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- ELETTRONICA OGGI 445 - MAGGIO 2015

TECH INSIGHT

CALCOLO NEUROMORFICO

P

er quanto potenti siano oggi diventati i computer non v’è

dubbio che sono ancora lontani dall’avvicinarsi alle pre-

stazioni del cervello umano, notoriamente considerato dagli

scienziati un sistema di elaborazione prodigioso che ispira

da sempre teorici e ingegneri alla ricerca della tecnologia più

confacente ad assomigliarli, per far di conseguenza progre-

dire le applicazioni informatiche in generale. Il punto dolente

degli attuali core di elaborazione, per farla breve, è che ri-

chiedono ogni volta sovrabbondanti risorse di supporto e una

gran quantità di calcoli prima di arrivare ai risultati definitivi,

mentre il cervello riesce a fornire qualsiasi risposta immedia-

tamente, magari parziale e talvolta seguita da un certo tempo

dedicato all’ottimizzazione dei particolari, ma comunque con

un’agilità di elaborazione ineguagliabile per gli attuali compu-

ter e anche per quelli che chiamano supercomputer.

Per qualche anno si è pensato che lo sviluppo del calcolo

parallelo e in particolare dei multicore multitask avrebbe

potuto ridurre questo gap e, in effetti, ha prodotto degli

indubbi passi avanti nelle prestazioni dei processori

anestetizzando l’infinito proseguire della pazza corsa ad

abbassare la geometria di riga inaspritasi sotto la decina di

nanometri dove implica problematiche quantistiche difficili

da risolvere. Senza dubbio i multicore in parallelo hanno

brillantemente risolto questa impasse dando vita a nuove e

più potenti generazioni di computer, ma ancora oggi sono

ben lontani dall’avvicinarsi al cervello umano, che ha una

struttura molto più complicata e per tanti aspetti ancora

del tutto inesplicata. Questa motivazione ha spinto i migliori

laboratori a proseguire negli studi e sviluppare quello che

chiamano calcolo neuromorfico proprio perché cerca di

assomigliare a quello neuronale.

Anche il cervello è un computer

Il cervello è una rete di neuroni che si collegano fra loro

attraverso le sinapsi dove si scambiano segnali elettrochimici

che si possono immaginare simili ai Byte. Il passaggio delle

informazioni nelle sinapsi è selettivo e avviene dagli assoni ai

dendridi, e precisamente dall’unico output (assone) di ogni

neurone, a uno dei tanti input (dendridi) del successivo, solo

quando il contenuto del neurone che trasmette supera un

particolare valore di soglia che ne esprime in un certo modo

la sua operatività logica binaria, perché sopra soglia si attiva il

trasferimento mentre sotto soglia non si attiva. Inoltre, ci sono

due tipi di sinapsi che si chiamano eccitatorie e inibitorie e

assomigliano molto agli AND e NOT logici perché le prime

portano il neurone allo stato attivo mentre le seconde al

contrario lo disattivano e quindi in pratica possono scriverci

sopra un 1 o uno 0. Si intuisce che i concetti fondamentali

delle reti booleane ci sono tutti e quindi anche le premesse

per copiarne la struttura, se non fosse che i neuroni non sono

elementi di calcolo isolati che funzionano sequenzialmente

da soli, ma piuttosto elementi di una rete costituita da un

centinaio di miliardi di neuroni e da circa duecentomila

miliardi di connessioni sinaptiche.

Di conseguenza, ogni neurone riceve centinaia di input dai

dendridi e poi elabora un output che viene propagato dalle

successive sinapsi, delineando ogni volta insieme ai neuroni

precedenti e a quelli successivi uno o più percorsi sinaptici

che costituiscono i pensieri, ossia i risultati dell’elaborazione

a seguito di un insieme di segnali entrati attraverso gli

organi sensoriali. Si possono formare milioni di percorsi

Il paradigma

del calcolo neuromorfico

Lucio Pellizzari

Fra il cervello umano e le unità di calcolo sul silicio

ci sono somiglianze che possono essere sfruttate

per realizzare i nuovi computer neuromorfici

con prestazioni che superano di alcuni ordini di

grandezza gli attuali migliori multicore

Fig. 1 – Il chip neuromorfico TrueNorth ha un milione di neuroni e 256

milioni di connessioni sinaptiche che si rafforzano se usate più spesso

consentendo al computer di apprendere