Elettronica_Oggi_429 - page 32

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- ELETTRONICA OGGI 429 - LUGLIO/AGOSTO 2013
S
i sente sempre più spesso parlare oggi di
“energy harvesting” o di Power harvesting o di
Energy scavenging. Che significa, di preciso?
Con questa espressione ci si riferisce alla possi-
bilità di garantire il funzionamento di dispositivi
o circuiti elettronici non solo senza la necessi-
tà di collegarli alla linea elettrica, ma addirittura
senza l’obbligo di alimentarli con una batteria.
Da dove ricavano allora l’energia necessaria al
loro funzionamento? La risposta è: dall’ambiente
circostante, ovvero da fonti naturali oppure ac-
cidentali. Lo schema a blocchi di un sistema di
questo tipo per alimentare in modalità remota
un sensore wireless è visibi-
le in figura 1. In realtà, a ben
pensarci, le fonti di energia
ambientali presenti attorno
a molti dispositivi elettroni-
ci sono molte: basti pensare
ad esempio alla presenza di
luce, calore, onde radio, diffe-
renza di temperatura, vibra-
zioni, deformazioni, reazioni
chimiche, flusso di gas o di
liquidi, e altre ancora. Poiché
però il più delle volte le ener-
gie ricavabili da queste fonti
sono estremamente ridotte,
è necessario che i circuiti o
i dispositivi da alimentare si
accontentino di livelli di cor-
rente e tensione sufficien-
temente contenuti, e quindi
questa tecnica è applicabile
solo ai dispositivi più recenti,
TECH-FOCUS
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Paolo De Vittor
L’esigenza di sfruttare l’energy harvesting -
un concetto poco conosciuto fino a qualche
anno fa – sta rapidamente diventando un
imperativo in molteplici settori, e non solo
nelle applicazioni remote
IMPERATIVO: ENERGY
HARVESTING
Fig. 1 – Schema a blocchi di un tipico sistema di energy harvesting utilizzato per alimentare un sensore
wireless
Fig. 2 – Modulo termogeneratore TE-Core della tedesca
Micropelt per applicazioni di EH ultra-low power
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