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- ELETTRONICA OGGI 449 - OTTOBRE 2015

possibile realizzare tubi caratterizzati da migliore ri-

soluzione e consumi più contenuti, più semplici da

realizzare e contraddistinti da una maggiore affida-

bilità. Per contro, le tecnologie come quelle appena

descritte facevano ricorso al vetro (che è un mate-

riale fragile) e i circuiti utilizzavano tensioni di valore

elevato. Dal punto di vista dimensionale, i sensori di

immagine basati sui tubi erano grandi e ingombran-

ti. Grazie alla tecnologia dei semiconduttori, lo sce-

nario è radicalmente cambiato.

Sensori a stato solido

I dispositivi ad accoppiamento di carica (CCD - Char-

ge-Coupled Device) hanno fatto la loro comparsa

agli inizi degli anni ’70 inizialmente come dispositivi

di memoria; si tratta di componenti a semicondut-

tore che prevedono una schiera (array) ordinata di

elementi fotosensibili (pixel) generalmente disposti

in righe e colonne a formare una matrice. I singoli

pixel sensibili alla luce presenti nell’array impostano

in maniera sincrona lo stato di un flip-flop. I pixel ac-

cumulano carica elettrica in funzione della quantità

di luce incidente. Terminato l’intervallo di esposizio-

ne, la carica è trasferita su un registro a scorrimento

e ha inizio un nuovo ciclo di esposizione. Nel frattem-

po il contenuto del registro a scorrimento viene tra-

sferito verso l’esterno: mediante la temporizzazione

del registro a scorrimento è possibile generare un

flusso video sincrono.

Dopo le prime matrici di sensori unidimensionali

utilizzate in applicazioni come scanner e fax, han-

no iniziato a fare la loro apparizione le versioni bi-

dimensionali e quelle a colori dei dispositivi CCD,

grazie alle quali è stato possibile realizzare sensori

di immagini video molto più compatti e con consumi

notevolmente inferiori.

Evitare l’intervento umano

A causa della mancanza di tecnologie di registrazio-

ne, i primi sistemi CCTV richiedevano l’intervento di

un osservatore che doveva estrarre il maggior nu-

mero di informazioni possibile da un evento rilevato,

dopodiché le immagini erano definitivamente perse.

In sistemi di questo tipo, i compiti di riconoscere i

pattern, rilevare le attività di interesse e decidere se

inviare o meno un avvertimento erano demandati a

una persona.

L’avvento dei sensori CCD lineari ha modificato que-

sto scenario grazie alla loro capacità di lettura di co-

dici a barre e riconoscimento di pattern. I sensori bi-

dimensionali utilizzati nei moderni sistemi di visione

sono caratterizzati da risoluzioni estese, sensibilità

spettrale elevata, consumi ridotti e dimensioni com-

patte. Senza dimenticare che, in molti casi, è possibi-

le eliminare il ricorso a gruppi ottici.

L’abbinamento tra visione e “intelligenza” artificiali

ha permesso di realizzare una nuova generazione di

sistemi di sorveglianza avanzati che, oltre a richie-

dere meno personale, sono caratterizzati da costi

contenuti e dalla possibilità di programmare (e in-

seguire) target specifici. I progettisti, dal canto loro,

si trovano a dover integrare funzioni che richiedono

una notevole potenza di elaborazione.

Problematiche di progetto

Senza la velocità e le densità dei moderni disposi-

tivi di memoria e la potenza di calcolo degli odierni

processori embedded, non sarebbe possibile realiz-

zare i sistemi di sorveglianza “smart” della prossima

generazione, che devono abbinare costi ragionevoli

e compattezza dimensionale. Ciò a causa dell’incre-

mento del livello di risoluzione dell’immagine.

I processori a 8-bit operanti a una frequenza di 4

MHz erano adatti a soddisfare le esigenze dei pro-

gettisti che sviluppavano i primi anelli di controllo

digitali e in grado di supportare le tecniche digitali

per l’elaborazione dei segnali e il controllo in tempo

MOUSER ELECTRONICS

PER APPLICAZIONI

SICUREZZA

Fig. 2 – Anche in presenza di basse risoluzioni del segna-

le video, la velocità di trasferimento dati può peggiorare

rapidamente in funzione della distanza utilizzando il

tradizionale cablaggio a coppia intrecciata