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POWER 9 - OTTOBRE 2015

XV

DC - DC CONVERTER

nico, ad esempio, è stato deciso di adottare una tensione

di 48V, un valore determinato dalla tensione necessaria

per il sistema di batterie di backup. Se la tensione della

linea AC diminuisce, il sistema di batterie di backup può

intervenire senza problemi. La situazione nel caso delle

apparecchiature portatili è differente. Questi dispositivi

sono alimentati solitamente da batterie che forniscono,

com’è noto, una tensione continua che deve però esse-

re regolata. Poiché col trascorrere del tempo la tensione

della batteria diminuisce, è necessario aumentare la sua

tensione di uscita e mantenerla regolata. Quindi nel caso

un sistema operi con una tensione di 3,3V, è necessario

mantenere questo valore anche quando la tensione della

batteria diminuisce.

Nel momento in cui si progetta un alimentatore, si potreb-

be essere tentati di scegliere la soluzione che appare più

economica, come ad esempio il semplice partitore di ten-

sione o il circuito con diodo Zener menzionati in prece-

denza. Si è usato il condizionale perché il costo si riferisce

alla sola BOM (Bill OF Material). Approcci di questo tipo

sono caratterizzati da costi aggiuntivi nascosti legati alle

perdite di potenza, che provocano un’elevata dissipazione

di calore e contribuiscono a ridurre la durata dei compo-

nenti elettronici presenti nel sistema. Un LDO, dal canto

suo, è caratterizzato da un rumore in uscita molto basso,

ma la sua adozione comporta numerosi svantaggi tra cui

alta dissipazione di potenza, elevata perdita di tensione

(dropout voltage) e riduzione della durata della batteria.

Oggigiorno, per ottenere i migliori risultati in termini di

efficienza, dissipazione di calore, accuratezza, risposta ai

transitori e costo, i progettisti adottano i convertitori DC-

DC. Non bisogna però dimenticare che la scelta del con-

vertitore DC-DC più adatto non è affatto un’operazione

semplice. La temperatura di funzionamento del converti-

tore limita la sua potenza di uscita massima e le temperatu-

re di funzionamento tendono ad aumentare nel momento

in cui si adottano fattori di forma sempre più compatti per

le apparecchiature industriali. In molti dispositivi, inoltre,

il flusso d’aria e il raffreddamento forzato sono assenti o

comunque limitati.

Convertitori DC-DC: opzioni di progetto

A questo punto si procederà all’esame delle topologie dei

convertitori DC-DC di tipo sincrono ed asincrono, valutan-

done vantaggi e svantaggi. La topologia asincrona è quella

più datata e dà origine a perdite di potenza ai capi del dio-

do Schottky esterno. Queste perdite di potenza si tradu-

cono in una diminuzione dell’efficienza. In questo caso è

consigliabile una topologia di tipo sincrono in quanto ga-

rantisce una maggiore efficienza e può essere utilizzata in

progetti caratterizzati da un fattore di forma ridotto grazie

all’integrazione di un MOSFET. Nella figura 1 è illustrata

questa fondamentale differenza tra un convertitore asin-

crono ed un convertitore sincrono con più elevato grado

di integrazione.

Elaboriamo ora alcune considerazioni riguardo l’effi-

cienza. Negli ultimi anni i produttori di circuiti integrati

analogici hanno introdotto convertitori DC-DC di tipo sin-

crono per migliorare le perdite di efficienza nei proget-

ti di tipo asincrono imputabili, come appena accennato,

alla presenza del diodo Schottky esterno. Un moderno

convertitore di tipo sincrono integra quindi un MOSFET

low-side di potenza in sostituzione del diodo Schottky, ca-

ratterizzato da perdite elevate. La dissipazione di potenza

del MOSFET low-side è determinata dalla R

ON

, mentre la

caduta di tensione diretta ai capi del diodo V

D

determina

la perdita di potenza del diodo Schottky. Se la corrente è

la stessa in entrambi i progetti, la caduta di tensione ai capi

del MOSFET è solitamente inferiore rispetto a quella ai

capi del diodo, per cui la dissipazione di potenza nella so-

luzione che prevede l’uso del MOSFET risulterà inferiore.

La dissipazione di potenza ai capi del diodo in una soluzio-

ne di tipo asincrono è data dall’equazione:

P

D

= V

D

× I

OUT

× (1 – V

OUT

/V

IN

)

mentre la dissipazione di potenza ai capi del MOSFET pre-

sente in una soluzione di tipo sincrono sarà data dall’equa-

zione:

P

FET

= R

ON

× I2

OUT

× (1 – V

OUT

/V

IN

)

Tuttavia vi è chi afferma che i convertitori buck di tipo asin-

crono garantiscano una migliore efficienza in presenza di

carichi di valore ridotto ed elevati duty cycle

[2]

: sembra

quindi che non esista un singolo convertitore in grado di

Fig. 2 – Andamento dei flussi della corrente in un

convertitore sincrono (in alto) ed asincrono (in bas-

so)