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EON

ews

n

.

595

-

marzo

2016

4

H

i

-

tech

&

finanza

Foxconn

ha messo gli occhi

su

Sharp

e non ha alcuna

intenzione di farsi sfuggire il

gruppo giapponese di Osaka,

specialista nella produzione

di schermi. La società di Tai-

wan, che produce componenti

e assembla prodotti di grossi

gruppi tecnologici del calibro

di Apple o Dell, ha infatti in-

tenzione di allargarsi nel bu-

siness dei display di ultima

generazione. Mettendo un

piede nel settore dei promet-

tenti schermi Oled (Organic

Light Emitting Diode), moni-

tor ad alta definizione sotti-

lissimi e persino pieghevoli,

potrebbe beneficiare di un mi-

glioramento dei suoi margini,

producendoli direttamente in

casa. Entrerebbe così in com-

petizione diretta con i colossi

coreani di questa tecnologia

LG e Samsung. Per il conglo-

merato di Taiwan, l’assorbi-

mento di Sharp rappresenta

quindi un tassello essenziale

di una strategia di diversifica-

zione. Ecco perché Foxconn

è arrivata a mettere sul piatto

circa 6 miliardi di dollari per il

controllo del 60% dell’azien-

da, una cifra nettamente su-

periore all’offerta presentata

ai vertici di Sharp da Inno-

vation Network Corporation,

una cordata promossa dal

governo di Tokyo per tentare

di salvare l’azienda tecnologi-

ca nipponica.

Da tempo ormai Sharp navi-

ga in cattive acque. Complice

anche la crisi che ha porta-

to a un rallentamento della

domanda, il gruppo è stato

costretto a ridimensionar-

si in più occasioni: nel 2012

l’azienda giapponese aveva

tagliato ben 5 mila posti di la-

voro ed era riuscita a evitare

il collasso grazie a 3 miliardi

di linee di credito concesse

da un pool di banche. Da allo-

ra è partita una intensa cura

dimagrante che però non è

riuscita a risollevare le sorti

del gruppo come testimonia-

no i bilanci in rosso. Lo scorso

anno poi l’azienda aveva ten-

tato un nuovo piano di ristrut-

turazione annunciando tagli

al personale pari al 12% della

forza lavoro del gruppo con

l’obiettivo di ottenere nuovi fi-

nanziamenti dalle banche che

ammontarono in fine a 1,2 mi-

liardi di dollari. La debolezza

finanziaria del gruppo si è

trasformata in un’opportunità

di shopping per gruppi più so-

lidi, anche stranieri, che tutta-

via sembrano temere brutte

sorprese nei bilanci. Di qui la

cautela di Foxconn che, pur

tenendo molto a mettere le

mani su Sharp, vuole veder

chiaro nei conti dell’azienda

taiwanese. Così, a trattativa

praticamente conclusa, ha

chiesto del tempo aggiuntivo

per valutare attentamente la

situazione.

Moody’s

taglia il rating

di

STMicroelectronics

Foxconn

punta a crescere

per vie esterne

La preda prediletta

è Sharp per

diversificare la

produzione in un

segmento di business

ritenuto interessante.

Ma i vertici della

società vogliono

veder chiaro nei

conti della società

nipponica

E

lena

K

irienko

F

ederico

F

ilocca

N

elle scorse settimane l’a-

genzia Moody’s ha tagliato il

merito di credito sui titoli del

debito di

STMicroelectronics

a seguito dei deludenti risul-

tati del 2015, ma soprattutto

delle indicazioni fornite dai

vertici della società italo-

francese sul presumibile

andamento della gestione

nell’anno in corso. La deci-

sione di Moody’s ha suscito

scalpore sui mercati finan-

ziari internazionali perché il

rating è stato ridotto a livello

di “spazzatura”, passando a

“Ba1” dal precedente “Baa3”.

In pratica, le obbligazioni del

leader europeo dei chip sono

state bollate come titoli spe-

culativi. Secondo gli esperti

dell’agenzia, la crescita dei

ricavi nel 2016 sarà irrego-

lare, in quanto a un primo

semestre debole si accom-

pagnerà una seconda parte

dell’anno in ripresa che do-

vrebbe tradursi in un margi-

ne operativo di circa il 5% per

l’intero esercizio in corso. Si

tratterebbe di un valore su-

periore rispetto a quello con-

seguito nel 2015, intorno a

2%, ma che rimane inferiore

al livello del 7%-8% commi-

surato a un rating in territorio

non speculativo.

Alla base dell’inadegua-

ta redditività della gestione

caratteristica - hanno evi-

denziato gli analisti di Moo-

dy’s - la scelta strategica del

gruppo guidato da Carlo Bo-

zotti di realizzare gran parte

della produzione all’interno

delle proprie fabbriche, li-

mitando così il ricorso all’e-

sternalizzazione di queste

attività. Scelta giustificata dal

management di STMicroe-

lectronics non solo per i be-

nefici derivanti dal controllo

dell’intera catena del valo-

re, cioè dalla progettazione

del prodotto alla vendita al

cliente finale, ma anche per

la possibilità di rispondere

meglio a un eventuale incre-

mento della domanda. Allo

stesso tempo, in un contesto

di frenata della richiesta di

semiconduttori, come quello

attuale, l’assetto produttivo

di STMicroelectronics impli-

ca necessariamente una sot-

toutilizzazione degli impianti

con effetti negativi sulla red-

ditività operativa.

L’agenzia di rating statuniten-

se evidenzia poi che il meri-

to di credito “Ba1” riflette sia

l’esposizione del leader eu-

ropeo dei semiconduttori al

meno volatile, ma pur sem-

pre ciclico, settore dell’auto

e dell’industria nel suo com-

plesso, sia della chiusura del

business dei set-top che con-

sentirà di risparmiare 170 mi-

lioni di dollari l’anno dal 2017

in avanti.

Sembra, quindi, che un even-

tuale promozione del rating

del gruppo italo-francese sia

condizionata dalla ripresa

della domanda che, dai dati

economici attualmente a di-

sposizione, non sembra die-

tro l’angolo.

La bassa redditività

della gestione

operativa ha

spinto gli analisti

dell’agenzia di

statunitense a

bollare come

speculative le

obbligazioni del

leader europeo dei

chip. In un contesto

di bassa domanda,

pesa l’inadeguato

grado di utilizzo

dell’apparato

produttivo