Microelettronica in 12 puntate – 8: amplificatori MOSFET common source
Nelle puntate precedenti abbiamo visto le configurazioni generali degli stadi di amplificazione con MOSFET. In questo nuovo articolo approfondiremo la parte di analisi del common source di un MOSFET NMOS. Tutte le considerazioni saranno effettuate nel regime di piccolo segnale. Concluderemo con alcuni aspetti di rumore in un MOSFET e considerazioni in alta frequenza.
Nella figura 1 è visualizzato un amplificatore a source comune destinato all’uso con piccoli segnali. I valori di resistenza sono stati scelti per ottenere le condizioni di polarizzazione indicate nella didascalia della figura. I condensatori Ci e Co isolano l’amplificatore dalla polarizzazione DC e il carico. Se questi condensatori non fossero presenti, le tensioni e correnti di polarizzazione potrebbero essere influenzati dalla sorgente.
Tutti e quattro i condensatori potrebbero, naturalmente, avere un effetto sul funzionamento AC (piccolo segnale) del circuito, quindi i loro valori sono solitamente abbastanza grandi in modo che le loro reattanze siano trascurabili alla frequenza di interesse. La formula per la reattanza capacitiva XC è data da:
dove f è la frequenza di interesse e C la capacità del condensatore.
L’analisi di piccolo segnale
Per analizzare il comportamento di questo circuito per piccoli segnali, il MOSFET deve essere sostituito dal suo modello di piccolo segnale, e tutte le tensioni e correnti DC devono essere eliminate: si cortocircuitano i generatori di tensioni e si aprono quelli di corrente. Il modello piccolo segnale risultante del circuito amplificatore è mostrato in figura 2.
La notazione doppia barra (||) indica che una combinazione in parallelo di due resistori è stata sostituita nello schema elettrico da un unico resistore di un valore equivalente. La resistenza RL rappresenta tipicamente la resistenza di ingresso di uno stadio di amplificazione posto in seguito o un trasduttore, quale un altoparlante o dispositivo di registrazione. Si può notare che la sorgente e il carico non fanno parte del circuito amplificatore. L’amplificatore stesso è composto solo dai circuiti tra le porte di ingresso e di uscita. Tuttavia, la circuiteria di sorgente e/o di carico può talvolta modificare il guadagno di tensione (come pure la resistenza di ingresso e la resistenza di uscita).
La quantità gm è la transconduttanza per piccolo segnale ed è derivato considerando il comportamento del MOSFET quando piccole fluttuazioni si sovrappongono alle tensioni e correnti. La corrente di drain può essere scritta in funzione della tensione gate-source:
dove iD è la corrente di drain, vgs è la tensione gate-source, kn è il parametro di transconduttanza differente dal gm e Vt è la tensione di soglia. La corrente di drain e la tensione gate-source possono essere scomposte in una parte di polarizzazione e un’altra di piccolo segnale:
dove una variabile minuscola/pedice maiuscola indica il segnale complessivo (polarizzazione più piccolo segnale); mentre quantità maiuscole /pedici maiuscoli indicano solo la quantità di polarizzazione; e quantità minuscole/pedici minuscoli indicano solo la parte di piccolo segnale. Sostituendo queste relazioni nella caratteristica I-V otteniamo:
Questa espressione può essere manipolata per separare gli effetti di polarizzazione dagli effetti di piccolo segnale:
Se facciamo l’ipotesi che VGS << 2 (VGS – Vt), che è il criterio che stabilisce il significato di “piccolo segnale”, allora possiamo ignorare il termine vgs2 tra parentesi. L’espressione diventa allora:
Il primo termine coinvolge solo costanti (VGS è una tensione di riposo), mentre il secondo termine coinvolge, invece, una quantità di piccolo segnale oltre ad una costante. Possiamo scrivere l’equazione sopra nel seguente modo:
La prima espressione è il rapporto familiare tra la corrente di drain a riposo e la tensione a riposo gate-source per il funzionamento nella regione di saturazione. La seconda espressione fornisce un rapporto molto preciso tra la corrente di drain per piccoli segnali e la tensione gate-source. Ciò implica che, se VGS è costante, Id è correlata linearmente alla VGS e la costante di proporzionalità è gm. Questo è: id = gmvgs,, dove:
Questo suggerisce che la corrente di drain per piccoli segnali dovrebbe essere modellata come un generatore di corrente controllato in tensione con un fattore “guadagno” gm. Un obiettivo tipico di analisi dell’amplificatore è quello di ricavare il guadagno di tensione vo/vin. Questa operazione è facilmente realizzabile utilizzando il modello piccolo segnale. La tensione di uscita è espressa dalla seguente espressione:
La tensione di ingresso è uguale alla VGS gate-source di piccolo segnale. L’espressione per il guadagno in tensione Av a piccolo segnale dell’amplificatore è quindi:
Una delle implicazioni di questo risultato è che il guadagno di tensione dell’amplificatore è una funzione della resistenza di carico RL. La ragione di questo è evidente se l’amplificatore e il carico vengono modellati utilizzando Thévenin come mostrato in figura 3.
Il parametro Avo nel generatore di tensione è dipendente dal guadagno “a circuito aperto” dell’amplificatore, ovvero il guadagno ottenuto quando l’uscita dell’amplificatore è collegata ad un circuito aperto (resistenza carico infinita).
High frequency
In alte frequenze, il MOSFET presenta 3 capacità importanti che bisogna tener conto in fase di progettazione (Fig. 4): uno tra il gate e il canale chiamato capacità di gate, gli altri due associati al source e drain.
