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IV

Power

POWER 11 - GIUGNO/LUGLIO 2016

Compattezza, velocità e ri-

sparmio: una descrizione che

non è solo adatta alle mo-

derne utilitarie, ma anche ai

semiconduttori di potenza al

carburo di silicio (SiC). Non

sono infatti solo le nostre

auto a dover diventare sem-

pre più efficienti, ma anche

i sistemi elettronici in tutti i

possibili settori devono af-

frontare questa sfida. Qui i transistor a effetto di campo

(FET, Field Effect Transistor) al carburo di silicio offrono

una soluzione efficiente che, grazie alle frequenze di com-

mutazione più elevate, consente agli sviluppatori di ridurre

in modo notevole non solo la potenza di perdita, ma an-

che i componenti necessari, come bobine e condensatori.

In tal modo diminuisce anche il volume complessivo del

pezzo. Molti fornitori di impianti fotovoltaici, grandi unità

industriali di alimentazione o controllo di motori, sfrutte-

ranno volentieri questa possibilità di riduzione di peso e

dimensioni. Con l’aiuto di convertitori DC/DC è possibile

facilitare l’alimentazione degli ingressi di pilotaggio.

Un po’ di storia

Dall’inizio degli anni cinquanta gli sviluppatori di sistemi

di potenza puntano sull’impiego di componenti a semicon-

duttori. Il primo importante passo è stata l’invenzione di

cosiddetti transistor bipolari di potenza che consentivano

all’utilizzatore di commutare alcune centinaia di Ampere

con tensioni di breakdown fino a 500V. La potenza nomi-

nale da commutare era considerevole, ma occorreva pilota-

re la base del componente con correnti relativamente alte

per ottenere tempi di commutazione rapidi e poter ridurre

al minimo le perdite di commutazione. Queste correnti di

pilotaggio relativamente alte, di norma pari al 10 – 20%

della corrente del collettore, e il collegamento in parallelo

molto sensibile dei transistor bipolari di potenza, che po-

teva provocare guasti precoci a causa della sua risposta a

corrente e temperatura, hanno spinto così allo sviluppo dei

transistor a effetto di campo (field effect transistor, FET)

che potessero superare le limitazioni dei transistor bipo-

lari. Oltre ai notissimi MOSFET (FET con semicondutto-

re all’ossido metallico), vi sono molti altri tipi di FET, per

esempio gli IGFET (FET con elettrodo di gate isolato) o

i MISFET (FET con semi-

conduttore a isolatore me-

tallico). I MOSFET sono

dotati di un elettrodo di

controllo conducente, nor-

malmente in metallo, e di

un isolatore intermedio in

ossido di silicio. Il vantag-

gio fondamentale di questi

componenti è il ridottissi-

mo flusso di corrente sul

gate in presenza di cicli di

chiusura o apertura. Anche

durante le fasi di commutazione fra gli stati, la corrente di

gate aumenta solo in maniera trascurabile rispetto a quella

dei transistor di potenza bipolari. Nei processi di commu-

tazione desiderati la capacità di gate deve essere caricata e

scaricata. È sostanzialmente da questo che dipende il flusso

di corrente di pilotaggio. Un ulteriore vantaggio consiste

nel fatto che per un MOSFET si possono realizzare dei

processi di commutazione molto rapidi, poiché l’apertura

del tratto drain-source in un processo di commutazione av-

viene esclusivamente tramite il trasporto di cosiddetti por-

tatori maggioritari. Anche il collegamento in parallelo, a

motivo della caduta di tensione di breakdown crescente a

Wolfgang Wolfsgruber

Direttore - Environmental & Reliability Lab

RECOM Engineering GmbH & Co KG

Gmunden, Austria

w.wolfsgruber@recom-power.com

Alimentazione dei driver SiC:

alcune considerazioni di progetto

Grazie all’utilizzo di convertitori DC/DC realizzati “ad hoc” è possibile semplificare

l’alimentazione dei circuito di pilotaggio dei MOSFET realizzati in carburo di silicio

Fig. 1 – Stadio di eccitazione