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EDA/SW/T&M

SIMULAZIONE

73

- ELETTRONICA OGGI 444 - APRILE 2015

La simulazione non può fare

a meno delle misure

T

ra la simulazione e la misura diretta delle forme d’onda

dei segnali non c’è differenza, a patto che il sistema

che li ospita sia ideale. In pratica, le due attività sono

costrette a convivere, dato che ci sono segnali che non si

possono misurare e altri che non si riescono a simulare.

Innanzi tutto, quando si misura un segnale si interviene in

qualche modo sul circuito che lo trasporta e lo si fa con

uno strumento costituito a sua volta da circuiti elettronici.

Pertanto, qualsiasi misura falsa inevitabilmente le condizioni

al contorno delle variabili da misurare ma ne subisce anche

l’influsso ed è proprio per questo che può considerarsi

attendibile, perché effettuata nell’ambiente in cui si trova

il sistema in osservazione. Nella simulazione tutto avviene

via software e perciò in una situazione dove le condizioni

ambientali sono state analizzate in misure precedenti e poi

raccolte in modelli che prevedono la maggior parte degli

eventi prevedibili. Da un lato questo permette di ottenere

delle forme d’onda perfette, ma per contro non consente

di verificarle una volta applicate nella realtà dove può

accadere l’imprevedibile. D’altra parte, anche nelle misure

sono cambiati i termini di riferimento perché, ad esempio,

per quanto elevata sia l’impedenza delle sonde dei moder-

ni oscilloscopi essa non consente di rilevare i segnali sui

bus ad altissima velocità di nuova generazione come PCI

Express che per i test necessita schede di acquisizione dati

costruite a tal scopo. Inoltre, le misure dirette sono sempre

localizzate in aree circuitali circoscritte oppure finalizzate su

tipologie ben precise di segnali e perciò richiedono tempo

per ottenere un’immagine completa del sistema in osserva-

zione, mentre con la simulazione, una volta che si dispone

di tutti i modelli,

è

possibile osservare tutte le variabili che

interagiscono sull’intero sistema in un sol colpo, nonché

sperimentarne ogni possibile evoluzione.

I diagrammi a occhio

Nella moderna elettronica la misura probabilmente più im-

portante è la verifica dell’integrità dei segnali, che consiste

nell’accertarsi che ogni forma d’onda in tensione corrispon-

da a quella effettivamente prevista e tutti gli impulsi che rap-

presentano i simboli zero e uno siano effettivamente e univo-

camente riconoscibili come tali. Per far ciò si ricavano i noti

“diagrammi a occhio” o “eye diagram”, che mostrano l’anda-

mento nel tempo delle forme d’onda in tensione, che rappre-

sentano il segnale notoriamente composto da una successio-

ne di impulsi e ne raffigurano l’aspetto in concomitanza con

i gradini di salita e di discesa. Sono molto semplici nell’impo-

stazione, perché basta pensare che quando l’occhio è aperto

il segnale è ben caratterizzato, mentre se si presenta chiuso

anche solo parzialmente significa che nel suo percorso il

segnale è stato modificato dall’insorgere di qualche proble-

matica. Una volta verificata la qualità delle forme d’onda, oc-

corre capire se ciascuna di esse corrisponda effettivamente

al segnale che la trasporta o se nel suo viaggio attraverso il

circuito o nel canale trasmissivo siano intervenute interfe-

renze che hanno provocato l’accoppiamento fra diversi se-

gnali. Si tratta della “crosstalk simulation” che dev’essere fat-

ta per forza via software e consente di stabilire quanti e quali

danni può aver causato il rumore elettromagnetico durante

il trasferimento dei segnali. Per questa simulazione occorre

conoscere in modo preciso tutte le variabili che possono in-

tervenire e quindi si devono creare dei modelli accurati per

Gianluca Scotti

La misura diretta dei segnali e la loro simulazione

software possono completarsi a vicenda proprio

quando i segnali sono particolarmente impegnativi

da analizzare

Fig. 1 – Nel diagramma a occhio rilevato dall’oscilloscopio si leggono

molti difetti tipici delle forme d’onda dei segnali come i jitter che ten-

dono a “chiudere l’occhio”