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POWER 2 - luglio/agosto 2013
XV
MOSFET
bassa tensione. La figura 1 evidenzia il ruolo svolto da un
MOSFET a bassa potenza in due circuiti di conversione
della potenza utilizzati nello stadio di alimentazione di
un tipico sistema di telecomunicazione. In figura 1a, pos-
siamo vedere lo schema a blocchi di un alimentatore AC/
DC in configurazione flyback, che converte la corrente
alternata di rete in una linea di distribuzione in DC a 48
V. In questo caso, i MOSFET ad alta tensione con valore
nominale dell’ordine dei 600 V effettuano la commuta-
zione e la correzione del fattore di potenza (cos φ) sul
primario, mentre un MOSFET a bassa tensione con una
V
DSS
compresa tra 100 V e 200 V offre la commutazione
richiesta al secondario. La figura 1b mostra il convertito-
re isolato DC/DC a ponte intero (full-bridge), nel quale
si utilizzano dei MOSFET a bassa tensione con tensioni
nominali comprese tra 60 V e 250 V per gestire la com-
mutazione sul primario. In questo caso, la commutazione
al secondario è gestita da MOSFET con tensioni nomi-
nali comprese tra 30 e 60 V. Proseguendo ulteriormente,
MOSFET a bassa tensione saranno anche impiegati nelle
commutazioni sul ramo superiore (high-side) e inferiore
(low-side) del ponte dei convertitori nel punto di carico
(Point Of Load, POL) non isolati, utilizzati per fornire
le bassissime tensioni richieste dai processori di sistema
e dalla memoria. In passato, identificare un MOSFET di-
screto sufficientemente efficiente poteva consistere sem-
plicemente nel confrontare le resistenze di conduzione
(R
DS(ON)
) dei diversi dispositivi. Tuttavia, fattori come la
necessità di avere commutazioni sempre più veloci e den-
sità di potenze sempre maggiori indicano che i progettisti
devono oggi considerare diverse “cifre di merito” se desi-
derano sfruttare il MOSFET con le prestazioni migliori.
Sebbene le perdite di conduzione restino sempre un fat-
tore importante e vadano confrontate valutando il pro-
dotto R
DS(ON)
*A (resistenza di conduzione per unità di
superficie), anche le perdite di commutazione causate
dalle induttanze parassite e dalla carica di gate rappre-
sentano un elemento significativo. Per giunta, siccome le
perdite cambiano a seconda del carico, può essere utile
considerare caratteristiche come il prodotto R
DS(ON)
*C
iss
(resistenza di conduzione per capacità di ingresso), una
cifra di merito relativa alle perdite che possono avere un
impatto significativo sui circuiti di alimentazione in pre-
senza di carichi leggeri.
Meno compromessi
Uno dei problemi dei costruttori di MOSFET di poten-
za è il fatto che se una cifra di merito migliora, un’altra
potrebbe peggiorare. L’esempio più ovvio è quando si
riducono le dimensioni fisiche del chip del MOSFET: le
perdite di commutazione migliorano, ma la resistenza di
conduzione peggiora (aumenta). Per questo motivo, i co-
struttori hanno investito risorse significative sviluppando
processi a semiconduttore e tecnologie di incapsulamen-
to finalizzati a limitare questi compromessi indesiderati.
La struttura a trincea illustrata in figura 2 viene attual-
mente utilizzata negli attuali MOSFET con substrato di
semiconduttore, per ridurre in una certa misura la V
DSS
.
Questo processo (che consente di ottenere un’elevata
densità di canale, collegando i canali verticalmente in
modo che formino una scanalatura a U nella regione del
gate) offre una R
DS(ON)
molto più bassa rispetto ad altre
strutture. Il compito dei costruttori, quindi, è stato svilup-
pare e migliorare questo processo in modo da ottenere il
massimo sulle altre cifre di merito.
Lo sviluppo più recente di questa tecnologia di processo
a trincea è la struttura U-MOS VIII-H che Toshiba utiliz-
za nella serie di MOSFET LMOS ultra-efficienti e veloci.
Come il nome suggerisce, si tratta dell’ottava generazione
di dispositivi Toshiba U-MOS a trincea in cui l’azienda ha
Fig. 2 - Struttura a trincea per MOSFET a bassa po-
tenza
Fig. 3 - Il trend della commutazione ad alta velocità
1...,71,72,73,74,75,76,77,78,79,80 82,83,84,85,86
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