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febbraio
2016
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imprenditore, spesso giovane
ricercatore, la start up è vista
come possibilità di reddito
alternativa al posto di lavoro
che diversamente non trova.
Giustamente è stato detto che
la start up diventa in tanti casi
una sorta di ammortizzatore
sociale da “tenere stretto”.
Il rischio è che venga a man-
care in questo caso l’obiettivo
tipico delle start up, almeno
nella Silicon Valley, che è quel-
lo della vendita della nuova
impresa innovativa a un’azien-
da più grande, affinché l’idea
iniziale venga adeguatamente
capitalizzata per produrre utili
e recare benefici all’economia.
Intorno al mondo delle start
up è nata poi una pletora di
iniziative di supporto, incuba-
tori, consulenti, acceleratorie
e così via, tra i quali si trovano
entità molto qualificate ma an-
che altre che sostanzialmente
approfittano dei vantaggi of-
ferti dal legislatore rimediando
nuovi posti di lavoro senza riu-
scire a fornire servizi all’altez-
za del compito.
Per essere più efficaci nell’a-
zione di promozione alcuni
enti hanno iniziato a coope-
rare su alcune iniziative, ad
esempio nell’organizzazione
di concorsi a premio per le
start up innovative. In questo
modo le start più meritevoli
vengono maggiormente valo-
rizzate.
Dopo i primi entusiasmi, è sta-
to ben presto evidente che la
maggiore difficoltà stava nel
trovare i capitali di rischio per
fare uscire dalle fasi iniziali le
start up con progetti innovati-
vi validi ed economicamente
profittevoli.
Il problema non è solo italiano.
Ne soffrono le start up di tutta
Europa. Per questo nel mag-
gio 2014 la Commissione Eu-
ropea ha battezzato una piat-
taforma di supporto dedicata
alla crescita delle start up de-
nominata SEP, Startup Europe
Partnership. SEP è guidata da
Mind the Bridge, una non profit
italo-americana nata nel 2007,
con il supporto della fondazio-
ne inglese per l’innovazione
Nestae
The Factory, campus
per le imprese tecnologiche di
Berlino. SEP opera cercando
di costruire collegamenti fra
le varie esperienze europee,
partendo dall’evidenza che
tutte soffrono della difficoltà di
trovare acquirenti di tecnolo-
gie e che tutte vivono come su
isole non collegate fra di loro,
non riuscendo quindi a creare
quel volume di proposta che
più facilmente può attirare i ca-
pitali. Le operazioni di M&A su
start up in Europa sono poche
e meno della media in Italia
(come si vede nell’immagine
nella pagina) e solo il 14%
ha per protagonisti acquirenti
di altri paesi europei. Sul sito
www.startupeurope.eusi pos-
sono trovare gli strumenti ope-
rativi di cui SEP si è dotata e
che sono già operativi.
Ma non mancano
start up di successo
Quanto a creatività, comun-
que, gli innovatori italiani non
sono da meno di quelli della
Silicon Valley o di quelli euro-
pei e alcuni di questi, cresciuti
nei migliori incubatori italiani,
sono riusciti ad avviare delle
realtà aziendali di successo e
ad attirare l’interesse degli in-
vestitori. È il caso di
Ennova ,che dopo avere vinto il Premio
Start Up dell’Anno 2014 e il
UK-Italy Innovation Award nel
2015 ha conquistato anche il
Premio Leonardo Start Up. Il
Comitato Leonardo è nato nel
1993 su iniziativa comune di
Confindustria, dell’ICE e di un
gruppo d’imprenditori e uomi-
ni di cultura, tra i quali Gianni
Agnelli e Sergio Pininfarina,
I
l Decreto Legge del Governo
Monti del 18 ottobre 2012, n.
179 recante “Ulteriori misure
urgenti per la crescita del Pa-
ese”, venne convertito nella
legge n. 221 il 17 dicembre
2012, con l’introduzione di un
gruppo di articoli (da 25 a 32)
recanti le “misure per la na-
scita e lo sviluppo di imprese
start up innovative”. Obiettivi
del Governo e del legislatore
erano quelli di favorire la cre-
scita sostenibile, lo sviluppo
tecnologico, la nuova impren-
ditorialità e l’occupazione, in
particolare quella giovanile.
Accolte con favore dal mondo
che ruota intorno agli incu-
batori di impresa e non solo,
queste nuove disposizioni di
legge hanno effettivamente
ottenuto una rapida crescita
delle società iscritte alla se-
zione start-up innovative del
Registro delle Imprese, che
al 18 gennaio di quest’anno
avevano raggiunto il numero
di 5.161.
Aspettative e risultati
Non è nata una Silicon Val-
ley italiana
L’Italia è molto lontana dal mo-
dello di sviluppo delle start up
nella Silicon Valley. I grandi e
medi imprenditori disposti a ri-
schiare investendo nelle start
up sono pochi. Da una parte
la cultura imprenditoriale di
matrice “familiare” è general-
mente più votata al duro la-
voro e scarsamente propensa
al rischio, dall’altra la maggior
parte di coloro che dispon-
gono di capitali preferiscono
impegnarli in operazioni finan-
ziarie di breve durata; infine,
gli effetti benefici della legge
sono comunque stati attutiti
fino ad oggi dal clima econo-
mico incerto.
Dal punto di vista del nuovo
R
eport
Dalla fine del 2012 l’Italia dispone di una buona legge sulle start up innovative
che ne favorisce l’avvio, attraverso una semplificazione normativa
per la costituzione di imprese nella forma di società di capitali,
e ne sostiene le prime fasi di vita con agevolazioni di tipo fiscale
Le startup
spingono
l’innovazione
F
rancesca
P
randi
Fig. 1 - Le start
up innovative
nelle regioni
italiane (Fonte:
Registro delle
imprese, Camere
di Commercio d’I-
talia, 16 gennaio
2016)