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C’

è una velata ironia nel fatto

che

Linux

, un sistema operativo

nato come porting di una varian-

te didattica di Unix su PC con

architettura x86, non sia riuscito

a intaccare il mondo desktop.

Statistiche alla mano, il 91% dei

PC connessi in rete oggi utilizza

Windows, il 7% il sistema opera-

tivo di casa

Apple

e solo l’1,25%

Linux (fonte:

Net Applications

).

Nonostante la (attuale) débâcle

in ambito desktop, si stima che

nel mondo ci siano tra 1,5 e 2

miliardi di dispositivi che fanno

uso del kernel Linux. Grazie al

porting su un ampio ventaglio

di architetture, l’OS del pingui-

no è infatti riuscito ad affermar-

si in una molteplicità di ambiti

che vanno dai supercomputer

(dove domina incontrastato) ai

piccoli sistemi dedicati dell’In-

ternet delle Cose. Dati pubbli-

cati da

w3tech

mostrano come

nel 2014 i server Web utilizzino

per il 67,4% architetture Unix-

like, con Linux che si accaparra

il 38,6% mentre gli OS di casa

Microsoft

si fermano al 32,6%.

Sul lato client, non tutto è de-

sktop: nell’era post-PC, telefo-

nini e smartphone si sono uniti

a tablet, netbook e notebook

nella categoria delle piattaforme

general-purpose. Android, il si-

stema operativo dominante su

smartphone e tablet (47% del

mercato contro il 44% di iOS,

secondo Net Applications) è ba-

sato sul kernel Linux. L’ombra

del pinguino si estende anche

sul mondo dei dispositivi dedi-

cati, dai router alle stazioni fisse,

dai robot ai decoder, dagli hub

per domotica ai media center,

fino alle consolle per videogio-

chi. La crescente offerta di SoC

complessi a prezzi sempre più

competitivi tende a favorire la

scelta di sistemi operativi gene-

ral-purpose, e i vantaggi offerti

da un sistema libero come Linux

hanno contribuito alla sua diffu-

sione nel mondo embedded. La

chiave del successo sta nell’a-

pertura del codice sorgente e

nella condivisione delle migliorie

apportate.

Negli anni, il kernel di Linux ha

beneficiato del contributo di

numerose aziende come

Bro- adcom

,

Fujitsu

,

Google

,

Ibm , Nvidia

,

Samsung ,

e persino

Microsoft; la vera ricchezza dei

movimenti Open Source sta tut-

tavia nelle comunità di svilup-

patori e appassionati che con-

tribuiscono all’evoluzione e alla

diffusione della tecnologia in una

sorta di “effetto network”.

Ardu- ino

e

Raspberry Pi

sono due

esempi di tecnologie hardware

– peraltro a loro modo legate al

mondo Linux – il cui successo

è alimentato dall’entusiasmo di

ampie comunità di utilizzatori.

Nel 2010, sotto l’egida della

Li- nux Foundation,

è stato creato

lo

Yocto Project ,

un movimento

il cui scopo è fornire procedu-

re e strumenti per agevolare lo

sviluppo rapido e ripetibile di

distribuzioni Linux mirate alle

applicazioni embedded, Per

cercare di coagulare gli sforzi di

aziende e sviluppatori, limitando

la frammentazione, Yocto si è

successivamente allineato con

la comunità

OpenEmbedded

che supporta, tra le altre, le piat-

taforme

BeagleBoard

di

Texas Instruments

, i processori Tegra

di Nvidia e i dispositivi i.MX di

Freescale .

Il parco hardware si

è recentemente ampliato con

l’offerta di piattaforme embedded

a basso costo basate su archi-

tettura x86 (Edison e Galileo di

Intel

) e MIPS (Newton di

Ingenic

e Creator di

Imagination )

.

La rivoluzione promessa dall’In-

ternet delle Cose prelude però

a fattori di scala che tendono a

escludere il ricorso agli SBC, per

quanto relativamente poco co-

stosi siano diventati. A regnare

sovrani sono SoC con funzione

di microcontrollore per compi-

ti dedicati; questi dispositivi si

appoggiano a una miriade di

sistemi operativi in tempo reale

(Rtos), e a volte non usano nem-

meno un sistema operativo.

I requisiti minimi di Linux in ter-

mini di potenza di calcolo e me-

moria lo rendono difficilmente

integrabile in questa categoria

di microcontrollori, pur con le

debite eccezioni:

uClinux ,

una

variante di Linux in grado di ope-

rare su sistema privi di MMU,

gira ad esempio sui microcon-

trollori Cortex-M3 di

ARM .

uCli-

nux è nato inizialmente come

‘fork’ (una derivazione del ker-

nel mainstream) di Linux, ma le

modifiche introdotte sono state

successivamente integrate nel

kernel originale, di fatto eliminan-

do il peccato originale di fram-

mentazione. Lo sviluppatore Tim

Bird, nel suo intervento all’ultima

Embedded Linux Conference ,

ha suggerito di utilizzare questa

forma di ‘frammentazione positi-

va’ di Linux per gettare una testa

di ponte Open Source nell’IoT

spinto. È qui la sfida più impor-

tante per il pinguino.

EON

ews

n

.

581

-

dicembre

2014

3

M

assimo

G

iussani

T

erza

P

agina

Pur se sconfitto nella battaglia per il desktop,

Linux si è affermato in ambiti ancora più

pervasivi, dai server Web ai sistemi embedded

ll “Pinguino”

pervasivo