Il primo componente presenta una difficoltà di modellazione dovuta alla presenza del canale conduttivo. Dobbiamo quindi decomporre questa capacità in uno tra il gate e source e un altro tra il gate ed il drain (Fig. 4b).
Altre due capacità del MOSFET che diventano critiche in alcuni circuiti è visualizzato in Fig. 5. Questi componenti derivano sia dalla sovrapposizione fisica del gate con l’area source/drain e le linee di campo tra il bordo del gate e la parte superiore delle regioni Source/Drain. Chiamata capacità di sovrapposizione gate-drain o gate-source, questo effetto persiste anche se il MOSFET è spento.
Il MOSFET ad alta frequenza è rappresentato dalla figura 6, costituito da: (1) la capacità fra gate e source, CGS (compresa la componente di sovrapposizione); (2) la capacità fra gate e drain (inclusa la componente di sovrapposizione); (3) le capacità di giunzione source-drain, CSB e CDB.
Noise in un mosfet
Le sorgenti di rumore in un transistore MOS sono: rumore termico nel canale, 1/f, rumore del substrato resistivo e rumore associato alla corrente di dispersione dei diodi inversi del mosfet. Per un uso normale, solo i primi due elementi sono importanti. Le altre sorgenti di rumore devono essere presi in considerazione per applicazioni a bassissima rumorosità. Il rumore 1/f è stato osservato in tutti i tipi di dispositivi, dai resistori a strato metallico omogenei fino ai dispositivi a semiconduttore.
Il transistore MOS ha il più alto rumore 1/f di tutti i semiconduttori attivi, dovuto al loro meccanismo di conduzione superficiale. Le varie teorie e modelli differiscono nei particolari ma sono tutti basati sul modello di mobilità di fluttuazione espresso dalla relazione empirica Hooge, e la densità del vettore o il numero di modello introdotto da McWhorter.
Maurizio Di Paolo Emilio
Contenuti correlati
-
Microelettronica in 12 puntate – 12: Considerazioni sui regolatori di tensione
Nonostante i crescenti livelli di integrazione dei semiconduttori e sistemi su chip per molte applicazioni prontamente disponibili, oltre alla crescente disponibilità di schede di sviluppo altamente presenti, si richiede ancora un PCB personalizzato. Anche per sviluppi “una...
-
Microelettronica in 12 puntate – 11: Considerazioni sui regolatori di tensione
Un regolatore di tensione è progettato per mantenere automaticamente un livello di tensione costante. Può essere un semplice “feed-forward” o può includere cicli di controllo di feedback. In accordo al design, esso può essere utilizzato per regolare...
-
Microelettronica in 12 puntate – 10: circuiti logici sequenziali
I circuiti logici combinatori hanno una proprietà che consiste nel fatto che l’uscita di un blocco è solo una funzione dei valori di ingresso correnti. Eppure, quasi tutti i sistemi utili richiedono memorizzazione di informazioni di stato,...
-
Microelettronica in 12 puntate – 9: circuito integratore
Nei precedenti tutorial abbiamo visto circuiti che mostrano l’’utilizzo di un amplificatore operazionale come parte di uno stage di amplificazione a retroazione positiva (trigger schmitt) o negativa come un circuito sommatore o tipo sottrattore. Ma se dovessimo...
-
Microelettronica in 12 puntate – 7: amplificatori operazionali, circuiti e IC commerciali
Continuiamo il nostro percorso, iniziato nell’articolo precedente, con gli amplificatori operazionali (op-amp). In questa nuova puntata valuteremo i principali circuiti e alcuni IC che troviamo in commercio, con una valutazione generale degli aspetti commerciali in termini di...
-
Microelettronica in 12 puntate – 6: amplificatori operazionali, generalità
Un amplificatore operazionale elabora piccoli segnali in modo differenziale, fornendo in uscita lo sviluppo di un singolo segnale ended (Fig. 1). Mentre gli amplificatori operazionali reali derivano dalle sue caratteristiche ideali, è molto utile, per un primo...
-
Microelettronica in 12 puntate – 5: stadi di amplificazione con sistemi MOS
La preponderanza di amplificatori lineari realizzati in tecnologia MOSFET comprende interconnessioni in 3 principali configurazioni: common source, common drain e common gate. In un amplificatore a source comune, per esempio, il segnale di ingresso è il segnale...
-
Microelettronica in 12 puntate – 4: specchio di corrente
Una caratteristica importante è la resistenza di uscita relativamente elevata che aiuta a mantenere costante la corrente di uscita indipendentemente dalle condizioni di carico. Altre caratteristiche peculiari sono la sua semplicità e il fatto che una semplice...
-
Microelettronica in 12 puntate – 3: tecnologia Mosfet
I Mosfet, acronimo per Metal-Oxide-Semiconductor Field-Effect-Transistor (transistor a effetto di campo di tipo metallo-ossido-semiconduttore), devono la loro popolarità sempre crescente alle ottime caratteristiche elettriche, quale la elevata impedenza di ingresso. Le principali applicazioni sono nel campo automobilistico,...
-
Microelettronica in 12 puntate – 2: circuiti raddrizzatori
I circuiti raddrizzatori a diodi sono ampiamente utilizzati nella progettazione elettronica, in particolare nei sistemi di alimentazione e di demodulazione. L’obiettivo principale è la conversione del segnale AC in DC, che può essere realizzata con diverse configurazioni...