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EON
EWS
n
.
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-
GENNAIO
2017
vesting dove più evidente è
stata l’attenzione di fondi di
investimento e venture ca-
pitalist nell’apportare risor-
se alle piattaforme (alcune
sono anche quotate sui
mercati borsistici) e dove si
intravedono grandi poten-
zialità del fintech rispetto
al futuro, ad esempio nella
gestione dei big data relati-
vi ai prestiti finalizzata al ra-
ting, all’automazione degli
investimenti, alla gestione
dei pagamenti, alla carto-
larizzazione dei prestiti. In
Italia le piattaforme attive al
momento sono quattro (tre
in ambito consumer e una
in ambito business di re-
cente avvio) ma si annun-
cia l’arrivo di nuovi player.
Su Kickstarter 100,000
euro di finanziamenti
raggiunti in 7 ore dal
lancio della raccolta
per UDOO X86 di Seco
e Adilab
“UDOO X86 è un compu-
ter di nuova generazione
-spiega Daniele Conti, pre-
sidente di
Seco
e fondato-
re dell’azienda aretina nel
1979,- ed è la più potente
scheda a disposizione dei
maker. Siamo entusiasti
del successo riscontrato su
Kickstarter che permetterà
di sviluppare una tecnolo-
gia a basso costo e a por-
tata di tutti”.
La collaborazione tra Seco
e
Adilab
ha dato vita al
progetto UDOO X86 che
ha permesso di realizzare
una scheda destinata a ri-
voluzionare la tecnologia a
disposizione dei maker, i
cosiddetti artigiani digitali,
impegnati a rendere sem-
pre più forti le connessioni
tra i computer e le azioni
della vita reale.
D:
Come è nata l’idea del
crowdfunding per finan-
ziare questo prodotto?
R:
Era il 2012 ed era ap-
pena esploso il fenome-
no crowdfunding in USA
- rispondono in Adilab- e
nessuno strumento è pa-
ragonabile a Kickstarter
per raccogliere consenso
e fondi a supporto di una
nuova idea, specialmen-
te se l’idea è un prodotto
tecnologico. Quali sono
le alternative dopotutto?
Le banche non finanziano
startup in quanto si tratta di
un business ad alto rischio.
Cercare venture capitalist e
business angel non era nel-
lo spettro di possibilità, in
primo luogo perché aveva-
mo creato un team (Aidilab
– Seco) forte che poteva
gestire a pieno un prodot-
to di elettronica di ultima
generazione, in secondo
luogo perché volevamo es-
sere agili e concentrarci sul
prodotto. Chiedere diretta-
mente ai potenziali utenti
è spesso l’unica possibilità
per prodotti hardware inno-
vativi. La buona notizia è
che questa è anche la mi-
gliore tra le possibilità.
Kickstarter, infatti, per-
mette di testare l’idea ed
evitare grosse perdite di
tempo e soldi. Perché svi-
luppare un prodotto che
non piace a nessuno, do-
potutto? Kickstarter ti aiuta
in questo, perché si pos-
sono chiedere fondi duran-
te l’effettivo sviluppo del
prodotto, cosicché se non
si riscontra domanda si
possono interrompere su-
bito i lavori. In altre parole,
Kickstarter riduce notevol-
mente il rischio d’impresa
in fase di startup.
Oltre a questo, Kickstarter
è un sito ipervisitato per
cui si conquista immedia-
tamente l’attenzione e si ri-
cevono subito preziosissimi
feedback.
(Kickstarter ha una formula
di crowdfunding a premio
per cui, a seconda del-
la promessa di supporto
monetario, il contributore
riceverà in premio un de-
terminato tipo di computer
UDOOX86 n.d.r.).
“L’equity
crowdfunding
consiste nella raccolta di
capitale attraverso la sot-
toscrizione diretta sul web
di titoli partecipativi del
capitale di una società. Si
tratta di un’industria che
nel 2015 a livello mondiale
ha determinato la raccolta
di $ 2,56 miliardi, frequen-
temente destinati a impre-
se in fase di startup. Negli
Stati Uniti il Jobs Act ha
esteso l’equity crowdfun-
ding a tutti gli investitori,
mentre fino a poco tempo
fa esso era riservato ai soli
soggetti ‘accredited’ con
un patrimonio disponibi-
le sufficiente. In Europa,
il mercato di riferimento è
certamente il Regno Uni-
to, dove la principale piat-
taforma,
CrowdCube
, ha
raccolto finora oltre 168
milioni di sterline. In Ita-
lia l’equity crowdfunding
è stato introdotto dal D.L.
‘Sviluppo-bis’ del 2012 ed
è diventato operativo dopo
la pubblicazione del relati-
vo Regolamento Consob.
Oggi possono accedervi
startup e PMI innovative,
nonché i veicoli che inve-
stono in esse, purché la
campagna sia veicolata
su piattaforme autorizza-
te. Alla data del 15 giugno
2016 i portali autorizzati in
Italia erano 19 e le cam-
pagne di raccolta all’attivo
erano 48, di cui 19 chiuse
con successo, 17 chiu-
se senza successo e 12
ancora aperte. Il target di
raccolta medio era pari a €
316.903, corrispondente a
una quota del capitale azio-
nario offerto pari al 22,68%
(il che porta a valutazioni
implicite delle imprese ab-
bastanza generose, spes-
so superiori a € 1 milione).
In 18 casi su 48, le offerte
riguardavano anche tito-
li senza diritti di voto (in 9
casi esclusivamente). Il ca-
pitale raccolto ammontava
a € 5,6 milioni, ancora poco
rispetto alle potenzialità del
mercato. Le imprese (qua-
si tutte startup) protagoni-
ste delle campagne sono
frequentemente lombarde
(16 casi), toscane (7 casi),
laziali e sarde (5 casi a te-
sta). La loro età media è di
3 anni e il fatturato medio
dell’ultimo bilancio è pari a
€ 17.110. I progetti presen-
tati spaziano dai servizi in
piattaforme social/sharing
(10 casi), all’ICT (10 casi),
ai servizi professionali (9
casi)”.
Per quanto riguarda l’am-
bito del lending crowdfun-
ding, gli investitori possono
prestare denaro attraverso
Internet a persone fisiche
(consumer) o imprese (bu-
siness) a fronte di un inte-
resse e del rimborso del
capitale. A livello mondiale,
nel 2015, i portali di lending
hanno raccolto oltre $ 25
miliardi; il leader di mercato
è la statunitense Lending
Club. Non a caso si tratta
del contesto del crowdin-
segue da pag. 9
DANIELE
CONTI
,
presidente
di Seco
R
EPORT