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POWER

DC-DC CONVERTER

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- ELETTRONICA OGGI 465 - OTTOBRE 2017

utilizzato come dielettrico, è caratterizzato da una tolleranza

della capacità base pari a ±15% nell’intervallo di temperatu-

re compreso tra -55 e +125 °C. La capacità di un materiale

dielettrico come Y5V, invece, può subire una riduzione an-

che superiore all’80% a una temperatura di +85 °C. Il valore

della capacità di un condensatore ceramico può anche di-

minuire sensibilmente in condizioni di polarizzazione in DC

(DC bias) a causa delle caratteristiche intrinseche del ma-

teriale ceramico (BaTiO3) con il quale

è realizzato. Considerazioni del tutto

analoghe valgono anche per gli indut-

tori di potenza, le cui prestazioni dipen-

dono dal materiale del nucleo. Materiali

differenti sono caratterizzati da perdite

di diversa entità a differenti temperature, in funzione delle

condizioni del circuito. In ogni caso il guasto di un induttore

di potenza è un evento raro, a meno che non sia stato sovrac-

caricato in maniera eccessiva.

Un tool per valutare il comportamento

di un componente online

Murata mette a disposizione SimSurfing, un tool di simula-

zione basato su browser che può essere utilizzato dai pro-

gettisti per valutare gli effetti dei livelli di polarizzazione in

AC e in DC, della frequenza e della temperature per una

vasta gamma di condensatori e di induttori. Un’analisi di

questo tipo può fornire risultati interessanti.

Osservando ad esempio il grafico riportato in figura 1, re-

lativo alle caratteristiche di polarizzazione in continua, si

può vedere che un condensatore da 22 uF con dielettrico

X7R e tensione nominale di 25 VDC è caratterizzato da una

capacità di soli 7,75 uF in presenza di una tensione di po-

larizzazione in DC di 15V. Il grafico relativo all’aumento di

temperatura (Tem Rise) sempre riportato in figura 1 mostra

che i condensatori che gestiscono le correnti di ondulazio-

ne (ripple) possono essere interessati da fenomeni di incre-

menti della temperatura interna.

I progettisti di solito tengono in considerazione le caratte-

ristiche dipendenti dalla temperature dei dispositivi a se-

miconduttore usati nei loro design, calcolando le tempe-

rature di giunzione mediante modelli di resistenza termica

per assicurare che tali temperature rimangano inferiore a

valori compresi tra 150 e 175 °C. Le caratteristiche dei dio-

di Schottky, comunque, possono far sorgere un problema

nel corso del progetto di un convertitore DC-DC: le perdite

di questi componenti tendono infatti ad aumentare nel mo-

mento in cui cresce la temperatura. Ciò può dar luogo a

una dissipazione più elevata quando sono sottoposti a una

polarizzazione inversa, con conseguente guasto prematuro

del componente. In modo analogo, i circuiti di retroazione

dei convertitori DC-DC spesso utilizzano opto-isolatori che

possono essere fonte di problemi. I rapporti di trasferimen-

to della corrente degli opto-isolatori possono variare a cau-

sa dell’età dei componenti e dell’esposizione a temperature

elevate. La variazione delle caratteristiche di questi opto-

isolatori possono provocare instabilità e portare un guasto

prematuro del convertitore. L’impiego, da parte dei progetti-

sti, di MOSFET al posto dei diodi nelle configurazioni a ret-

tificazione sincrona, può contribuire a risolvere i problemi

legati all’uso dei diodi Schottky e ad aumentare l’efficienza.

Qualora risulti difficoltoso evitare l’uso

di un rettificatore Schottky, come ad

esempio nel caso del diodo di ricirco-

lo (freewheeling) ai capi del commuta-

tore sincrono di un convertitore buck,

è possibile reperire diodi Schottky e

opto-isolatori in grado di resistere a temperature di giun-

zione di 150 °C. L’utilizzo di questi componenti richiede

molta attenzione nella scelta degli altri componenti e nella

progettazione del circuito al fine di evitare la presenza di

punti caldi (hot spot) e garantire un funzionamento affida-

bile alle alte temperature. Come in ogni progetto, è necessa-

rio tenere in considerazione altre problematiche a livello di

sistema, come ad esempio il fatto che, in base agli standard

in vigore, le temperature di funzionamento massime per le

tipiche schede circuitali non devono superare i 130 °C.

La scelta dei componenti

L’esigenza di far funzionare i convertitori DC-DC a tempera-

ture di esercizio più elevate in modo da supportare cluster

sempre più “densi” di sistemi di elaborazione è divenuta via

via più pressante. Ciò significa che i progettisti di converti-

tori DC-DC non possono più limitarsi a considerare le spe-

cifiche dei dispositivi che i produttori garantiscono a una

temperatura di 25 °C se il loro obiettivo è realizzare prodotti

in grado di operare in maniera affidabile per lungo tempo

a temperature di esercizio più alte. Per realizzare conver-

titori in grado di soddisfare queste esigenze i progettisti

devono maturare conoscenze approfondite sulle caratte-

ristiche di ciascun componente e quindi sviluppare i loro

design prendendo come riferimento il livello di efficienza

giudicato più idoneo (sweet spot) all’interno dell’intervallo

di temperatura di funzionamento previsto. I progettisti de-

vono anche individuare i punti in cui dovrebbero essere

misurate le temperature dei componenti ed assicurarsi che

tali misure vengano effettuate all’interno di un ambiente di

funzionamento rappresentativo, in cui cioè flusso e tem-

peratura dell’aria rispecchino il più fedelmente possibile

quelli delle applicazioni in cui saranno effettivamente uti-

lizzati. Solamente dopo aver analizzato tutti questi aspetti,

un progettista di convertitori DC-DC ha tutti gli elementi per

realizzare un design robusto in grado di soddisfare in modo

affidabile e sul lungo periodo le sempre più complesse esi-

genze di sistemi di elaborazione sempre più “densi”.

Il problema collegato alla dissipazione

del calore prodotto da sistemi elettronici

tenderà sicuramente a divenire via via

più complesso