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LIGHTING 4 - gennaio/febbraio 2014
XVI
Lighting
La nota agenzia di consulenza e ricerche di mer-
cato
IHS
ha rivelato i risultati di un’analisi che
desta in realtà un certo sconcerto fra gli aziende
impegnate nel settore dell’elettronica di consu-
mo. IHS, d’altronde, non fa altro che registrare
una preoccupazione che già da qualche tempo
serpeggia fra i produttori di apparati elettronici a
grande diffusione.
La notizia è che il recente boom dei televisori a
cristalli liquidi, degli schermi LCD e delle celle
solari imporrà nel giro di qualche anno una pro-
fonda revisione delle tecnologie fino ad ora utiliz-
zate. Analogo problema riguarda i display touch-
screen, diffusi in tablet, smartphone, e-reader,
terminali ATM e navigatori satellitari.
Elettrodi trasparenti
Il motivo di questa preoccupazione va ricercato
nel materiale che – già dai primi anni in cui han-
no fatto la loro comparsa i display a cristalli liqui-
di – viene utilizzato per la realizzazione degli elet-
trodi trasparenti che vengono depositati sui due
sottili strati di vetro, che racchiudono il liquido
nematico e costituiscono il display. L’applicazione
di una differenza di potenziale fra questi elettrodi
permette di polarizzare le molecole di liquido ne-
matico (detto “cristallo liquido”) orientandole in
modo da trasmettere o bloccare la luce generata
dal pannello posteriore che fornisce la retroillu-
minazione.
Negli schermi touch-screen gli strati di materiale
conduttivo devono essere più di due, proprio per
poter realizzare gli elettrodi capacitivi sensibili al
tocco. La luce che proviene dal retro del display
deve attraversare proprio questi elettrodi, che
per questo motivo debbono essere perfettamen-
te trasparenti. Ecco il motivo per cui in tutti gli
schermi LCD questi elettrodi sono realizzati vapo-
rizzando un sottile strato di materiale trasparente
elettroconduttivo che si chiama ITO, acronimo di
Indium-Tin Oxide.
Si tratta in pratica di ossido di Indio In2O3 con-
tenente il 10% di ossido di stagno (SnO e SnO2).
Il materiale così ottenuto (il cui aspetto è visibile
nella foto di Fig. 1) costituisce quella che viene
definita una “soluzione solida” nella quale la pre-
senza dello stagno funge da drogante, rendendo
l’ossido di Indio un semiconduttore che, grazie
all’elevato energy-gap (quasi 4 eV, quindi supera-
bile solo dall’ultravioletto in poi), può essere at-
traversato dalla luce visibile. La sua trasparenza si
aggira sull’80% mentre la sua resistenza si aggira
sui 50 ohm/quadrato per le deposizioni su vetro.
Sino ad ora questo materiale è presente nella to-
Paolo De Vittor
Un serio problema
per i display
LCD di domani
Sembra proprio che il materiale che costituisce una componente fondamentale degli
odierni schermi a cristalli liquidi e touch-screen possa creare nel giro di qualche anno
seri problemi di reperibilità
Fig. 1 – Ossido di Indio e stagno (ITO) prodotto
da
e utilizzabile per le deposizioni per
evaporazione; il materiale ridotto in polvere ha
invece un colore verde-giallastro
1...,6,7,8,9,10,11,12,13,14,15 17,18,19,20,21,22,23,24,25
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