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- ELETTRONICA OGGI 445 - MAGGIO 2015

TECH INSIGHT

CALCOLO NEUROMORFICO

sinaptici e quelli che vengono usati molte volte si rafforzano

e permangono come memoria, mentre quelli poco usati

si indeboliscono e possono perfino scomparire. Ancora

oggi non è adeguatamente compreso come sia possibile

che tutti i neuroni possano essere sempre in relazione

con tutti gli altri nonostante l’esorbitante numero delle

connessioni, ma è ormai chiaro che sono proprio queste

sinapsi a costituire la memoria del cervello. Si sa anche che

ci sono gruppi di neuroni abitualmente dedicati ad alcune

funzioni come guardare, parlare o udire, ma si sa anche che

indipendentemente dalla loro funzione abituale tutti i neuroni

sono capaci di riconfigurarsi anche se sono dedicati a taluni

percorsi funzionali per adattarsi a far parte di altri percorsi,

modificando le proprie connessioni.

Questa forma di attenzione selettiva è ciò che differenzia

il cervello umano dai sistemi elettronici che vengono

programmati a funzionare seguendo algoritmi ben precisi,

introdotti dal programmatore dall’esterno, perché fra i

neuroni gli algoritmi sono creati di volta in volta all’interno

con il cambiamento dei percorsi sinaptici. Ciò significa che il

cervello stesso è capace di autoriprogrammarsi e perciò può

essere per quest’aspetto assimilato agli attuali FPAA, Field

Programmable Analog Array. Purtroppo i numerosi tentativi

di implementare questo approccio sul silicio hanno dimostrato

che occorrerebbero quantità esorbitanti di risorse di calcolo

per poter simulare un’attività neuronale

migliaia di volte inferiore rispetto a quella

del cervello. Per esempio, si è capito che nei

ragionamenti più impegnativi il cervello esegue

circa 1016 operazioni sinaptiche al secondo

che, valutando l’afflusso di sangue richiesto,

consumerebbero all’incirca una ventina di

Watt e perciò se ne deduce un’efficienza di

circa 514 operazioni sinaptiche per Watt ossia

quattro o cinque ordini di grandezza meglio

degli attuali più potenti DSP.

Neuroni elettronici

Tutti i tentativi di replicare il cervello

consistono in pratica nel realizzare reti di

neuroni utilizzando da tre a sei transistor

mosfet per ogni neurone, con la differenza rispetto a quelli

dei comuni circuiti logici di funzionare con voltaggi più bassi,

in modo da poter accettare più ingressi e eventualmente

anche più uscite, in modo tale da essere circondabili con

collegamenti ridondanti che possano rappresentare le

connessioni sinaptiche. A studiare la faccenda lavorano

da un po’ di anni i ricercatori del centro

IBM Research

di

Almaden, in California, nell’ambito del progetto Synapse,

finanziato dalla Defense Advanced Research Projects

Agency del Pentagono

( DARPA

). Il primo importante risultato

di questo lavoro è confluito nella dimostrazione intorno

al 2011 di un prototipo che implementava sul silicio 256

transistor nella veste di neuroni, con attorno a essi ben

262mila connessioni sinaptiche. Le prestazioni sono state

primitive ma incoraggianti, perché questa innovativa unità

di calcolo riusciva a riconoscere i caratteri alfanumerici in

lettura oppure a far seguire un percorso guidato a un veicolo

e nulla di più, con il vantaggio di utilizzare risorse hardware

e software decine di volte inferiori rispetto agli attuali sistemi

a microcontrollore configurati per gli stessi compiti.

L’agenzia Darpa sta finanziando per lo stesso motivo anche

gli

Hughes Research Labs ,

celebri per aver battezzato il

primo laser funzionante nel 1960 e ora gestiti in comproprietà

da General Motors e Boeing. Qui si studia come fare in modo

che i neuroni riescano a modificare le connessioni sinaptiche

quando cambiano le informazioni ai loro ingressi, ovvero

come sviluppare la facoltà dell’apprendimento nelle unità

di calcolo neuronali. In questo modo è stato realizzato un

prototipo con 576 neuroni capaci di favorire gli ingressi dai

quali ricevono segnali più frequentemente e sfavorire quelli

meno usati, in modo tale da ottenere dei percorsi sinaptici

privilegiati rispetto ad altri. Questo approccio consente al

chip di imparare e negli esperimenti al comando di semplici

videogiochi ha effettivamente dimostrato di saper vincere

anche senza aver ricevuto le istruzioni di gioco.

Un prototipo che è anche una svolta

Il successo delle ricerche nell’ambito del programma Synapse

(Systems of Neuromorphics Adaptive Plastic Scalable

Electronics) ha invogliato a collaborare i ricercatori dei

due laboratori protagonisti degli IBM Research e degli HRL

fino a portare alla realizzazione di un nuovo

prototipo che sembra avere tutte le carte in

regola per costituire un significativo passo

avanti della tecnologia in questo campo.

Il chip TrueNorth possiede, infatti, circa

un milione di neuroni realizzati nella forma

di 4x4 core neuronali con un totale di 5,4

milioni di transistor in geometria di riga da

28 nm e ospita ben 256 milioni di sinapsi

elettroniche che riescono ad auto organizzarsi

in 4096 core neurosinaptici suddivisi in

64x64 percorsi funzionali predisposti per

altrettante funzioni di elaborazione neuronale.

Il tutto con un consumo medio di appena

70 mW che rende l’idea delle potenzialità

di questo innovativo chip di calcolo. L’équipe di ricerca

capitanata dall’esperto D. Modha presenta il TrueNorth

con un esemplificativo paragone che ci ricorda come le

prestazioni del cervello umano sono così eccezionali grazie

all’equilibrato amalgama fra le funzioni svolte dai due emisferi

destro e sinistro, che sono prevalentemente dedicati a

mansioni loro tipiche, anche se in realtà collaborano insieme

incrociando le proprie caratteristiche. Sono state pubblicate

interpretazioni un po’ fantasiose a questo proposito ma

Modha spiega che l’approccio olistico del TrueNorth consiste

proprio nell’essere realizzato con transistor di silicio ma con

un’architettura molto diversa dai precetti di Von Neumann,

perché fortemente ispirata a quella della rete neuronale del

cervello. In ogni caso il TrueNorth riesce a eseguire 400

miliardi di operazioni sinaptiche al secondo e ciò costituisce

senza dubbio un record che potrà invogliare i ricercatori

a cimentarsi in un ulteriore avvicinamento alla corsa a

replicare le caratteristiche del nostro cervello.

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Le prestazioni del

cervello umano sono

eccezionali grazie

all’equilibrato

amalgama fra

le funzioni svolte

dai due emisferi