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EON

EWS

n

.

615

- GENNAIO 2018

4

I

l primo segnale di rallenta-

mento è venuto dall’Oriente,

quando

Samsung Electro-

nics

, nonostante i buoni risul-

tati, non ha centrato in pieno

le stime lasciando perplessi

gli investitori. Anche colpa

della recente flessione nei

prezzi delle memorie che ha

condizionato la performan-

ce della società coreana. E

non solo di Samsung come

testimonia il fatto che i prezzi

delle flash memory utilizza-

te negli smartphone sono

scivolati del 5% nel quarto

trimestre dello scorso anno.

Non a caso, secondo diversi

analisti, il forte tasso di cre-

scita del comparto potrebbe

dimezzarsi quest’anno pur

restando al 30 per cento.

“È improbabile che assiste-

remo a un crollo improvviso

del mercato e complessiva-

mente per i produttori di chip

il 2018 sarà un anno stabile”

spiega un analista di una

nota banca americana, che

manifesta comunque una

leggera preoccupazione per

un segmento che dalla metà

del 2016 fino al termine del

2017 è let-

teralmente esploso (+70%).

Non si può trascurare infatti

che ormai l’industria delle

memorie valga circa 122

miliardi di dollari, grazie al

boom di smartphone e ser-

vizi cloud che hanno richie-

sto chip di memoria sempre

più veloci e capienti. Senza

contare che l’intero settore

ha attraversato una fase di

forte consolidamento che,

dalla metà degli anni ‘90, ha

ridotto sensibilmente il nu-

mero dei produttori da venti

a poche unità. “La crescita

esplosiva dello scorso anno

ha poi dato ai produttori di

chip abbastanza liquidità da

reinvestire per potenziare la

produzione – precisa un ana-

lista di

Nomura

– In partico-

lare l’offerta di NAND flash

memory è cresciuta nel 2017

del 43% contro un aumento

del 34% dell’esercizio prece-

dete.

Di qui la possibilità di una

flessione dei prezzi di circa il

10 per cento”. Il mercato del-

le DRAM invece, che vale

20 miliardi in più di quello

delle NAND, è più teso e si

stima che i prezzi dovrebbe-

ro ancora crescere di quasi

il 9%, fino a riscendere l’an-

no prossimo, quando diven-

terà operativa la capacità

di produzione aggiuntiva,

attualmente frutto di ingenti

investimenti.

In conclusione, sebbene gli

analisti siano ottimisti e la

richiesta di memory chip

continuerà a essere for-

te, i produttori dovranno

comunque continuare a

investire in innovazione per

rimanere competitivi e per

continuare a ridurre i costi

di produzione. Solo così

potranno fronteggiare la mi-

naccia di una pressione cre-

scente sui prezzi da parte

dei loro clienti che potrebbe

erodere i loro attuali confor-

tevoli margini.

N

elle prime due settimane del

nuovo anno, il più famoso panie-

re al mondo dei titoli del compar-

to tecnologico ha già portato a

casa un rialzo del 5,2%, che si

aggiunge al +28,2% conseguito

nell’intero 2017. L’eccezionale

partenza del Nasdaq Composite,

nel 2018, è

stata su-

periore al

pur ottimo

inizio regi-

strato dallo

stesso in-

dice nelle

prime due

ottave del 2017 (+3,5%) e ha

consentito a Wall Street di rag-

giungere nuovi record storici. La

corsa del paniere dei titoli hi-tech

non ha sostanzialmente risentito

degli scandali che hanno coinvol-

to due tra i maggiori colossi del

settore, cioè

Apple

e

Intel.

Nel

primo caso, il gruppo fondato da

Steve Jobs ha ammesso di aver

volontariamente rallentato, attra-

verso aggiornamenti software,

le prestazioni dei modelli meno

recenti di iPhone, per consenti-

re alle loro batterie di durare più

a lungo. Una dichiarazione che

non ha fermato alcuni clienti di

Apple ad avviare azioni legali che

potrebbero costare più di qualche

miliardo di dollari alla casa di Cu-

pertino. Nel caso di Intel, tutto è

partito dalla scoperta di una falla

nella sicurezza dei pc e dispositivi

mobili che impiegano i processori

dei principali produttori e quindi,

non solo della stessa Intel, ma

anche di Amd e Arm. Una falla

che, secondo alcuni organi di

stampa, avrebbe spinto nei mesi

scorsi il numero uno del gruppo

di Cupertino, Brian Krzanich, a

vendere un pacchetto di azioni

da 25 milioni di dollari, prima che

il problema della sicurezza fosse

reso noto al pubblico, nel tentati-

vo di ridurre i danni derivanti dalla

presumibile discesa del titolo in

Borsa. Nonostante la debolezza

delle quotazioni di Intel (-6,3%)

nelle prime 10 sedute del 2018,

un contributo fondamentale all’ot-

tima performance del Nasdaq

Composite in questo inizio d’an-

no è arrivato ancora una volta

dal settore dei semiconduttori, il

cui paniere di riferimento (il Sox

di Filadelfia) ha registrato una

crescita del 5,5 per cento. Per

entrambi gli indici, gli acquisti

degli investitori sono alimentati

principalmente dalle prospettive

di miglioramento della congiun-

tura economica nel 2018, rispet-

to ai già positivi dati del 2017.

Le previsioni degli economisti

indicano un’accelerazione della

crescita in tutte le principali aree

geografiche del mondo, con gli

Stati Uniti che potrebbero fare da

locomotiva anche grazie ai primi

effetti delle aggressive misure

di politica economica dell’ammi-

nistrazione Trump. Ricordiamo

la riduzione permanente dal 1°

gennaio 2018 dell’aliquota per le

aziende al 21% dal precedente

35% e la possibilità per le multi-

nazionali di far rientrare i capitali

all’estero (circa 3mila miliardi di

dollari) negli Stati Uniti, cioè ver-

sando un prelievo una tantum

del 7,5%, che sale al 14,5% se

gli asset sono in contanti.

A Wall Street, partenza a razzo

per l’hi-tech nel 2018

Memory chip

alla

prova dei prezzi

Nella prima metà di gennaio, il Nasdaq ha già

guadagnato il 5,2%, facendo meglio rispetto allo

stesso periodo del 2017 e conquistando nuovi record.

A sostenere gli acquisti sui titoli statunitensi del

settore tecnologico, snobbando gli scandali Apple e

Intel, le prospettive di un’accelerazione della crescita

globale nel 2018 e di un ulteriore aumento dei profitti

sulla scia del taglio delle tasse negli Usa

Dopo un anno

di vendite record

inizia a scendere

il prezzo delle

memorie. E già sul

mercato ci si chiede

se non è la fine del

boom dei prezzi

F

EDERICO

F

ILOCCA

E

LENA

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IRIENKO

H

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&

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