EON
EWS
n
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618
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APRILE
2018
21
per funzioni analogiche e
RF, processori, elettroni-
ca a bassa potenza ecc.
Progettando e realizzando
ciascuno di questi compo-
nenti separatamente con
la tecnologia più appro-
priata e successivamente
integrandoli tutti in un’unica
unità tramite la tecnologia
3D, saremo in grado di fare
progressi ancora maggio-
ri in termini di prestazioni,
costi e consumo di energia
dei sistemi elettronici.
Il collegamento
wafer-to-wafer
A imec abbiamo creduto
a lungo nelle potenzialità
della tecnologia 3D e stia-
mo dedicando una gran-
de quantità di energia per
il suo miglioramento. Nel
2017, per esempio, ab-
biamo ottenuto risultati
eccellenti con il collega-
mento wafer-to-wafer. Du-
rante l’anno, siamo riusciti
a ridurre ulteriormente la
distanza tra i collegamenti
dei chip (passo) nel bon-
ding ibrido wafer-wafer a
1,4 µm (l’attuale passo
standard nell’industria è
6 µm). Riteniamo che un
passo di 0,7 µm dovreb-
be essere possibile per
il 2018. Questa ricerca è
strettamente legata al la-
voro dei fornitori di appa-
recchiature 3D che fanno
parte del nostro program-
ma 3D. Sempre nel 2017,
nell’area del collegamento
wafer-to-wafer, ma questa
volta per la tecnologia Via-
Last, siamo riusciti a ridur-
re il diametro delle inter-
connessioni metallizzate
nel silicio (Through-silicon
Via) a 1 µm, con un passo
di 2 µm (lo standard attuale
nell’industria è un diametro
di 5 µm e un passo di 10
µm). Nel 2018 amplieremo
ulteriormente la nostra tec-
nologia ottimizzata per in-
cludere la sovrapposizione
di 4, 8 e 16 wafer. La so-
vrapposizione di così tanti
wafer è particolarmente im-
portante per le applicazioni
di memoria. Per la tecnolo-
gia die-to-wafer siamo stati
in grado di raggiungere al
momento un passo di 10
µm per le microbump. Nel
2017, l’attenzione si è con-
centrata sullo sviluppo di
tecniche di bonding colletti-
vo in modo che il processo
die-to-wafer possa essere
eseguito più velocemente
e a un costo inferiore. Ne-
gli attuali processi die-to-
wafer i chip sono ancora
trasferiti uno per uno.
Con il bonding collettivo,
d’altra parte, i chip sono
posti su un wa-
fer di supporto e
trasferiti insieme
a un altro wafer
per il bonding.
Nel 2017, abbia-
mo sviluppato un
concept flow per
questo processo e
dimostrato la sua
fattibilità per l’indu-
stria. Abbiamo an-
che garantito che
il processo possa
essere utilizzato
per trasferire chip
non di silicio su
wafer di silicio (come I/O
ottici, laser, III-V, amplifica-
tori di potenza, microLED
ecc.). Questo ampliamento
della tecnologia è impor-
tante per il futuro, perché
ci occuperemo sempre più
di sistemi eterogenei com-
posti da componenti spe-
cializzati. Il panorama della
tecnologia 3D di imec. Pre-
feriamo non parlare di una
roadmap perché per il 3D ci
saranno molte opzioni che
lavoreranno affiancate, an-
che all’interno di un singolo
sistema.
