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C-LED sviluppa specifici moduli Led UV-C per sanificare gli ambientiERT

Con la luce ultravioletta ottenuta da lampade Led è possibile bloccare la proliferazione e la diffusione di batteri, spore e virus senza utilizzare sostanze chimiche. C-LED, azienda del comparto lighting con un forte orientamento nella ricerca, ha messo in campo la spinta innovativa che la contraddistingue sviluppando degli specifici moduli Led UV-C per contribuire a rendere più sicuri ambienti, macchinari e produzioni.

Le tecnologie messe a punto da C-LED sono destinate a molteplici ambiti poiché hanno la caratteristica di essere facilmente integrabili in elementi già esistenti e, nel contempo, aggiungono valore a progettazioni ex novo. I moduli Led UV-C di C-LED si possono integrare negli elettrodomestici e nelle attrezzature per le comunità (ad esempio le lavastoviglie) o in specifici armadi sanificanti. Possono proteggerci dalla contaminazione, agendo sulle superfici, quando, ad esempio, utilizziamo uno sportello ATM, quando paghiamo il parcheggio alla cassa automatica, facciamo il biglietto della metropolitana, prendiamo uno snack dal distributore e anche quando prendiamo l’ascensore. E infine, ma di certo non meno importante, possono trovare largo impiego nel design dell’illuminotecnica o nelle linee di produzione.

C-LED è particolarmente focalizzata nello sviluppo di soluzioni con tecnologia UV-C, come conferma il managing director Alessando Pasini: “I nostri moduli Led UV-C sono estremamente versatili per essere integrati nelle tante applicazioni che i nostri clienti stanno sviluppando ancor di più in questo momento, in tutti i settori. In particolare, proprio per l’emergenza sanitaria, stiamo ricevendo tantissime richieste e stiamo lavorando per rispondere a tutti e al più presto, per progettare le innumerevoli soluzioni personalizzate che ci vengono richieste”.

L’ultravioletto è già impiegato in alcuni ristretti ambiti per la sanificazione degli strumenti e ora ne ribadisce l’efficacia su aria, acqua e superfici anche uno studio pubblicato su ASC Photonics (rivista scientifica edita dall’American Chemical Society). Lo studio è stato condotto da un team del Solid State Lighting & Energy Electronics Center, presso l’Università della California.

È questo un ambito di studio che, in Italia, sta coinvolgendo anche l’Istituto Nazionale di Astrofisica. L’Inaf, insieme all’Università di Milano, l’Istituto nazionale dei tumori di Milano e l’Irccs Fondazione Don Gnocchi, ha condotto una valutazione sperimentale degli effetti dell’irradiazione Uv-C sul virus Sars-Cov-2 andando a testare i livelli di illuminazione che determinano l’inattivazione del virus o ne inibiscono la replicazione. (1)

È un percorso tecnologico che proseguirà per molti anni e che si prevede porterà  nuove scoperte. “La tecnologia UV-C applicata alle lampade Led – spiegano i ricercatori di C-LED -, può essere efficace nel ridurre la quantità di batteri, la virulenza di organismi nocivi e la presenza di agenti patogeni, oltre alla scomposizione dei composti organici volatili, quindi riduzione dei cattivi odori in generale. L’irradiazione germicida con i raggi ultravioletti risulta essere un metodo efficace per la sanificazione, igienizzazione e disinfezione dell’aria e delle superfici dei materiali”.

“Utilizzando la luce ultravioletta nelle lunghezza d’onda più corte, nell’intorno dei 260 nm, – concludono i ricercatori di C-LED –  si potrebbe arrivare a distruggere il DNA o l’RNA di batteri e virus, lasciandoli incapaci di svolgere alcune funzioni cellulari vitali, ottenendo così la totale sterilizzazione dell’acqua e delle superfici”.