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POWER 8 - giugno 2015

XVIII

Power

quelle condizioni al contorno necessarie a far credere

in una sua diffusione in larga scala, almeno a breve.

Tra i vari, quello che sta guadagnando sempre più spa-

zio e che inizia a esercitare una apprezzabile penetrazio-

ne nei vari comparti del mercato globale è sicuramente

il carburo di silicio, SiC, la cui tecnologia è indubbia-

mente più matura del GaN ed evidenzia già un accetta-

bile grado di robustezza mostrando delle performance

spiccatamente più elevate rispetto al silicio, in particolar

modo nelle condizioni combinate di alta tensione con

alta corrente, quindi in potenza, a elevata frequenza,

unitamente alla possibilità trasversale di operare a tem-

perature di funzionamento superiori rispetto a quelle

massime consentite dal silicio stesso.

Queste feature lo hanno fatto balzare all’attenzione dei

player mondiali grazie alle sue potenzialità di essere in

grado di gestire elevati livelli di energia in modo indi-

scutibilmente più efficiente ed efficace, individuandolo

come materiale “promessa” per le prossime generazioni

di semiconduttori di potenza visto che rappresenta già

una opzione innovativa per i progettisti di questo setto-

re di elettronica.

Esso è composto pariteticamente da carbonio e silicio

(al 50%) ed è presente in natura sotto forma di varie

strutture cristalline polimorfe che vengono chiamate

politipi, tutte di medesima geometria tetraedrica tra cui

il tipo 4H-SiC, che è quello normalmente prescelto ai

fini della costruzione di dispositivi elettronici di poten-

za.

Il SiC si contraddistingue per il fatto di possedere una

larghezza di banda proibita (bandgap) di oltre 3 eV uni-

tamente a una conduttività termica di quasi 5W/cm°C;

tali valori sono all’incirca 3 volte maggiori rispetto ai

corrispettivi del silicio (1.12 eV e 1.5W/cm°C rispetti-

vamente); esso vanta inoltre un campo elettrico critico

pari a quasi 3100 KV/cm (è un ordine di grandezza su-

periore rispetto al Si); a fronte di ciò la mobilità dei suoi

portatori scende da 1400 cm

2

/Vs a circa 900 cm

2

/Vs.

Il notevole valore di campo elettrico critico permette di

raggiungere tensioni di rottura decisamente più elevate

rispetto a dispositivi analoghi realizzati in silicio (è utile

ricordare che la tensione di breakdown VB è propor-

zionale al quadrato dl campo elettrico critico) e apre la

strada verso geometrie nettamente più piccole, consen-

tendo così la realizzazione di dispositivi molto miniatu-

rizzati; grazie a ciò le applicazioni finali che adoperano

componentistica in carburo di silicio riescono a innal-

zare il valore della densità di potenza fino raggiungere

i 10 W/cm

3

.

Questo aspetto tecnologico è accompagnato da un va-

lore più basso della costante dielettrica Ɛs (circa il 20%

in meno rispetto al valore dei silicio), il che produce

proporzionalmente delle capacità intrinseche più pic-

cole e conseguentemente una migliore attitudine alla

realizzazione di componenti a radiofrequenza.

I dispositivi in SiC permettono un incremento dell’ef-

ficienza dei sistemi, riducendo le perdite mediamente

del 50%, ma in alcuni casi si può arrivare fino al 70%

se comparati con omologhi dispositivi Si e, grazie alla

maggiore temperatura di esercizio insieme alla più ele-

vata conducibilità termica, ne permette una riduzione

delle dimensioni ovverosia dei costi dei sistemi di alette

dedicate al raffreddamento degli stessi dispositivi di po-

tenza.

Potendo inoltre essere incrementata la frequenza di

commutazione, si riesce a ricavare una fisiologica rica-

duta sulle dimensioni degli elementi magnetici (ne di-

minuisce il volume), che permette così di conseguire

una ulteriore contrazione sul size totale da cui si ricava

ancora un saving, di tipo indiretto, sui costi totali.

Il carburo di silicio, con la tecnica dell’accrescimento

omo-epitassiale, consente la realizzazione di dispositivi

Fig. 1 – Esempi di dispositivi realizzati in carburo di silicio