Raffreddare i chip
con microjet
La strada più innovativa
che abbiamo intrapreso nel
2017 è sicuramente quella
dell’uso della prototipazio-
ne 3D per i package di chip
e più specificamente lo svi-
luppo di un nuovo concetto
per il raffreddamento dei
chip. Ora che la risoluzione
della prototipazione 3D sta
migliorando continuamente,
sarà interessante applicare
questa tecnologia ai sistemi
elettronici. Sarà infatti pos-
sibile ottimizzare il design
del packaging del chip in
modo specifico per l’appli-
cazione, invece di utilizzare
un design standard (anche
qui, si ha una tendenza ver-
so la specializzazione). La
prototipazione 3D sembra
essere il modo perfetto per
tradurre il nostro concetto
di raffreddamento
dei chip in realtà. Il
concetto consiste
nel mettere strati
microfluidici sul lato
posteriore del chip,
che quindi dirigono
piccoli microjet sul
chip e così facendo
disperdono il calo-
re in modo molto
efficiente. Le pre-
stazioni - e il costo
- di questo sistema
di raffreddamento
sono migliori anche
dell’attuale
pro-
cesso più all’avanguardia.
Questo è vero soprattutto
perché i vari strati interme-
di possono essere lasciati
fuori e il lato posteriore del
chip può essere raffreddato
direttamente. Nel 2018 svi-
lupperemo ulteriormente
questa tecnologia basata
sulla stampa 3D. Questo
ci consentirà di ottimizzare
il design e portarlo in una
direzione che non è pos-
sibile raggiungere con le
tecnologie di produzione
convenzionali. Questi pro-
gressi comprenderanno il
completamento e la pro-
gettazione 3D dei canali di
alimentazione al fine di evi-
tare inutili cali di pressione
(= perdite). Quindi saremo
in grado di distribuire il re-
frigerante sulla superficie
nel miglior modo possibile.
Guarda alla
tecnologia 3D
per i chip come
un modo per
migliorare il tuo
sistema, non
come una spesa
aggiuntiva
Ridotti i tempi di sviluppo del test
di veicoli elettrici
Subaru
utilizza un sistema hard-
ware-in-the-loop NI per la simu-
lazione delle condizioni stradali
riducendo i costi di sviluppo del
33 per cento rispetto all’utilizzo di
soluzioni di altri fornitori
La tecnologia HIL (hardware-
in-the-loop) di NI, il fornitore di
sistemi che permette a ingegneri
e tecnici di accelerare la produt-
tività, l’innovazione e la scoperta,
è utilizzata dai produttori leader
del settore Automotive com Suba-
ru per la simulazione di reali con-
dizioni stradali per il test di veicoli
elettrici, con una notevole riduzi-
one di tempi e costi di test.
Tradizionalmente, gli ingegneri ef-
fettuano il test dei veicoli su piste
di collaudo o strade pubbliche per
verificare le prestazioni e la si-
curezza del veicolo.
Tuttavia, alcune limitazioni, come
le condizioni meteorologiche e le
condizioni della superficie strad-
ale possono rendere difficoltosi
i test riproducibili sulle strade
in tempi rapidi. Inoltre, i veico-
li elettrici sono estremamente
complessi dato che includono
numerosi sottosistemi intercon-
nessi e questa complessità rende
molto impegnativo il lavoro degli
ingegneri di test che necessitano
di accorciare i tempi di sviluppo
e ridurre i costi. Per affrontare
queste sfide, Subaru ha sostituito
le strade nei test di validazione
con una soluzione di simulazione
HIL di NI basata su hardware PXI e
software LabVIEW.
Con il sistema HIL, Subaru è in
grado di testare in modo completo
ed efficiente il controller embed-
ded di un veicolo in un ambiente
virtuale prima di eseguire la di-
agnostica del sistema completo
in condizioni reali. “Utilizzando i
prodotti NI PXI e LabVIEW, siamo
stati in grado di implementare
completamente un sistema HIL
personalizzato in sole due setti-
mane, sviluppando internamente il
nostro software. Questa soluzione
ci ha permesso di ridurre notevol-
mente i costi di sviluppo rispetto
all’utilizzo di soluzioni di altri for-
nitori e grazie a LabVIEW siamo
riusciti a ridurre i costi di sviluppo
software di circa un sesto risp-
etto ai costi che avremmo dovuto
sostenere per assegnare il lavoro
ad uno sviluppatore esterno”.
Daisuke Umiguchi - electrified
power unit research and experi-
ment Dept., Subaru Corporation
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ECNOLOGIE