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LIGHTING 11 - MAGGIO 2016

XII

Lighting

La tecnologia dei LED a punti quantici

(Quantum Dot LED o QD-LED) è nota

sin dai lavori dello scienziato russo Alexey

Ekimov, pubblicati nel 1981 ma è diventata

competitiva da non più di un paio d’anni

grazie all’inesauribile sviluppo delle nano-

tecnologie, che ora ne consentono la fab-

bricabilità con i processi standard e con un

rapporto prestazioni/prezzo decisamente

vantaggioso rispetto a tutti gli altri LED

oggi disponibili. In più, c’è da considerare

il valore aggiunto della sostenibilità am-

bientale, perché questi LED consentono

di eliminare alcuni metalli piuttosto diffusi

negli attuali LED come ad esempio l’Arse-

nico e il Cadmio che sono altamente inqui-

nanti e devono essere trattati con processi

specifici per evitare che facciano danni all’ambiente.

La novità introdotta dai QD-LED consiste nell’utilizzare

esclusivamente LED blu fabbricati con un materiale facile

da riciclare e capace di ospitare al suo interno delle “nano

palline”, dette punti quantici, in grado di cambiare la fre-

quenza di emissione della giunzione laser e ottenere tutti i

colori senza bisogno di usare tre diverse sostanze per i tre

colori fondamentali che oltre a inquinare aumentano i co-

sti di produzione. Il risultato è un LED a basso costo con

una gamma cromatica enorme che può essere impiegato

tanto per l’illuminazione dei display per PC o smartphone

quanto per la visualizzazione a effetto nei televisori o nei

grandi pannelli e con prestazioni straordinariamente reali-

stiche nella qualità delle immagini.

Colori quantici

Come è noto, la temperatura di colore in gradi Kelvin misu-

ra la tonalità dei colori e differenzia la qualità visiva delle im-

magini perché può variare molto dai 2000K dell’arancione

ai 3000K del giallo, ai 5500K del bianco, ai 12000K dell’az-

zurro e ai 15000K del blu. La qualità visiva però dipende

anche dalla sorgente utilizzata e fino a un paio d’anni fa

era difficile fabbricare LED potenti ed economici senza

usare l’Arsenico mentre oggi si possono ottenere LED blu

con una temperatura di colore di 5000K, ossia praticamen-

te simile al bianco naturale, usando per

esempio l’InGaN, lo YAG, l’InP o lo ZnSe

(nitruro di gallio-indio, granato di ittrio-

alluminio, fosfuro di indio e seleniuro di

zinco) che sono assai meno pericolosi e si

possono recuperare. All’interno del retico-

lo metallico del semiconduttore prescelto

per ottenere l’emissione laser si possono

quindi miscelare un po’ di punti quantici

che consentono di generare gli altri co-

lori. In pratica, i punti quantici sono dei

“convertitori fotonici” che ricevono la luce

bianca o blu emessa dalle giunzioni dei

LED ed emettono per fluorescenza una

luce con banda molto stretta in un qualsia-

si colore dello spettro visibile.

Strutturalmente, sono delle palline di se-

miconduttore con diametro di una man-

ciata di nanometri inserite all’interno del

semiconduttore principale della giunzione

che dev’essere però caratterizzato da un gap fra le bande di

conduzione e valenza molto maggiore. Così, attorno a ogni

pallina si forma un pozzo di potenziale in grado di separare

elettricamente i portatori di carica del semiconduttore in-

terno da quelli del semiconduttore circostante lasciandoli

la possibilità di assorbire fotoni in un’ampia gamma di fre-

quenze salvo poi riemetterli a una o più frequenze che sono

quantizzate e perciò ben definite. Sono le dimensioni del

volume che ospita ogni punto quantico che determinano

anche la sua lunghezza d’onda di risonanza e i livelli energe-

tici di assorbimento ed emissione. Generalmente, i volumi

con diametro compreso all’incirca fra 2 e 10 nm corrispon-

dono allo spettro visibile e, precisamente, le nanopalline

più grandi con diametro tra 8 e 10 nm risuonano a energia

più alta ed emettono sul rosso mentre le più piccole tra i 2 e

4 nm emettono sul verde. I diametri dei nano-volumi si pos-

sono scegliere nella fase di fotolitografia ma poiché al loro

interno c’è sempre un numero discreto di modi risonanti

ciascuno con la propria probabilità di occupazione da

parte dei fotoni, ne consegue che si può anche decidere

quale modo far prevalere sugli altri e, in definitiva, scegliere

finemente la lunghezza d’onda di emissione e disporre di

un’ampia gamma di gradazioni del colore.

Di conseguenza, i LED a punti quantici sfruttano la poten-

Lucio Pellizzari

LED a punti

quantici

I Quantum Dot LED promettono di conquistare il mercato della visualizzazione grazie

alle ottime prestazioni cromatiche che ottengono a costi e consumi inferiori rispetto a

tutte le attuali tecnologie e inoltre grazie anche alla loro miglior sostenibilità ambientale

Fig. 1 – Al Fraunhofer hanno

ingegnerizzato una tecnologia

che consente di fabbricare i

QD-LED usando il fosfuro di

indio senza alcun altro mate-

riale inquinante per ottenere

a basso costo visualizzazioni

realistiche con una gamma

cromatica pressoché infinita