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- ELETTRONICA OGGI 446 - GIUGNO 2015
TECH INSIGHT
IoT
catturabile, costo basso o ul-
tra basso, sicurezza per chi
indossa tali dispositivi o gli
sta vicino ed ecosostenibilità
ambientale dei materiali im-
piegati per fabbricarli. Non c’è
dubbio che tutte queste carat-
teristiche siano più vantaggio-
se nelle soluzioni di energy
harvesting rispetto a ogni altra
tecnologia di alimentazione ed
è perciò che rappresentano la
scelta preferita per gli oggetti
intelligenti di IoT.
L’energia che
c’è già, dovunque
Oggi nel mondo c’è parecchia
energia inutilmente disper-
sa dagli elettrodomestici, dai
mezzi pubblici di trasporto,
dagli eventi atmosferici, dalle
trasmissioni radio televisive
e persino dai movimenti dei
muscoli ma la potenza recu-
perabile può variare note-
volmente dai nanoWatt dei
sistemi a bassa energia fino
ai milliWatt degli ambienti più
energetici. Per recuperare il
calore basta una giunzione
a semiconduttore N-P, dove
è sufficiente mettere al cal-
do il morsetto P e al freddo il
morsetto N per far spostare
le cariche attraverso la giun-
zione e generare una corren-
te continua proporzionale al
dislivello termico. I generatori
termoelettrici possono servire
in casa, negli uffici e dentro
le automobili, oppure anche
all’aperto nelle latitudini equa-
toriali, laddove c’è una gran
quantità di calore disperso.
Per recuperare l’energia mec-
canica vibrazionale si usano i
trasduttori piezoelettrici, oggi
comunemente disponibili nel-
la forma MEMS, che hanno un
elemento dielettrico elastico
posto fra due elettrodi metalli-
ci, in modo tale da formare un
condensatore che al muoversi
del telaio genera una carica
tempovariante sugli elettrodi
e perciò una tensione ai mor-
setti. I generatori piezoelettrici
possono servire nelle applica-
zioni automotive, industriali,
dentro gli impianti di conver-
sione dell’energia e persino a
bordo dei tram.
Si può recuperare energia
anche dallo strofinio di quei
materiali che in funzione
dell’energia di legame degli
elettroni dei loro atomi su-
perficiali sono propensi a ce-
dere o ad acquisire elettroni.
L’effetto triboelettrico è stato
recentemente sperimentato
su sandwich di Kapton e PET
di pochi cm capaci di gene-
rare una decina di mW/cm
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sufficienti per ricaricare una
batteria di piccole dimensioni,
per esempio, usando il movi-
mento delle scarpe oppure
delle gomme delle automobili
e, inoltre, attualmente si stan-
no sperimentando materiali
triboelettrici organici ottimi
per le applicazioni medicali
sottocutanee.
Le celle fotovoltaiche sono
ben note fin dall’annus mira-
bilis 1905, quando Einstein,
oltre alla teoria della relativi-
tà, scoprì l’effetto fotoelettrico
che gli valse il premio Nobel
del 1921. Oltre che nella forma
di pannelli solari oggi sono
disponibili anche in quadra-
tini di silicio di pochi mm dal
costo ultra basso e perciò
costituiscono senza dubbio
un’importante risorsa per
l’alimentazione degli oggetti
IoT che si troveranno negli
ambienti illuminati. Simili nel
principio sono i materiali fer-
roelettrici e ferromagnetici,
che si polarizzano in presenza
dei campi elettrici o magneti-
ci ma hanno lo svantaggio di
uno scarso rendimento, che
ne circoscrive l’uso solo ne-
gli ambienti industriali ad alta
energia.
Di basso rendimento sono
anche i magnetometri che
producono per effetto Hall
una tensione proporzionale
al campo geomagnetico terre-
stre, mentre più efficienti sem-
brano le microturbine MEMS
che sfruttano la pressione dei
fluidi in movimento, per gene-
rare persino una manciata di
Watt, purché si disponga di
condotti con almeno un cm di
diametro e di flussi liquidi o
gassosi abbastanza densi. Va
anche detto che per molte di
queste tecnologie c’è sempre
la possibilità di comporre i di-
spositivi in serie e/o in paral-
lelo per aumentare la tensione
e/o la corrente in uscita.
Sicuramente interessante è il
progetto
Solar-Jet(Solar che-
mical reactor demonstration
and Optimization for Long-
term Availability of Renewable
JET fuel) promosso dall’U-
nione Europea per la ricerca
di una tecnica finalizzata a
convertire l’anidride carbo-
nica e l’acqua in carburante
usando la radiazione solare.
Data la grande quantità di
CO
2
presente come rifiuto
nell’atmosfera, questa idea
consentirebbe di migliorare la
qualità dell’aria e contempo-
raneamente produrre a basso
costo, senza estrarre petrolio,
il syngas, ovverosia un car-
burante gassoso composto
da idrogeno e monossido di
carbonio facilmente trasfor-
mabile in cherosene, del tutto
uguale a quello usato nelle
turbine degli aerei di linea.
Questa promettente tecnologia
consente il recupero di un pe-
ricoloso inquinante chimico,
con un processo il cui princi-
pale prodotto di scarto è l’os-
sigeno nella forma molecolare
O
2,
e ciò consente di produrre
carburante da immagazzinare
in serbatoi di grandi e piccole
dimensioni con cui si possono
evidentemente
alimentare
dei motori o delle pile a
combustibile e pertanto può
servire per le applicazioni IoT
più impegnative.
n
Fig. 3 – Il progetto europeo Solar-Jet consente di recuperare l’anidride
carbonica dall’atmosfera per produrre cherosene e ossigeno ripulendo
l’aria, senza bisogno di estrarre petrolio