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EON

ews

n

.

594

-

febbraio

2016

10

imprenditore, spesso giovane

ricercatore, la start up è vista

come possibilità di reddito

alternativa al posto di lavoro

che diversamente non trova.

Giustamente è stato detto che

la start up diventa in tanti casi

una sorta di ammortizzatore

sociale da “tenere stretto”.

Il rischio è che venga a man-

care in questo caso l’obiettivo

tipico delle start up, almeno

nella Silicon Valley, che è quel-

lo della vendita della nuova

impresa innovativa a un’azien-

da più grande, affinché l’idea

iniziale venga adeguatamente

capitalizzata per produrre utili

e recare benefici all’economia.

Intorno al mondo delle start

up è nata poi una pletora di

iniziative di supporto, incuba-

tori, consulenti, acceleratorie

e così via, tra i quali si trovano

entità molto qualificate ma an-

che altre che sostanzialmente

approfittano dei vantaggi of-

ferti dal legislatore rimediando

nuovi posti di lavoro senza riu-

scire a fornire servizi all’altez-

za del compito.

Per essere più efficaci nell’a-

zione di promozione alcuni

enti hanno iniziato a coope-

rare su alcune iniziative, ad

esempio nell’organizzazione

di concorsi a premio per le

start up innovative. In questo

modo le start più meritevoli

vengono maggiormente valo-

rizzate.

Dopo i primi entusiasmi, è sta-

to ben presto evidente che la

maggiore difficoltà stava nel

trovare i capitali di rischio per

fare uscire dalle fasi iniziali le

start up con progetti innovati-

vi validi ed economicamente

profittevoli.

Il problema non è solo italiano.

Ne soffrono le start up di tutta

Europa. Per questo nel mag-

gio 2014 la Commissione Eu-

ropea ha battezzato una piat-

taforma di supporto dedicata

alla crescita delle start up de-

nominata SEP, Startup Europe

Partnership. SEP è guidata da

Mind the Bridge

, una non profit

italo-americana nata nel 2007,

con il supporto della fondazio-

ne inglese per l’innovazione

Nesta

e

The Factory

, campus

per le imprese tecnologiche di

Berlino. SEP opera cercando

di costruire collegamenti fra

le varie esperienze europee,

partendo dall’evidenza che

tutte soffrono della difficoltà di

trovare acquirenti di tecnolo-

gie e che tutte vivono come su

isole non collegate fra di loro,

non riuscendo quindi a creare

quel volume di proposta che

più facilmente può attirare i ca-

pitali. Le operazioni di M&A su

start up in Europa sono poche

e meno della media in Italia

(come si vede nell’immagine

nella pagina) e solo il 14%

ha per protagonisti acquirenti

di altri paesi europei. Sul sito

www.startupeurope.eu

si pos-

sono trovare gli strumenti ope-

rativi di cui SEP si è dotata e

che sono già operativi.

Ma non mancano

start up di successo

Quanto a creatività, comun-

que, gli innovatori italiani non

sono da meno di quelli della

Silicon Valley o di quelli euro-

pei e alcuni di questi, cresciuti

nei migliori incubatori italiani,

sono riusciti ad avviare delle

realtà aziendali di successo e

ad attirare l’interesse degli in-

vestitori. È il caso di

Ennova ,

che dopo avere vinto il Premio

Start Up dell’Anno 2014 e il

UK-Italy Innovation Award nel

2015 ha conquistato anche il

Premio Leonardo Start Up. Il

Comitato Leonardo è nato nel

1993 su iniziativa comune di

Confindustria, dell’ICE e di un

gruppo d’imprenditori e uomi-

ni di cultura, tra i quali Gianni

Agnelli e Sergio Pininfarina,

I

l Decreto Legge del Governo

Monti del 18 ottobre 2012, n.

179 recante “Ulteriori misure

urgenti per la crescita del Pa-

ese”, venne convertito nella

legge n. 221 il 17 dicembre

2012, con l’introduzione di un

gruppo di articoli (da 25 a 32)

recanti le “misure per la na-

scita e lo sviluppo di imprese

start up innovative”. Obiettivi

del Governo e del legislatore

erano quelli di favorire la cre-

scita sostenibile, lo sviluppo

tecnologico, la nuova impren-

ditorialità e l’occupazione, in

particolare quella giovanile.

Accolte con favore dal mondo

che ruota intorno agli incu-

batori di impresa e non solo,

queste nuove disposizioni di

legge hanno effettivamente

ottenuto una rapida crescita

delle società iscritte alla se-

zione start-up innovative del

Registro delle Imprese, che

al 18 gennaio di quest’anno

avevano raggiunto il numero

di 5.161.

Aspettative e risultati

Non è nata una Silicon Val-

ley italiana

L’Italia è molto lontana dal mo-

dello di sviluppo delle start up

nella Silicon Valley. I grandi e

medi imprenditori disposti a ri-

schiare investendo nelle start

up sono pochi. Da una parte

la cultura imprenditoriale di

matrice “familiare” è general-

mente più votata al duro la-

voro e scarsamente propensa

al rischio, dall’altra la maggior

parte di coloro che dispon-

gono di capitali preferiscono

impegnarli in operazioni finan-

ziarie di breve durata; infine,

gli effetti benefici della legge

sono comunque stati attutiti

fino ad oggi dal clima econo-

mico incerto.

Dal punto di vista del nuovo

R

eport

Dalla fine del 2012 l’Italia dispone di una buona legge sulle start up innovative

che ne favorisce l’avvio, attraverso una semplificazione normativa

per la costituzione di imprese nella forma di società di capitali,

e ne sostiene le prime fasi di vita con agevolazioni di tipo fiscale

Le startup

spingono

l’innovazione

F

rancesca

P

randi

Fig. 1 - Le start

up innovative

nelle regioni

italiane (Fonte:

Registro delle

imprese, Camere

di Commercio d’I-

talia, 16 gennaio

2016)