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C

on la tecnologia al silicio che

si avvicina a passo spedito ai

limiti fisici della miniaturizzazio-

ne, gli annunci – spesso impre-

scindibilmente ottimistici – di

nuovi progressi nelle tecnologie

deputate a prenderne il posto si

fanno sempre più ravvicinati. I

più recenti progressi verso i nodi

più spinti dell’insorpassato silicio

si alternano ai comunicati e agli

articoli scientifici provenienti dai

laboratori di ricerca dove si sta

cercando un degno successore

per la prossima era di Pervasive

Computing, IoT e BigData. Pe-

riodicamente emergono nuovi

sviluppi nel campo dei dispositivi

‘alternativi’, i più promettenti dei

quali paiono essere quelli basati

sull’esotica spintronica e sul nuo-

vo ‘materiale delle meraviglie’: il

grafene. A essere particolarmen-

te promettenti sono i transistori

basati su nanotubi di carbonio

a parete singola (SWNT, Single

Wall Nano Tube) i quali, ancor-

ché formalmente interpretabili

come singoli fogli di grafene arro-

tolati su sé stessi, sono stati stu-

diati anni prima che l’isolamento

del grafene fruttasse ad Andre

Geim e Konstantin Novoselov il

premio Nobel 2010 per la fisica.

La stessa

IBM ,

azienda che di

premi Nobel ne ha prodotti ben

cinque, ha creato uno dei primi

prototipi di transistor SWNT nel

lontano 1998. I vantaggi sul si-

licio sono molteplici: da un lato

la mobilità dei portatori di carica

è di gran lunga superiore, cosa

che innalza la velocità e riduce

i consumi dei dispositivi, men-

tre dall’altro le dimensioni sono

significativamente più contenu-

te: con uno spessore di canale

dell’ordine del nm, si apre la stra-

da a una scalabilità più spinta.

IBM ha proseguito le ricerche sui

transistor a nanotubi, ponendosi

come obbiettivo la messa in pro-

duzione di dispositivi al nodo dei

5 nm o inferiore entro i primi anni

della prossima decade, quando

la tecnologia al silicio sarà arri-

vata al capolinea. Nel 2012 Big

Blue ha messo punto transistor

in grafene da 9 nm, mentre nel

2013 ha realizzato un chip con

diecimila transistor SWNT come

prova di fattibilità di un computer

‘a base carbonio’. L’anno scorso

i ricercatori IBM hanno iniziato

a lavorare a un transistor a na-

notubi che potesse sfruttare i

processi produttivi messi a punto

per i dispositivi in silicio.

Ora, uno dei principali problemi

da risolvere riguardava la sca-

labilità dei contatti: quando le

dimensioni di queste strutture

vengono ridotte a dimensioni na-

nometriche, la resistenza che of-

frono al passaggio della corrente

cresce fino a vanificare i vantaggi

della riduzione di scala. Da que-

sto punto di vista il silicio – come

anche l’arseniuro di gallio – ha

già raggiunto il suo limite; i nano-

tubi, d’altro canto, si prestano a

una scalabilità più spinta, anche

se introducono nuovi problemi

tecnologici, il primo dei quali è

la creazione di contatti di qualità

con gli elettrodi metallici.

La soluzione a questo problema

è stata proposta dai ricercatori

IBM del

Thomas J. Watson Re- search Center

guidati da Qing

Cao della Duke University , e

pubblicata nel numero di Science

del 2 ottobre scorso nell’articolo

End-bonded contacts for carbon nanotube transistors with low, size-independent resistance

”.

L’idea di fondo è di realizzare un

processo metallurgico che sfrutti

una reazione chimica per ‘sal-

dare’ insieme terminali metallici

in molibdeno ai soli estremi dei

nanotubi. Diventa così possibile

spingere le dimensioni dei con-

tatti al di sotto della soglia dei 10

nm senza incorrere nel degrado

delle prestazioni elettriche cau-

sato dalla deposizione metallica

su tutta la lunghezza dei nano-

tubi. Nel prototipo realizzato da

IBM, nonostante un’interfaccia di

soli 2 nm quadri, la resistenza di

contatto è stata mantenuta al di

sotto dei 36 kΩ. Ma la cosa più

importante è la scalabilità della

tecnica: la resistenza di contat-

to non è cambiata quando le

dimensioni del dispositivo sono

state variate da 300 nm a meno

di 10 nm, suggerendo la possi-

bilità di un impiego in strutture

fino al nodo degli 1,8 nm, la cui

implementazione sarebbe ideal-

mente prevista per la seconda

metà del prossimo decennio.

Affinché i transistor SWNT pos-

sano arrivare all’agognata fase di

produzione commerciale, tutta-

via, è necessario superare ulte-

riori importanti ostacoli: il primo

è la separazione dei nanotubi

semiconduttori (necessari alla

formazione dei canali) dai quelli

metallici; il secondo è la loro col-

locazione sul wafer con il posizio-

namento e l’orientamento accu-

rati richiesti dalla realizzazione

dei miliardi di transistor di un

moderno microprocessore. Se ri-

uscirà nei suoi intenti, tra qualche

anno IBM potrebbe vantarsi del

suo sesto premio Nobel.

EON

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591

-

novembre

2015

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IBM guarda oltre i limiti del silicio

sperimentando transistor con canali e contatti

basati su nanotubi (SWNT) in carbonio

Nanotubi, la nuova

frontiera

dei transistor

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Fonte: IBM