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EON

ews

n

.

597

-

maggio

2016

4

U

n esempio di impatto positi-

vo per quanto riguarda l’ondata

recente di fusioni e acquisizioni

che ha un po’ stravolto il pano-

rama dell’industria dei semicon-

duttori è quello del settore delle

memorie, che dopo l’ondata di

M&A (merger & acquisition) ha

mostrato nel suo complesso una

buona stabilità, sia dal punto di

vista della produzione sia dei

prezzi di vendita. Questo per

quanto riguarda il 2015. Storica-

mente, il settore delle memorie

ha mostrato debolezza proprio a

causa del problema dei prezzi e

dell’andamento altalenante della

domanda. E anche nel recente

passato le cose non sono an-

date diversamente. Pensiamo a

Micron

che ha reso noti i risultati

finanziari del secondo trimestre

2016, sottolineando una perdita

nei ricavi dovuta alla pressione

prezzi, in particolare le memo-

rie DRUM ma anche NAND. Nel

suo complesso, dunque, il setto-

re dei semiconduttori ha vissuto

un periodo deludente nel 2015,

dopo lo slancio positivo del 2014.

E anche questo inizio di 2016 è

stato movimentato. Recente-

mente, il Ceo e il presidente di

Marvell Technology

Group

hanno rassegnato le dimissioni,

e secondo il parere di alcuni pre-

stigiosi analisti, questo potrebbe

essere un indizio di una probabi-

le prossima vendita della società

(come riportato da

Reuters

).

Il lato positivo

C’è qualche buona notizia in que-

sta storia di fusioni? E dopo la

fase di consolidamento e quale

sarà il futuro?Vi sono, ovviamen-

te, alcuni lati positivi nelle opera-

zioni di fusione. È chiaro che la

fisionomia del settore in termini

di domanda, volumi e prezzi

continuerà a essere in uno stato

di transizione, mentre il settore

si muove verso tecnologie più

innovative e si attende la pros-

sima ondata di prodotti e servizi,

anche se più lentamente del pre-

visto. Industria 4.0 si sta facendo

strada, come ha sottolineato da

IHS

, ma deve ancora affrontare e

superare sfide importanti, in par-

ticolare riguardanti le norme e la

sicurezza. D’altra parte, i driver di

crescita per aumenti di entrate e

volumi sono all’orizzonte, secon-

do molti dei principali produttori

di chip in tutti i settori, che vedo-

no migliorate le proprie posizioni

sul mercato, grazie alle ricadute

sul settore delle acquisizioni e fu-

sioni, ma anche per una maggio-

re domanda di chip di processo

di fascia alta e in particolare dalla

tecnologia 16nm in produzione.

Tornando alla domanda sul futu-

ro, ci si chiede se si sia trattato di

‘un attimo fuggente’ oppure se la

riduzione di concorrenti sia stata

benefica per la salute del merca-

to e se il numero crescente di M

& A andrà ad abbattere le azien-

de più deboli e creare maggiori

opportunità per le aziende. Gli

analisti non riescono ovviamen-

te a dare una risposta, ma vale

la pena considerare che le pro-

spettive economiche mondiali

sono ancora piuttosto incerte

e addirittura secondo alcuni un

po’ indebolite. Tuttavia, si preve-

de una certa stabilizzazione dei

mercati a dei tassi di crescita

sostenibili sul resto del decen-

nio. L’IoT e Industria 4.0 rappre-

sentano buone opportunità di

crescita per l’industria dei se-

miconduttori, come tutti sanno.

Quando avverrà realmente non

è ancora del tutto chiaro.

N

ei forzieri degli istituti di

emissione di alcuni importan-

ti Paesi, oltre a lingotti d’oro,

riserve delle principali valute

internazionali e titoli di Stato, è

possibile trovare anche azioni

del gruppo fondato da Steve

Jobs. In particolare, alla fine

del 2015

Norges Bank

, cioè

la Banca centrale norvegese,

deteneva lo 0,87% dal capi-

tale di

Apple

,

Royal Bank

of

Canada

lo 0,27% e

Swiss

Nationale Bank

lo 0,19 per

cento. Al contrario di quello

che si potrebbe pensare, l’ac-

quisto dei titoli del colosso di

Cupertino da parte di questi

Istituti centrali può essere stato

dettato da ragioni di prudenza,

dato che un’equilibrata diversi-

ficazione delle attività in por-

tafoglio consente di ridurne il

rischio complessivo. E proprio

in questa ottica, le azioni Apple

non possono essere ignorate

dai grossi investitori internazio-

nali se si pensa che il gruppo

guidato da Tim Cook è il più

grande al mondo per capita-

lizzazione di Borsa, valendo

oltre 500 miliardi di dollari. In

pratica, il colosso californiano

capitalizza quasi quanto l’inte-

ro mercato azionario italiano

costituito da oltre 300 aziende.

Fino a oggi, il 2016 non è stato

un anno positivo per Apple a

livello di risultati economici e,

di riflesso, di andamento borsi-

stico a Wall Street. I conti dei

primi tre mesi dell’esercizio in

corso hanno mostrato ricavi

pari a 50,6 miliardi di dollari,

in flessione di quasi il 13% ri-

spetto allo stesso periodo del

2015. Non accadeva da ben

13 anni che il gruppo fondato

da Jobs registrava una riduzio-

ne dei ricavi trimestrali su base

annuale. Ancora più marcato il

calo a livello di utile netto, sci-

volato di circa il 22% a quota

10,5 miliardi. Pesa il crollo delle

vendite degli iPad, nonostante

l’introduzione di potenti nuovi

modelli, e il forte rallentamento

delle vendite di iPhone. Basti

pensare che nel periodo gen-

naio-marzo del 2016, sono sta-

ti venduti poco più di 51 milioni

di iPhone rispetto ai 61 milioni

dello stesso periodo del 2015

e ai 75 milioni del trimestre ter-

minato a dicembre. Di fronte

a questi numeri si compren-

de la deludente performance

borsistica (circa -10%) a Wall

Street nei primi quattro mesi

del 2016, con le quotazioni

scivolate sotto 95 dollari. La

stragrande maggioranza degli

analisti delle banche d’affari

che coprono il titolo sono an-

cora ampiamente positivi sulle

prospettive dei titoli Apple, con

la media dei target price, che

rimane sopra 125 dollari. I soci

del gruppo californiano, con in

prima fila le tre banche cen-

trali, possono quindi sperare

in una ripresa dei corsi anche

sulla scia dell’ultime misure

prese per sostenere il titolo. I

vertici di Apple hanno autoriz-

zato un aumento di 50 miliardi,

portandolo così a 250 miliardi,

per il programma di restituzio-

ne del capitale agli azionisti da

completarsi entro marzo 2018.

Azioni Apple

nei caveau

delle banche centrali

Fusioni e acquisizioni

:

quale impatto sul mercato?

Norges Bank, Royal Bank of

Canada e Swiss National Bank

detengono complessivamente

l’1,33% del capitale del gruppo

di Cupertino in un’ottica di

diversificazione dei propri

investimenti. Fino a oggi,

il 2016 non è stato un anno

positivo con le vendite in

discesa per la prima volta dopo

13 anni e a Wall Street il titolo

ha lasciato sul terreno circa

il 10 per cento. Gli analisti

rimangono positivi

Fusioni e

acquisizioni

potrebbero

spingere il settore

verso una sorta di

oligopolio. Eppure

ci sono esempi

positivi

Foto Apple

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