
Il gruppo Finmek dovrebbe aver raggiunto nel 2001 un fatturato aggregato di oltre 516 milioni di Euro (NdR I dati ufficiali a consuntivo non sono disponibili), prevedendo quota 780 milioni per il 2002. Si tratta di un budget assolutamente prudenziale, dichiara il management, e fondato sul portafoglio ordini esistente, ma il vero obiettivo è un fatturato intorno ai 900 milioni. Il primo semestre di quest’anno sarà rivelatore: potrà manifestare elementi di criticità legati alla stagnazione congiunturale oppure rivelare nicchie interessanti da sfruttare nel breve-medio termine. Il passo fondamentale è l’approdo in borsa e la conquista della fiducia degli investitori, per il reperimento di liquidità sufficiente a far fronte ai programmi previsti di sviluppo.

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