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POWER 10 - MARZO 2016

V

Digital power

di prestazioni raggiungendo alcuni limiti di natura fisica

difficili, ma non impossibili, da superare (Fig. 1).

Parallelamente all’evoluzione dei componenti, duran-

te la metà degli anni settanta, alcuni progettisti – tra cui

Trey Burns, NR Miller e Chris Henze – hanno iniziato a

iniziato a condurre ricerche sulla modalità da seguire per

digitalizzare la conversione di potenza. Nella community

degli specialisti della potenza, PESC (Power Electronics

Specialists Conference)1977 è considerato come il pun-

to di partenza dell’applicazione del controllo digitale

al dominio della potenza. A quei tempi la mancanza di

potenza di calcolo limitava la possibilità di sfruttare ap-

pieno le potenzialità della digitalizzazione. Fu solo verso

la fine degli anni ‘90 che, grazie alla disponibilità su va-

sta scala del DSP C2000 di Texas Instruments, l’indu-

stria della potenza “materializzare” le possibilità offerte

dall’elaborazione digitale in un sistema di potenza e in-

tegrare il controllo digitale in un gruppo di continuità.

Questa prima applicazione ha dimostrato le enormi possi-

bilità impressionanti offerte dalla digitalizzazione applicata

al dominio della potenza. Nel 2004, con l’introduzione di

PMBus, un protocollo di comunicazione comune per le

apparecchiature di potenza, questa industria è entrata in

una nuova era.

Nell’ultimo decennio, i produttori di componenti e di ali-

mentatori hanno introdotto un grandissimo numero di

prodotti basati sulla tecnologia di potenza digitale e, dai re-

golatori PoL (Point-of-Load) al data center questa tecnolo-

gia ha contribuito non solo a ridurre i consumi energetici

ma anche, a migliorare l’affidabilità e ridurre il costo totale

di possesso (TCO).

Alcuni esempi

DPFC

– Nelle applicazioni AC/DC, il fattore di potenza è

controllato in modo digitale (DPFC) per consentire un’ot-

timizzazione delle prestazioni in real time. I parametri

DPFC possono essere regolati in modo dinamico per pren-

dere in considerazione disturbi di linea, variazioni ambien-

tali, di carico e di altri parametri, ottimizzando la qualità

del fattore di potenza Oltre ad assicurare prestazioni ele-

vate per l’alimentatore, il DPFC può fornire informazioni

al sistema o segnalare lo stato di funzionamento al super-

visore che, nel caso di gestione remota, può risultare utile

per diagnosticare precocemente i problemi riducendo il

rischio di downtime.

DC/DC

- La sezione di switching dell’alimentatore può

trarre indubbi benefici dal controllo digitale grazie alla

possibilità di ottimizzare tempi morti (dead-time) e duty-

cycle e ridurre di conseguenza il consumo di energia nei

casi in cui il carico sia al di sotto di una certa soglia (dal

10% al 25% in funzione della potenza e dell’applicazione).

Il controllo digitale prevede un funzionamento assimilabi-

le a quello di tre o quattro differenti convertitori di potenza

ottimizzati in funzione del carico (basso – medio –alto). La

figura 2 riporta il confronto tra due convertitori DC / DC

con potenza simile. Il convertitore analogico è ottimizzato

in modo da fornire elevate prestazioni in condizioni di

massimo carico, ragion per cui le prestazioni diminuisco-

no per carichi di valore inferiore. Il convertitore che adot-

ta il controllo digitale, invece, prevede tre configurazioni

(all’interno del medesimo convertitore) che regolano i pa-

rametri di funzionamento in base alle condizioni di carico.

Tensione del bus

– Indipendentemente dal settore preso

in considerazione – ICT, industriale, trasporti, medicale,

della difesa – si utilizza comunemente una tensione di bus

intermedia. Per ragioni storiche, legate all’alimentazione

di hard disk, ventole e commutatori, il valore di 12V e lo

standard “de facto” adottato per default nella maggior par-

te delle applicazioni. Pur essendo un valore adatto per la

conversione a una tensione di 5V, una tensione di 12V risul-

ta meno idonea quando di devono alimentare gli odierni

processori, che richiedono tensioni inferiori a 1V, in quan-

do genera perdite inutili soprattutto in presenza di carichi

di valore ridotto.

Nel 2005, tutti coloro che si occupano dello sviluppo di

architetture di sistema hanno iniziato a prendere in consi-

derazione valori diversi di tensione, comprese tra 8 e 13V,

oltre alla possibilità di regolare la tensione del bus in base

alle condizioni di carico. In maniera empirica la tensione

di uscita del convertitore DC/DC era controllata median-

te un potenziometro elettronico; regolando la tensione

del bus in funzione di un segnale fornito da una sorgente

Fig. 2 - Confronto tra due convertitori DC/DC con po-

tenza simile. Il dispositivo di tipo analogico, ottimiz-

zato per garantire alte prestazioni con il carico mas-

simo, evidenzia una riduzione delle prestazioni per

carichi di valore inferiore