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POWER 8 - giugno 2015

XXIII

BATTERIE

tà della batteria stessa. Tutte le celle sono caratterizzate

da una “finestra” di tensione di funzionamento all’inter-

no della quale devono avvenire le operazioni di carica/

scarica; questa condizione deve essere soddisfatta per as-

sicurare sia il corretto funzionamento sia la durata della

batteria. Nel caso di applicazioni che prevedono il ricorso

a una batteria al lito, l’intervallo di tensione operativa è

solitamente compreso tra 2,5 e 4,2V. Facendo funzionare

la batteria al di fuori di questo range, la durata della cella

si riduce sensibilmente e si corre il rischio di rendere inu-

tilizzabile la cella stessa.

Per dar vita a un pacco batterie, le celle sono collegate in

serie e in parallelo. Una connessione in parallelo aumen-

ta la capacità di pilotaggio in corrente del pacco batteria,

mentre un collegamento in serie comporta l’incremento

della tensione complessiva. Le prestazioni di una cella se-

guono un andamento di tipo distribuito: nell’istante ini-

ziale (t=0) le velocità di carica/scarica delle celle del pac-

co batteria sono identiche. Nel momento in cui ciascuna

cella è sottoposta a cicli di carica e di scarica, varia la velo-

cità con cui ogni singola cella di carica e si scarica. Ciò dà

luogo a una distribuzione delle prestazioni all’interno del

pacco batteria. Un metodo semplicistico per determina-

re se il pacco batteria è carico, consiste nel monitorare la

tensione di ciascuna cella rispetto a un livello di tensione

prefissato. La tensione della prima cella che raggiunge il

limite di tensione impostato fissa il limite di carica del pac-

co batteria. Nel caso sia la cella più “debole” a raggiungere

per prima questo limite, il resto delle celle non può più ca-

ricarsi completamente. Uno schema di carica come quello

appena descritto non ottimizza il tempo di “ON” per cari-

ca del pacco batteria. Questo schema riduce la durata del

pacco batteria in quanto richiede un numero maggiore di

cicli di carica/scarica. Una cella più “debole” si scarica più

rapidamente. Il fenomeno poco sopra descritto si verifica

anche in fase di scarica. La cella più debole raggiunge per

prima il limite di scarica lasciando il resto delle celle con

una carica residua da erogare.

Esistono due metodi per migliorare il tempo di ON ne-

cessario per la carica del pacco batteria. Il primo consiste

nel diminuire la velocità di carica eguagliandola a quello

della cella più debole durante il ciclo di carica. Ciò può es-

sere ottenuto collegando un FET di bypass con un resisto-

re limitatore di corrente ai capi della cella, come visibile

in figura 3(a). La corrente viene prelevata dalla cella con

la corrente più elevata, che si traduce in un rallentamen-

to della carica della cella; in questo modo le altre celle

del pacco batteria possono adeguarsi. L’obiettivo finale

è ottimizzare la capacità di carica del pacco batteria. Per

conseguire tale risultato tutte le celle devono raggiungere

il limite di carica massimo simultaneamente.

Il pacco batteria può essere bilanciato sul ciclo di scarica

implementando uno schema di spostamento della carica.

La tecnica prevede che la carica venga prelevata dalla cella

alfa (mediante ad esempio un accoppiamento di tipo ca-

pacitivo) e iniettata nella cella più debole. In questo modo

la cella più debole impiega un tempo maggiore per rag-

giungere il limite di scarica.

Questa tecnica, nota come bilanciamento attivo, è illustra-

ta nello schema di figura 3(b).

Fig. 2 – Schema di due possibili collegamenti dei FET (a) collegamento singolo tra il carico e il carica-batteria

(b) collegamento a due terminali che consente la carica e la scarica simultanea